Conoscere meglio i clienti con l’aiuto delle tecnologie di neuromarketing
Noi di Problem Solving siamo sempre attenti alle innovazioni scientifiche, come il neuromarketing, perché siamo consapevoli che ogni risultato si basa su principi riproducibili nello spazio e nel tempo e le discipline di neuro marketing rappresentano l’ultima frontiera della conoscenza dei comportamenti inconsapevoli dell’essere umano.
Pubblicata la ricerca AINEM, Associazione Italiana NEuro Marketing che, con l’Osservatorio Neuromarketing Italiano ha indagato il livello di introduzione delle tecniche di neuromarketing, nel mercato, delle imprese, dei consulenti delle agenzie di comunicazione marketing
La survey , coordinata da Francesco Gallucci e Caterina Garofalosi si è svolta dal 15 aprile al 10 settembre 2018 ed ha raccolto 1.044 interviste CAWI.
Il campione intervistato
854 sono state le risposte di un campione costituito da 52,3% di uomini e 47,7% donne con una età media di 43,4 anni. Il 20,6% del campione intervistato è occupato nelle attività di comunicazione, il 19,4% nelle ricerche di mercato, 15,7% nelle vendite e reparti commerciali, il 12,7% nelle Risorse Umane, seguono per ambiti aziendali, 9,5% IT, 5,9% strategia, 4,2& R&S e, impegnati in altri ambiti aziendali il 12%.
Hanno risposto manager, 33%, imprenditori, 22,4%, impiegati, 20,5%, consulenti, 10,4% , ricercatori, 2,8% ed altri, 10,9%.
I principali risultati della survey
La conoscenza scientifica attiva la ricerca: Il 50,9% del campione conosce il neuromarketing
La consuetudine alle ricerche di mercato agevola l’introduzione del neuromarkeing in azienda e il livello di conoscenza delNM è un driver importante verso la realizzazione di nuove ricerche.
Il trend 2018 è positivo con un +2,6% di incremento di possibili utilizzatori, le fonti di conoscenza del NM sembrano esser rappresentate dalla auto formazione scientifica e dalla formazione scientifica in aula.
La formazione è la chiave di crescita del neuromarketing in Italia.
La scelta del fornitore di NM per gli esperti dipende dalla affidabilità scientifica e rapidità di esecuzione dei test, mentre per i competenti a reputazione è il fattore principale e i neofiti sembrano preferire la competenza tecnica oltre alla rapidità di esecuzione. Il 12,7% del campione ha realizzato nel 2017 almeno una ricerca di neuromarketing.
Il neuromarlerting è considerato molto utile in tutte le fasi
di una campagna pubblicitaria, ma soprattutto all’ inizio e un terzo dei partecipanti ritiene che la numerosità del campione per un test di neuromarketing sia compreso tra 21-40 persone, mentre l’investimento medio per una ricerca di neuromarketing è
di circa 12.651 euro.
Il gap tra attività di ricerche tradizionali e ricerche di neuromarketing è molto più alto nelle grandi aziende (+ 53,8 punti %) rispetto a quelle medio piccole e piccole (+29 punti %).
Per contro le grandi aziende registrano una spesa media per
ricerca di neuromarketing più alta della media del 31%.
Tra le tecnologie più utilizzate Eyetrakyng e Eeg sono utilizzati in oltre la metà dei casi.
L’utilità del neuromarketing per gli esperti è quella di conoscere meglio i propri clienti e migliorare l’efficacia della comunicazione e può anche accrescere l’efficacia delle vendite, migliorare le scelte strategiche, supportare i reparti di ricerca e sviluppo nel design di prodotti e packaging e migliorare i rapporti HR
Tra le debolezze dichiarate emerge la convinzione dei decisori a
far accettare il neuromarketing come strumento del business
e non solo come sperimentazione anche a causa di mancanza di una base conoscitiva condivisa all’interno dell’impresa.
Possibili aree di intervento
Con un budget dedicato, il 16,9% degli incerti farebbe una ricerca di neuromarketing avendo a disposizione più argomentazioni sui vantaggi per i decisori per poter adottare nuovi piani strategici, migliorare le performance della pubblicità e della comunicazione, del design di prodotti e packaging, ma occorre una maggiore diffusione della conoscenza scientifica da supportare con aurto formazione e partecipazione a corsi di formazione, anche in hause.
In conclusione, la formazione è alle basi delle future applicazioni di neuromarketing.
Qualche riflessione su due ricerche on field, una globale BCG ed una europea Cegos per chi sta cercando un futuro aperto al lavoro.
Per un futuro aperto al lavoro?CONCRETEZZA CREATIVA E PROGETTUALITÀ UMANA, SCIENTIFICAMENTE PRAGMATICA
A good question, come aprirsi
alle opportunità del lavoro che il presente futuro prossimo offrirà?
Per rispondere a questa
impegnativa domanda invece di esprimere opinioni personali, magari corrette, ma
che come sempre rappresentano solo i risultati di osservazioni paradigmatiche
soggettive, preferirò commentare dati
statisticamente oggettivi, riferiti ad una visione globale della trasformazione
digitale ed europea della formazione manageriale e commentarle con esperienze
personali. Nel corso del 2018, ho tenuto oltre 90 giornate d’aula con
popolazioni di ca. 12-20 partecipanti tra manager, quadri, team leader, dipendenti
e qualche idea personale me la sono fatta.
Quali saranno le competenze emergenti nel mondo delle
aziende maggiormente avanzate che oggi stanno adottando le loro strategie di
data-driven?
In questo caso il punto di riferimento sono due ricerche, commissionate da Google a Boston Consulting Group. La prima ha mostrato che solo il 2% dei brand analizzati adotta strategie di data-driven marketing avanzate e ciò significa che c’è un 98% di imprese che si dovranno in qualche modo organizzare perché quel 2% di imprese, già oggi, traggono tangibili risultati di incremento dei loro ricavi del 20% e, soprattutto, un risparmio sui costi del 30%.
La seconda, appena pubblicata, ha analizzato 6 brand ed ha fatto emergere, attraverso 16
test, 200 sondaggi e più di 40 interviste,
come le imprese potranno ottenere i risultati migliori.
Lo studio ha
dimostrato che, dopo solo 6 settimane, l’uso di tecnologie data-driven porta ad
un aumento fino al 50% delle transazioni online. Un risultato sorprendente che
si riflette sulla crescita complessiva: fino al 33% di aumento sul ritorno
sulla spesa pubblicitaria e fino al 44% di risparmio sul cost per action.
Però, dalla ricerca BCG è emerso anche il valore delle
professionalità e delle componenti umane indispensabili per guidare la potenza
dei big data: le imprese hanno bisogno di persone che sappiano decidere le
nuove strategie di marketing: quando le strategie data – driven vengono
perfezionate dalle persone il rendimento aumenta di un ulteriore 15%.
Lo studio condotto da BCG indica poi che, chi si occupa di marketing, deve assicurarsi anche che il valore aggiunto sia percepito a tutti i livelli dell’organizzazione, testando, imparando e dimostrando l’impatto che le nuove strategie hanno nella supply-chain dell’impresa. In questi giorni è apparso alla ribalta il caso dei trasportatori di Amazon, con lo sciopero dei corrieri e presìdi davanti alla sede di Milano. Probabilmente chi ha redatto e chi ha sottoscritto il Codice di Condotta dei Fornitori, dietro al quale Amazon si difende, non ha forse tenuto conto dell’impatto strategico data-driven dell’impresa.
Un futuro sempre più aperto al lavoro
Se, nel lungo termine, il successo delle aziende dipenderà dall’abbattimento delle piramidi organizzative interne, dalla capacità di apprendimento dei team e dalla creazione di partnership strategiche, atteggiamenti e comportamenti interfunzionali, collaborativi e responsabili, diventano i driver indispensabili per una crescita professionale competitiva e distintiva perché, indipendentemente dall’industria o dall’età, il successo non è mai fuori portata, ma serve agire ora.
Venendo alle modalità formative, e prendendo in esame i trend emergenti, le attività di gamification sembrano assumere sempre più appeal. Senz’altro gli aspetti ludici aiutano l’apprendimento, ma omnia in mensura et numero et pondere, è bene comprendere come quando e quanto gamificare le attività formative.
Gamification: è divertente. Gli adulti apprendono essenzialmente secondo
tre modalità , la coercizione, l’ auto motivazione e con il gioco. Per
apprendere, intendo voler dire, la
capacità di uscire dalla propria area di comfort della conoscenza già appresa,
uscire dalle proprie credenze, aprire la propria mente a nuovi orizzonti, a
nuove opportunità. Cerco di spiegarmi
meglio:
Coercizione. Ovvero le persone si sentono in qualche modo costrette ad
apprendere nuove modalità di approccio alla loro realtà operativa quotidiana
perché indotti da cambiamenti verso i quali non possono esercitare nessun controllo,
situazione classica delle organizzazioni piramidali, nelle quali il cambiamento
comportamentale è imposto dal vertice. Se volete un esempio, basta pensare
all’obbligo della fatturazione elettronica.
Dopo il d day, o cambi comportamento o non fatturi più, con le
conseguenze negative del caso. Sei out.
Auto-motivazione. E la modalità applicata e preferita dalle
personalità che hanno una loro visione da concretizzare, un loro proprio
obiettivo da raggiungere, oppure possiedono già un piano di sviluppo personale pianificato. Queste personalità discernono,
scelgono autonomamente i contenuti e le modalità di apprendimento utili alle
loro precise esigenze, investendo sia in termini di impegno personale, sia in termini materiali ed economici, perché
intravvedono l’utilità degli sforzi necessari per perseguire i loro scopi. E’ questo il
caso del libero professionista o , comunque, di personalità auto
dirette.
Il gioco. In questo contesto si possono includere tutte le modalità di gamification. Col gioco si riaprono le motivazioni infantili dell’esser aperti a nuove conoscenze per ottenere, vincere un premio o una qualsiasi gratificazione. Una gamification sfidante, come tanti altri giochi di gruppo. Il gioco è la modalità ideale da innestare nelle organizzazioni che tendono all’appiattimento piramidale e desiderano responsabilizzare i livelli organizzativi più bassi con nuove competenze, responsabilità ed obiettivi caratteristici di livelli a loro superiori.
Una ricerca Cegos per un futuro aperto al lavoro.
Nella ricerca europea The Cegos Observatory Barometer 2018 sono stati intervistati 2.227 Dipendenti , 57% Manager, 43% Non-manager e 316 HR people, 30%, HR directors ,36%, Training 34% Manager/Supervisor e non ha proposto la gamification come opzione di scelta, ma esprime chiaramente la visione in merito ai giochi del campione intervistato.
Alla domanda: a tuo parere tra i seguenti quali sono i 3
fattori più importanti per stimolare la partecipazione ad un corso e favorire
il coinvolgimento? L’aspetto ludico
interattivo è all’ultimo posto ed e stato citato importante solo dal 31% dall’HR
people, e dal 35% dei dipendenti. Si
può affermare che l’aspetto ludico della formazione sia solo relativamente
importante e la domanda che mi sono posto sono due: Perché gli HR people ci
credono solo fino ad un certo punto? A cosa è relativo l’aspetto ludico?
Personalmente ho avuto esperienze molto positive
trasformando concetti anche molto complessi come, ad esempio, l’organizzazione
di un focus group finalizzato alla soluzione di un problema operativo,
coinvolgendo le aule in uno sfidante
gioco basato sulla raccolta di palloncini colorati.
La forza del gioco sta sempre nella forza della metafora che
rappresenta la quotidianità operativa, più è forte la metafora più il gioco diventa
efficace.
La ricerca Cegos ha infatti
fatto emergere che è la
trasposizione della formazione in situazioni reali di lavoro tra i tre fattori più importanti per stimolare la partecipazione ad un corso
di formazione per il 52% dei dipendenti e per il 57% degli HR
people. Quindi, da formatori, gamifichiamo
pure, ma prima capiamo cosa e come possiamo
gamificare per erogare
quell’efficacia che rende utile ed applicabile il nostro lavoro. Se non
facilitiamo l’apprendimento concreto di sicuro non creeremo né engagement, né
conversioni verso i tre aspetti che
tratterò dopo Well-Being e lo Smart Working.
La nostra sede CEGOS è ad Assago, 30 minuti in metro, io arrivo da Bologna e i miei colleghi vivono a Milano. Soluzione ci riuniamo al Copernico, due passi dalla Stazione Centrale. Connessione wifi, caffè. Intimità operativa e la riunione è fatta, ci si arriva a piedi o in bicicletta. E’ solo un esempio personale, ma condiviso dal 49% dei manager HR che stima che agilità e capacità di adattamento saranno le competenze chiave per il futuro anche solo il 24% ritiene che il ”remote management/collaboration“ sia tra le competenze comportamentali che i dipendenti della loro azienda dovrebbero maggiormente possedere. Sono ritenute più importanti, ad esempio l’agilità e la capacità di adattarsi, (49%) una learning culture diffusa nel microambiente imprenditoriale (45%) una efficace capacità di saper organizzare la propria attività (41%) e una buona comunicazione digitale (35%) unita ad una buono spirito d’iniziativa (31%) Con queste competenze quindi si potrebbe pensare che lo smart working potrebbe avere l’impatto e l’efficacia sperata, ma con un pizzico di creatività e propensione all’innovazione (30%). Lo smart working sembra così essere una meta ideale per chi veramente sa agire per obiettivi SMART e trova nella sua propria auto realizzazione, il proprio well being!
Quali saranno le competenze richieste dalle aziende nel
futuro?
Si è sempre fatto così. E poi si desidera il change management!
Ora sospendete i giudizi e osservate con gli occhi degli
scienziati. Faccio un esempio che abbiamo potuto osservare tutti. I sondaggi si son sempre fatti nello stesso
modo e alla fine Trump negli USA e
Salvini in Italia li hanno sconfessati tutti. Il change management dipende da chi cambia le
regole del gioco, non dai giocatori. E’ una lezione che molti manager
dovrebbero apprendere, prima che sia
troppo tardi.
Un futuro aperto al lavoro? Agilità,learning culture, organizzazione efficace.
Osservando la ricerca
Cegos, l’89% di impiegati e dipendenti europei ritiene che l’evoluzione
tecnologica possa modificare il contenuto e l’essenza della propria
professione, mentre le competenze chiave
per il futuro secondo gli specialisti HR europei sono l’agilità e capacità di adattarsi al
cambiamento (49%), sviluppo di una learning culture (45%), organizzazione
efficace delle attività (41%)
In conclusione, se dovessi mandare un curriculum ad una
impresa sottolineerei tre competenze
trasversali fondamentali per ricoprire
qualsiasi ruolo. : interfunzionalità – collaborazione –
responsabilità
La prima perché in mercati dove la domanda cambia con
velocità esponenziali, le imprese devono rispondere con la stessa velocità di
adattamento della loro offerta. Più che
di change management si può iniziare a parlare di changing marketing, senza
dimenticare che ogni risorsa umana sta facendo marketing, a prescindere dal ruolo che ricopre oggi,
anche perché domani, ne ricoprirà probabilmente un altro.
La seconda, perché da soli non si va mai troppo lontano,
pensate a Cristoforo Colombo, se non avesse avuto la capacità di collaborare e
negoziare con Isabella, saremmo ancora alla ricerca delle indie al di la
dell’Atlantico. Oggi la forza sta nel
team, magari con persone che risiedono in angoli diversi del pianeta ma che
hanno obiettivi condivisi, specifici, misurabili, ambiziosi, ben pianificati e
programmati.
La terza perché senza responsabilità non esiste né
delegante, né delegato. E la
responsabilità parte da un concetto basilare da condividere trasversalmente in
tutta l’impresa: ognuno vive vendendo qualche cosa.
Nella catena del valore dell’impresa, ogni risorsa umana è
contemporaneamente cliente esigente e fornitore efficiente e questa
consapevolezza genera responsabilità,
nel saper esigere e nel saper erogare il
valore aggiunto soggettivo che
contribuisce alla creazione del valore oggettivo erogato dall’impresa al
cliente finale.
E’ forse può esser questo il sogno della felicità collettiva
di Adriano Olivetti, posposta nel terzo millennio che stiamo vivendo?
Per chiudere vi offro una metafora, una storia sintetizzata, che può stravolgere il senso comune del concetto di marketing, ma che può rappresentare bene la sintesi delle mie risposte.
Quando nacque il marketing?
I sacri testi del marketing indicano la sua data di nascita
in coincidenza con la nascita del fordismo e la segmentazione del lavoro
secondo il metodo di Taylor, tra la seconda metà del 1800 e l’inizio del 1900.
Ma ne siamo proprio sicuri? Forse dal punto di vista della
organizzazione del lavoro sì, ma dal punto di vista della creazione del valore,
secondo la mia modesta opinione il marketing nacque molto prima.
Tra il 1475 ed il 1564, circa. Pensate alla basilica di San Pietro a Roma, alla Cappella Sistina e a papa Sisto IV della Rovere che riceve le fatture, per fortuna non ancora elettroniche, da Michelangelo e dalle imprese di costruzione che stavano erigendo il Cupolone! Come poteva fare per rispettare gli impegni presi con le casse vaticane vuote? Con un fantastico marketing mix, ovviamente! Con un’ottima segmentazione del suo target è riuscito a vendere la promessa del paradiso ai più abbienti e del purgatorio ai meno abbienti. Con un prodotto dal costo industriale irrisorio, una sorta di coupon, introducendo le indulgenze nel suo mercato ecclesiastico di riferimento, con una efficiente supply chain di diocesi e parrocchie e con una promozione firmata da un art director di tutto rispetto, Michelangelo Buonarroti, e creativi di prim’ordine come Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio, Signorelli, e altri che rappresentarono la teologia visiva che illustra bene le pene degli inferi in cui sarebbero caduti coloro che non avessero, per così dire, acquistato i coupon della salvezza eterna. E se questo non è marketing dell’intangibile, come lo definireste voi? Qualcuno, poi, non prese molto bene questa strategia di marketing un po’ troppo intangibile e finì, con Enrico VIII, in un bello scisma anglicano: We make our business marketing, affermano, senza pudori, oggi, gli anglosassoni.
Amazon, Google, Facebook e il 2% delle imprese, oggi data – driven, che hanno aperto il loro futuro al lavoro, guarda caso, sono di origine anglosassone: concreti, creativi, progettuali, umanamente, scientificamente pragmatici.
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione e che desideri un proprio futuro aperto al lavoro di qualità, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia.
Come si fa ad allineare il brand aziendale verso l’archetipo aziendale desiderato e creare storytelling focalizzanti e competitivi? Sono solo alcuni dei suggerimenti emersi dopo la partecipazione ad un seminario presso l’Università Cattolica di Milano condotto da Elena Barbieri .
I 12 archetipi, che possono aiutare ad allineare brand ed organizzazione verso un percezione distintiva ed emotivamente coinvolgente.
Dalla la cura e le attenzioni verso gli altri ed il senso di appartenenza, verso la scoperta e la conoscenza o la stabilità e la struttura sinottica e il desiderio di cambiamento e la propensione verso il rischio si polarizzano i dodici archetipi che possono focalizzare il brand e guidare la leadership per saper come allineare le proprie leve di marketing con il proprio archetipo aziendale.
Secondo psicologi, filosofi e sociologi, sembra che esistano 12 archetipi classici. Da quelli che trasmettono conforto verso le altre persone a quelli che creano forti eccitazioni. Molti psicologhi affermano che la scelta dell’archetipo giusto per una impresa sia essenziale. Sembra anche che finora ci abbiano azzeccato, prima dell’avvento delle neuroscienze, esaminando gli archetipi classici hanno intuito l’archetipo ideale per poter creare una profonda connessione con il mercati ed il target di riferimento.
Vediamoli uno ad uno e cerchiamo di capire come possano aiutarci a definire il cosa ed i come comunicare per una impresa che desideri affinare il proprio positioning sul proprio target. Per ognuno dei 12 archetipi riportiamo l’obiettivo, i suoi tratti distintivi o punti di forza, i punti di debolezza o ombre ed la nicchia globale del loro mercato di riferimento.
Osserva i 12 archetipi e scegli come puoi fare per riuscire ad allineare il tuo archetipo aziendale al tuo brand ed alla tua leadership.
L’innocente
Obiettivo: Essere felice. Tratti : si sforza di essere buono, è puro, giovane, ottimista, semplice, morale, romantico, leale Svantaggio: potrebbe essere ingenuo o noioso Marketing di nicchia: le aziende con valori forti, considerati affidabili, e onesti, associati alla moralità, alle virtù, alla semplicità, possono essere nostalgici Esempio: Disney, tessuto da bagno Cottonelle
Il bravo ragazzo
Obiettivo: appartenere o connettersi con gli altri Tratti: piedi saldi per terra, solidale, fedele, popolare, persona della porta accanto, si connette con gli altri Inconveniente: potrebbe mancare di un’identità distintiva e confondersi troppo Marketing di nicchia: social, virtù solide, dà un senso di appartenenza Esempio: eBay
L’eroe
Obiettivo: aiutare a migliorare il mondo, combatte per cause superiori Tratti: Coraggioso, audace, onorevole, forte, sicuro di sé, ispiratore Svantaggio: potrebbe essere arrogante o distaccato Nicchia di marketing: lasciare un segno positivo sul mondo, risolvere i principali problemi o consentire / ispirare gli altri a farlo Esempio: Nike, BMW, Duracell, Red bull
Il fuorilegge
Obiettivo: rompere le regole e combattere l’autorità Tratti: ribelle, iconoclasta, selvaggia, aprendo la strada al cambiamento Svantaggio: potrebbe prendere troppo lontano e essere visto in modo negativo Nicchia di marketing: agente di cambiamento, avvocato per i non ascoltati , consentire alle persone di sfogare o rompere con le convenzioni Esempio: Harley-Davidson
L’esploratore
Obiettivo: trova soddisfazione attraverso la scoperta e nuove esperienze Tratti: irrequieto, avventuroso, ambizioso, individualista, indipendente, pionieristico Svantaggio: potrebbe non adattarsi al mainstream Nicchia di marketing: emozionante, assunzione di rischi, autentico Esempio: Indiana Jones, Jeep, Virgin
Il creatore
Obiettivo: creare qualcosa con significato e valore duraturo Tratti: creativo, fantasioso, artistico, inventivo, imprenditore, anticonformista Svantaggio: potrebbe essere perfezionista o poco pratico Marketing di nicchia: Visionario, aiuta i clienti a esprimere o creare e promuovere la loro immaginazione Esempio: Lego, Crayola
Il regolatore
Obiettivo: controllare, creare ordine dal caos, bianco o nero? Tratti: leader, responsabile, organizzato, modello di ruolo, amministratore Svantaggio: potrebbe mancare una connessione comune o essere troppo autorevole o troppo pignolo nel suo controllo Marketing di nicchia: aiuta le persone a diventare più organizzate, a ripristinare l’ordine, a creare più stabilità e sicurezza in un mondo caotico Esempio: Barclays, Mercedes-Benz
Il mago
Obiettivo: trasformare i sogni in realtà, creare qualcosa di speciale Tratti: Visionario, carismatico, immaginativo, idealista, spirituale Svantaggio: potrebbe prendere rischi che portano a risultati negativi Nicchia di marketing: aiutare le persone a trasformare il loro mondo, ispirare il cambiamento, espandere la consapevolezza Esempio: Wizard of Oz, Apple
L’amante
Obiettivo: creare intimità, ispirare amore Tratti: appassionato, sensuale, intimo, romantico, caldo, impegnato, idealista Svantaggio: potrebbe essere troppo altruista o non sufficientemente radicato Nicchia di marketing: aiuta le persone a sentirsi apprezzate, ad appartenere, a connettersi, a godere dell’intimità, a costruire relazioni Esempio: Chanel, Victoria’s Secret, Lindt, Marie Claire
ll premuroso
Obiettivo: prendersi cura e proteggere gli altri Tratti: premuroso, materno, nutriente, disinteressato, generoso, compassionevole Inconveniente: essere sfruttato, dato per scontato o sfruttato Nicchia di marketing: aiutare le persone a prendersi cura di se stesse, a servire il pubblico attraverso programmi di assistenza sanitaria, di educazione o di aiuto Esempio: Dove, Madre Teresa, Campbell’s Soup, Johnson & Johnson.
Il giullare
Obiettivo: portare gioia al mondo Tratti: divertimento, senso dell’umorismo, spensierato, birichino, irriverente Svantaggio: potrebbe essere visto come frivolo o irrispettoso Nicchia di marketing: aiutare le persone a divertirsi o godersi quello che stanno facendo, consentire alle persone di essere più impulsive e spontanee Esempio: Motley Fool, Ben & Jerry’s, IKEA
Il saggio
Obiettivo: aiutare il mondo a ottenere saggezza e intuizione Tratti: fonte di informazioni esperta e affidabile, saggezza e intelligenza, riflessivo, analitico, mentore, guru, consigliere Inconveniente: potrebbe essere eccessivamente contemplativo o troppo supponente Nicchia di marketing: aiutare le persone a comprendere meglio il mondo, fornire informazioni pratiche e analisi Esempio: BBC, PBS, Google, Philips
Quindi filiamo dritti come una freccia e promettiamo bontà a non finire, oppure vogliamo esser percepiti come tutti di un pezzo e con i piedi ben saldi per terra perché sopravviveremo sempre a tutto? Possiamo anche scegliere di essere avventurosi e autonomi pionieri che odiano qualsiasi conformità, ma anche di esser coraggiosi innovatori o border line con le regole che ci piacciono infrangere.
Quello che conta e scoprire quello che intimamente è il brand che si desidera posizionare nella mente dei clienti desiderati e che già rispecchiano questa archetipica intimità, come gli avvocati newyorchesi che nel week end inforcano una Harley , simbolo della legge infranta che essi difendono durante la settimana!
Come allineare l’archetipo di leadership aziendale
Una volta definito l’archetipo del brand occorrerà allineare le risorse umane verso con una promessa, una cultura, una forza tale da contrastare i tabù e dei valori che siano sintonizzati e sincronizzati con il positioning di tutta l’impresa. Indichiamo quindi gli stili di leadership ideali per ognuno dei dodici archetipi.
L’organizzazione innocente
Cultura: Filiamo dritti come una freccia Promessa: bontà Forza: sicurezza del lavoro – Debolezza: dipendenza Valori: Fedeltà- Tabù: la nave che affonda Stile di leadership: Siamo tutti una famiglia. Ombra: il controllo dei dei genitori.
L’organizzazione regolare
Cultura: Abbiamo i piedi ben saldi per terra Promessa: Senso di appartenenza Forza: Sopravvivenza a tutto – Debolezza mancanza di autonomia mancanza di coordinazione Valori: Conformità e livellamento siamo tutti uguali- Tabù: essere speciali: Stile di leadership: Democratico – Ombra: Essere vittime.
L’organizzazione esploratoratrice
Cultura: L’avventura Promessa: Ti sentirai libero! Forza: Autonomia – Debolezza: Mancanza di coordinamento Valori: Indipendenza – Tabù: Conformità – Stile di leadership: pionieristica – Ombra: anti socialità.
L’organizzazione eroica
Cultura: Avere un chiaro e definito scopo superiore Promessa: Stiamo cambiando, stiamo innovando! Forza: Coraggio. – Debolezza: l’Arroganza. Valori: Siamo qui per vincere. il Gol! – Tabù: ogni debolezza. Stile di leadership: Coaching for ever. – Ombra: ruoli sfuocati.
L’organizzazione “fuori legge buona”
Cultura: mettere in discussione lo status quo. Promessa: Pionieri Forza: Pensiero laterale – Debolezza: Etica – Valori: anti tradizionali. Tabù: Essere conformi. Stile di leadership: Rivoluzionario. Ombra: Esser percepiti come criminali.
L’organizzazione creativa
Cultura: Creatività pervasiva. Promessa: Potrai esprimere il tuo talento. – Forza: Innovazione – Debolezza: Routine – Valori: Integrità. Tabù: Mediocrità. Stile di leadership: Visionaria. Ombra: Tendere all’eccellenza ed evitare la perfezione.
L’organizzazione basata sui ruoli
Cultura: La potenza della struttura. Promessa: Potrai raggiungere i più alti livelli di status sociale. – Forza: la struttura aziendale – Debolezza: Flessibilità – Valori: Potenza. Tabù: Irresponsabilità. Stile di leadership: Political correct. Ombra: Tirannia
L’organizzazione Magica
Cultura: Spirituale. Promessa: Trasformazione. – Forza: la visione e la missione – Debolezza: Le connessioni con le persone ordinarie – Valori: Evoluzione delle forze subconscie. Tabù: La superficialità. Stile di leadership: Carismatico. Ombra: Manipolazione
L’organizzazione seducente
Cultura: Elegantemente intima . Promessa: Scoprirai l’amore. – Forza: comunità – Debolezza: evitare i conflitti come la peste – Valori: Vicinanza – Amore.- Tabù: Una stoica chiusura su sé stessi. Stile di leadership: Facilitatore. Ombra: Un flusso erotico continuo.
L’organizzazione premurosa
Cultura: La Mamma, la puerpera . Promessa: La cura verso gli altri. – Forza: Servizio – Debolezza: Perdita di responsabilità- Valori: Cura naturalezza Tabù: Egoismo. Stile di leadership: Il principe crociato. Ombra: Il Controllo.
L’organizzazione saggia
Cultura: Imparare, sempre!. Promessa: Pensiero continuo. – Forza: Analisi e pianificazione – Debolezza: lentezza nell’azione – Valori: Imparare – Tabù: L’ingenuità. Stile di leadership: Collegiale. Ombra: Creazione e rinforzo di dogmi.
Abbiamo visto come con i 12 archetipi, che influenzano le decisioni d’impresa in dodici stili molto diversi tra loro, si possono gestire le leve del marketing mix per allineare l’archetipo ideale al posizionamento competitivo e distintivo del brand di prodotto, aziendale e di corporate.
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
I marketing manager e la trasformazione digitale, il punto di Forrester: Solo il 16% dei CMO è responsabile della guida della trasformazione digitale dell’azienda.
Significa che ci sono tante opportunità da poter sfruttare nelle professionalità del marketing per potersi poi dichiarare chief marketing office e sedersi i con la corretta responsabilità nelle C-Suite.
La top mission per un marketing manager nella trasformazione digitale?
Sempre secondo l’analisi delle ricerche Forrester sarà quella di saper indirizzare l’esperienza del cliente E’ il momento di ripensare al ruolo del CHIEF MARKETING OFFICER, del marketing manager, nell’importante momento della trasformazione digitale.
In realtà i CMO che guidano proattivamente o che siano coinvolti profondamente nella trasformazione digitale sono pochi .
Altri colleghi quali responsabili IT, i responsabili dei processi operativi, e i responsabili ricerca e sviluppo sembra che siano all’avanguardia nel colmare il divario tra le gestioni analogiche e quelle digitali, ma, all’inerno delle imprese non possono rappresentare significativamente le voci dei clienti e noon possono offrire vitalità al brand come i CMO
E’ il momento per i CMO di assicurarsi che la trasformazione digitale fornisca effettivamente un’esperienza migliore per il cliente.
Quali sono i motivi per cui i CMO oggi sono in conflitto con la trasformazione digitale?
Generalmente hanno i budget più consistenti, ma il mandato temporale più breve nel C-suite,il tavolo dei manager dell’impresa.
Di conseguenza, i CMO lottano per offrire contemporaneamente soddisfazione breve termine verso i clienti mentre la trasformazione digitale necessita di periodi lunghi.
Detta e spiegata come se avessimo 5 anni e per esperienza vissuta in prima persona? Per un marketing manager é più facile giocare con i costi variabili delle promozioni, che impegnarsi nel medio termine in una sfida a costi fissi necessari alla trasformazione digitale, funzionale alla comunicazione dei valori espressi dal loro brand.
A questo punto la frustrazione dei CMO, dei marketing manager, diventa esplicita!
Non riescono a concretizzare la consegna di tutti i valori espressi dal brand ai Clienti!
Circa il 41% delle organizzazioni dichiara che il marketing ha la responsabilità primaria dell’esperienza del cliente. Anche quando i CMO sono ufficialmente responsabili dell’esperienza del brand, non necessariamente possiedono i team e le risorse che garantiscono la promessa della marca in tutti i punti di contatto, nei momenti della verità. Sono troppi i nuovi ruoli emergenti nelle C-suite che pensano alla crescita, al digitale, ed al customer officer. Rischiano di impedire al CMO di agire come voce del cliente e come pilota dell’esperienza del brand in tutta l’organizzazione.
Spesse volte non sono in grado di stare al passo con i cambiamenti, specialmente nei dati e nella tecnologia.
Pensate a quanti CRM sono usati solamente come database!
Vedi grafica.
Che cosa possono fare i Chief Marketing Operation?
Inizia trasformando il tuo approccio di marketing. Saper creare il giusto mix di abilità ibride nella propria squadra; creare un team. saper abbracciare l’agilità e saper investire in soluzioni tecnologiche creative che offrano esperienze differenziate ai diversi cluster di clienti, non solo con i canali digitali ma anche per quelli tradizionali offline. Come voce del cliente, il marketing manager può essere l’ambasciatore dell’ossessione del cliente nel micro ambiente di qualsiasi impresa. I CMO dovrebbero assicurarsi di avere un mandato chiaro come ambasciatori del cliente, traducendo i valori della loro azienda in una visione del brand concretizzabile e tangibile, riunendo team interni e partner strategici esterni per collaborare e superare le aspettative dei clienti, come da ormai anni stiamo suggerendo ai nostri clienti.
Articolo liberamente tradotto da: Forbes – Thomas Husson , Vicepresidente, pubblicato il 05/02/19 – Commenti personali in corsivo.
Eccellenza competitiva e distintiva
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
Il neuromarketing sta conquistando il mondo ed è già stato utilizzato in molte forme. In questo articolo 15 potenti esempi di neuromarketing in azione
15 potenti esempi di neuromarketing in azione. Esempi pratici per comprendere meglio le potenzialità di questa nuova scienza applicate alla comunicazione.
Molte principali società e università hanno compreso che il neuromarketing rappresenta l’approccio scientifico alla programmazione neurolinguistica.
Nonostante ormai sia utilizzato da una ampia casistica, tale da influenzare il mondo del marketing, molte persone non sanno esattamente cosa sia il neuromarketing o come possa essere usato in modo efficace.
I seguenti punti delineano 15 potenti esempi di neuromarketing in azione.
1. L’importanza dello sguardo del testimonial
È una vecchia nozione didattica. Gli annunci che includono nel visual volti di persone sono molto più efficaci di quelli che non lo hanno. In particolare, le immagini e i video che includono i bambini tendono ad attirare e focalizzare per tempi più lunghi l’attenzione del target dei potenziali clienti.
Gli inserzionisti hanno da tempo tentato di incrementare le vendite di prodotti per l’infanzia usando primi piani di adorabili visetti di bebè – con l’aiuto della tecnologia di rilevamento degli occhi hanno identificato che ciò, da solo, non è sufficiente.
I ricercatori hanno scoperto che quando il bambino guarda faccia a faccia, frontalmente, gli spettatori saranno molto più concentrati sul viso del bambino a discapito della concentrazione sul contenuto dell’annuncio. Se, invece, il bambino sta indirizza lo sguardo sul prodotto o sul testo, lo spettatore si concentrerà maggiormente sul contenuto pubblicitario.
Come risultato, gli inserzionisti hanno preso atto che, sebbene le facce di un bambino siano popolari tra i consumatori, è molto meglio che il bambino abbia lo sguardo rivolto verso ciò che si desidera far poi acquistare dal consumatore.
Conosciamo tutti la sensazione che proviamo di fronte alle confezioni dei prodotti: a volte ne siamo attratti, a volte non li notiamo nemmeno, altre volte proviamo un senso di allontanamento. Alcuni pack, invece, risultano particolarmente attraenti. Applicando tecniche di neuroimaging. brand come Campbell e Frito-Lay hanno usato il neuroimaging per re-immaginare il loro packaging. Nei loro test il packaging è stato mostrato ai client,i rilevando e registrando le loro risposte come positive, negative oppure neutre, intervistandoli poi approfonditamente per rilevare le loro impressioni in merito ai colori, ai testi e alle immagini.
Questa ricerca ha fatto emergere che i clienti hanno mostrato risposte negative alla confezione lucida, ma non hanno mostrato una risposta negativa alla confezione quando era opaca.
Frito-Lay ha così deciso di abbandonare la confezione lucida e a proseguire con il nuovo aspetto opaco.
In sintesi: le tecniche di neuromarketing sono ampiamente utilizzate per riprogettare imballaggi e presentazioni di prodotti..
Per saperne di più sullo studio sopra (e alcuni altri studi interessanti) dai un’occhiata a questo link .
3. Il colore è la chiave
Quando selezioni i colori, ricorda che potresti influenzare il modo in cui i potenziali clienti si sentono! I colori possono evocare una vasta gamma di emozioni, molteplici studi mostrano costantemente un legame tra certi colori e certe emozioni.
Saper utilizzare i colori in modo efficace può essere un potente strumento di marketing. Uno degli esempi più noti è l’uso del colore rosso onnipresente con la Coca Cola, ma ci sono molte altre aziende che hanno anche usato il colore con grande effetto . Esperti di neuromarketing specializzati in colori e pubblicità hanno diviso i colori in sottogruppi realizzando una guida per poterli utilizzare efficacemente.
Cool blues, ad esempio, è il colore ideale, se si desidera attirare l’attenzione di professionisti.
Assicurati di familiarizzare con il modo in cui il colore può essere utilizzato per influenzare il comportamento di acquisto.
Per molti anni l’imaging cerebrale era considerata pura ricerca accademica o scientifica. Il neuromarketing, tuttavia, ha sfruttato l’incredibile potenziale dell’imaging fMRI per darci un’idea del comportamento umano e delle abitudini dei consumatori.
Un esempio di come il neuromarketing abbia fatto uso di fMRI è di confrontare le campagne pubblicitarie prima di rilasciarle al grande pubblico. In uno studio particolare , tre partecipanti diversi per la linea telefonica del National Cancer Institute sono stati visti dai partecipanti. La campagna pubblicitaria che ha suscitato il maggior numero di attività cerebrali in una particolare regione, ha portato a chiamate significativamente più elevate verso la hotline. Questo nuovo approccio è una nuova strada per identificare le campagne pubblicitarie che coinvolgeranno veramente il pubblico.
L’ fMRI ha un incredibile potenziale per migliorare le strategie di marketing, aumentando il coinvolgimento e l’azione.
5. La paralisi della decisione d’acquisto
A volte, la ricerca sul comportamento dei consumatori va contro ciò che potremmo aver precedentemente creduto. Uno studio della Columbia University ha rivelato che troppe scelte possono effettivamente essere un deterrente per i potenziali clienti. Utilizzando diversi tipi di configurazioni, hanno scoperto che i display contenenti un’ampia gamma di opzioni avevano meno probabilità di arrestare i clienti.
Meno è di più e, a volte i clienti possono essere sopraffatti da troppe scelte.
Emotion Response Analysis (ERA) utilizza l’imaging EEG per identificare la risposta emotiva di un individuo a un prodotto, una immagine, un commercial, la pubblicità, ecc. Il livello di coinvolgimento o eccitazione emotiva in relazione a un prodotto è inestimabile per l’utente pubblicitario. Se, ad esempio, il consumatore manifesta alti livelli di frustrazione in risposta al tuo prodotto, è evidente che c’è un problema di efficienza della comunicazione che stai utilizzando. L’EEG può essere utilizzato per valutare la soddisfazione del consumatore. In uno studio EEG è stato utilizzato per valutare la soddisfazione con un trattamento dermatologico.
Hanno scoperto che la soddisfazione del cliente è strettamente correlata con l’attivazione nei circuiti neurali coinvolti nella valutazione della sua stessa percezione della bellezza del suo viso, piuttosto che all’efficacia tangibile del prodotto.
Come fMRI, l’ EEG può far luce sui modi più efficaci di comunicare.
Se sei interessato a come l’EEG può essere usato in combinazione con un software , dai un’occhiata a questo link .
7. L’ossessione per le occasioni perdute
Una scoperta interessante utilizzata dal neuromarketing è che le persone non vogliono davvero perdersi! Le persone sono più preoccupate di ciò che potrebbero perdere piutto che di ciò che, invece, potrebbero guadagnare. Per questo motivo le strategie “compra prima che siano finiti” sono molto efficaci.
Se si pone al consumatore una alternativa come una perdita, è molto più probabile che i consumatori acquistino . Per questo motivo, un concetto chiamato “framing” è molto importante nel contesto di neuromarketing. Questa tecnica rende i consumatori più propensi a spendere soldi ed è il modo in cui gli inserzionisti possono presentare le decisioni ai propri consumatori. Anche per prodotti premium si può utilizzare la formula: non perdere, invece che, risparmia.
8. Ancoraggio
La prima informazione che il cliente riceve è molto importante. Può essere la base per ogni successivo processo decisionale e impostare il tono per il loro comportamento d’acquisto. I neuroscienziati hanno scoperto un difetto nel funzionamento della mente e in che modo raggiunge le decisioni. Come individui, raramente siamo in grado di valutare il valore di qualcosa in base al suo valore intrinseco, ma lo confrontiamo con le opzioni circostanti.
I consumatori odiano sentire che stanno perdendo un affare, quindi assicurati di sottolineare che saranno destinati a perderlo.
Una preziosa applicazione del neuromarketing pertanto è quella di sfruttare questo “effetto di ancoraggio”. Se, ad esempio, stai guardando due camere d’albergo che hanno un prezzo simile ma una la mattina offre un caffè gratuito al momento del chek -out, è molto più probabile che tu scelga l’ hotel che ti offre il good-by coffee Se ti sono comodi entrambi, molto probabilmente non esplorerai la qualità delle camere offerte o le caratteristiche dettagliate dei due hotel.
Gli utenti pubblicitari spesso ne approfittano quando confrontano pacchetti di offerte, l’uno di fronte all’altra. Creando ancore forti potremmo ritrovarci a stipulare contratti impegno di medio periodo. Carpe diem? Si cogliamo l’attimo per lasciare un prima buona impressione
L’ancoraggio può aiutarti a chiudere negoziazioni win win con la massima efficienza!
Il neuromarketing è utile per individuare le tendenze dei clienti. Spesso le aziende spesso cercano di mostrare un senso di sicurezza, quando magari ai loro clienti interessa di più la velocità e l’efficienza. PayPal lo ha scoperto conducendo uno studio che ha rilevato che la promessa di praticità ha attivato il cervello più della sicurezza . Hanno usato queste informazioni per convertire più acquirenti al loro servizio di pagamento online, sottolineando la velocità del loro sistema di pagamento
Se può sembrare che enfatizzare la sicurezza di un prodotto potrà conquisterà i clienti, si può anche pensare di trasmettere un messaggio che sottolinei la velocità ed efficienza del servizio!
10. Rivelare le verità non dette
Durante il test di un nuovo annuncio, Cheetos ha utilizzato focus group ed EEG per valutare la risposta dei consumatori . In questo annuncio, una donna ha giocato uno scherzo alla sua amica. Le ha riempito la lavatrice carica del bianco bucato con Cheetos arancioni. I gruppi di discussione hanno risposto con un forte senso di antipatia per il video commercial, tuttavia quando è stato condotto lo studio EEG con gli stessi partecipanti, è emersa la verità profonda: quel video gli piaceva davvero! I partecipanti al focus group hanno avuto paura di esprimere il fatto che hanno trovato l’annuncio umoristico, insomma si sono comportati “political correct” con grande ipocrisia verbale per non esser mal giudicati o, perlomeno esser giudicati scortesi dagli altri partecipanti. In questo modo, il neuromarketing può rivelare pensieri e preferenze profondi, veri e nascosti!
Le tecniche di neuromarketing possono rivelare verità non dette, nascoste.
Per leggere di un’altra interessante tecnica in grado di illuminare i nostri processi mentali, controlla lo IAT .
Aumentando la ricompensa presentata dal gioco, l’azione può anche aumentare i livelli di dopamina (un neurotrasmettitore) all’interno del cervello. Questo neurotrasmettitore è associato al piacere e alle associazioni positive, che possono aumentare l’attaccamento per continuare a giocare.
Creare un’esperienza piacevole per i consumatori per tenerli collegati e fidelizzarli a prodotti e servizi.
I game designer ora stanno assumendo psicologi per aiutare nella progettazione del gioco, costruendo principi psicologici direttamente nelle meccaniche di gioco.
12. Test dei prototipi
Sebbene le pubblicità siano ovviamente di vitale importanza per influenzare il comportamento dei consumatori, anche la progettazione dei prodotti può essere strumentale al successo del prodotto.
In un famoso caso di neuromarketing, Hyundai ha utilizzato l’EEG per testare i propri prototipi . Hanno misurato l’attività cerebrale in risposta a diverse caratteristiche del progetto ed hanno esplorato quale tipo di stimolazione avrebbe avuto maggiore probabilità di essere preferita al momento dell’acquisto dell’ auto. I risultati di questo studio hanno portato Hyundai a cambiare il design esterno delle auto stesse!
La crescita del neuromarketing ha la capacità di trasformare il mondo in cui viviamo.
13. Stabilire il giusto prezzo
Siamo tutti consapevoli che il prezzo di qualcosa a € 9,99 invece di $ 10 è una tattica pubblicitaria, ma funziona sempre? Una serie di nuove scoperte sta facendo luce su questa secolare domanda . Una nuova affascinante informazione usata dai neuromarcatori è che le cifre tonde hanno maggiori probabilità di funzionare insieme al processo decisionale emotivo, ad esempio per la vendita di una fragranza in profumeria, classico acquisto d’impulso, mentre le figure più complesse funzionano meglio quando il cervello logico è più impegnato, come ad esempio quando è impegnato nella interpretazione di un preventivo complesso . Questo perché numeri complessi rendono più più difficile l’attività razionale del cervello, insinuando che la decisione più logica è di scegliere il prodotto che ha un prezzo più complesso .
Segui l’approccio neuromarketing per impostare il prezzo!
14. Layout del sito web
E qui, anche noi, abbiamo già utilizzato tecniche di neuromarketing . Le abbiamo utilizzate per informare chi ha progettato questo sito WEB. Da schemi di colori, layout, dimensioni dei caratteri e oltre, i neuromarcatori stanno esplorando le preferenze del nostro sito web. Ora ci sono alcune regole salde per quanto riguarda la creazione di siti web. Ad esempio, l’utilizzo di certificazioni, testimonianze e widget sociali attirerà sicuramente più clienti rispetto a quelli che non lo fanno .
Usa la scienza per informare il design del tuo sito web.
Per scoprire altri 15 modi per coinvolgere il traffico Web, dai un’occhiata a questo link .
15. I titoli memorabili
I titoli sono una delle prime cose che lo spettatore vede e devono distinguersi e farsi notare. Di conseguenza sono stati pesantemente testati , con una nuova tecnica di neuromarketing chiamata “titoli di Hippocampal”. Perché? Cosa significa ? I ricercatori dell’University College di Londra hanno scoperto che quando una frase familiare viene leggermente alterata, il nostro ippocampo viene attivato e la nostra attenzione viene stimolata! Molti blogger hanno utilizzato l’esempio di Patron e il loro slogan di marketing “Practice makes Patron” come questo, ad esempio.
Se sorprendi il cervello, la tua campagna pubblicitaria sarà molto più efficace.
Speriamo che tu abbia apprezzato questi esempi. Se vuoi saperne di più sul neuromarketing e vedere come si può migliorare la tua conoscenza sui temi del neuromarketing, non esitare a metterti in contatto con noi.
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Articolo tratto e liberamente tradotto da /imotions.com.
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Eccellenza competitiva e distintiva
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Tutte le conoscenze indispensabili a comprendere come fidelizzare i clienti ideali: CUSTOMER SATISFACTION e LA CUSTOMER EXPERIENCE con la metodologia sartorialeProblem Solving
CUSTOMER SATISFACTION e LA CUSTOMER EXPERIENCE un percorso comune da BtoC e BtoB a Human to Human
Come osservare il Cliente come essere umano
Come entrare in empatia con il cliente per capire come motivarlo.
Come identificare i vari momenti della verità nel percorso d’acquisto del cliente, dall’emergere del bisogno alla identificazione delle esigenze da soddisfare, dall’analisi delle alternative funzionali fino alla decisione d’acquisto.
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Cosa ricercare per comprendere il posizionamento tangibile ed intangibile di prodotti e servizi.
Le analisi dei fattori Politici (Political) Ambientali (Environmental) -Sociali (Social) – Tecnologici (Technological) – Legali (Legal) -Economici (Economic)
Come misurare i cicli di vita del marketing , dal ciclo di vita del cliente con le analisi Aaker e Keller per capire la brand equity nella prospettiva del consumatore, alle analisi del ciclo di vita del prodotto e del mercato.
Ciclo di vita di prodotto e di mercato
Come utilizzare le 5 forze di Porter nell’era web digitale per scegliere il posizionamento desiderato nel mercato di riferimento.
Come utilizzare le variabili della matrice di Ansoff per definire quali delle quattro alternative poter scegliere per decidere come e quando entrare o quando e come uscire da un mercato.
Come analizzare il micro ambiente dell’impresa per identioficarne i punti di forza e di debolezza e sviluppare una SWOT analysis completa ed affidabile per prendere le decisioni ideali per sviluppare quote di mercato, brand awareness e brand equity
Come affrontare con successo la gestione del portafoglio prodotti
Sapere aiutare l’organizzazione a decidere come allocare le risorse di ciascun prodotto o servizio in funzione del suo posizionamento nel mercato e del suo ciclo di vita con l’utilizzo della matrice Boston C.G.
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Sceglier il posizionamento ideale
Come definire la propria competitività partendo dalla conoscenza dei clienti, dei loro comportamenti d’acquisto e dai livelli di soddisfazione desiderati.
Come intercettare gli stackehoder che intervengono sul processo decisionale d’acquisto nei mercati BtoB, BtoC e Human to Human
I 3 diversi marketing mix dell’impresa di produzione, delle imprese di distribuzione e del cliente.
Le 6 leve di marketing del Produttore
Le 3 leve di trade marketing del Disstibutore
Le 6 leve di marketing del Cliente
Le strategie di marketing omnichannel off-line ed on.line
Kaizen: gli strumenti di controllo e valutazione delle proprie attività per raggiungere l’eccellenza,
Come gestire nel quotidiano le attività e le azioni del piano di marketing e tenere sotto controllo i ritorni sugli investimenti.
Come apprendere dalle esperienze vissute nell’applicazione delle strategie e tattiche previste dal piano marketing per migliorare con continuità e esser percepiti come PRODUCT & BRAND MANAGER PROBLEM SOLVER proattivi all’interno dell’impresa.
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Dalle 4P alle 6P del marketing di base. Il metodo problem solving per mettere il Cliente al centro dell’impresa.
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Marketing: ruolo, funzione o identità dell’impresa?
Come trasformare ogni attività dell’impresa in una attività di marketing
Il marketing manager e le relazioni con il management dell’impresa.
Marketing mission; come saper interpretare le dinamiche dell’ambiente competitivo e trasformarle in azioni finalizzate al profitto d’impresa.
Come saper osservare i segnali deboli del mercato per trasformarli in opportunità di business
Priorità di analisi: come analizzare i punti di forza e di debolezza interni all’impresa e come saper rilevare le opportunità e e le minacce emergenti all’esterno dell’impresa.
Come e con quali strumenti si può analizzare il mercato.
Le ricerche quantitative e le ricerche qualitative.
Come creare una analisi SWOT efficace e pertinente alla determinazione degli obiettivi dell’impresa
Come creare valore da una analisi della concorrenza e trasformare la strategia in competitività.
Dagli obiettivi ben formati alla strategia di marketing.
Come definire obiettivi di marketing di base con il metodo problem solving
Come segmentare e clusterizzare clienti e potenziali clienti con metodologie CRM
Come comprendere il processo d’acquisto dei segmenti e dei cluster i target ideali per il tuo marketing mix.
Come comprendere le motivazioni ed i desideri inespressi dei clienti.
Come trasformare la vendita di beni e servizi in vendita di benefici per i clienti desiderati.
Come posizionare il marchio e renderlo brand.
Le 6+6 leve del marketing mix che creano valore all’impresa perché sono percepite importanti per i clienti
Come interpretare le 6 P tangibili dell’impresa nelle 6 leve intangibili del cliente.
Dal prodotto, prezzo,posto, promozione, personal service, politics, all’uso,valore, comodità, rispecchiamento, felicitazione e coercizione del cliente.
Come trasformare le caratteristiche dei prodotti in utilità per i clienti ed in benefici per ogni singolo cliente
Come analizzare il portafoglio prodotti e servizi con l’analisi BCG in funzione del ciclo di vita di ogni singolo prodotto e servizio.
Le politiche di prezzo: dal listino al costo degli sconti.
Come attuare politiche di Trade Marketing per negoziare win-win con i distributori,
Come strutturare un piano promozionale e di comunicazione off-line integrato con le strategie di comunicazione on-line
Per nostra scelta non abbiamo un catalogo di corsi standard.
Grazie alla nostra metodologia Focus Group Problem Solvingcreiamo corsi di formazione e coaching sui temi e sui contenuti di marketing, strutturati nelle modalità più idonee per risolvere problemi specifici di crescita della cultura d’impresa o personale.
Il primo focus group Problem Solving Formazione e Coaching PROBLEM SOLVING MARKETING DI BASE è gratuito, dura al massimo un paio d’ore e fa emergere con estrema efficacia l’esigenza contingente di formazione alla quale potremo rispondere con una proposta di ideazione e progettazione sartoriale e sempre sostenibile.
Eccellenza competitiva e distintiva
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
Come tradurre la strategia marketing di medio termine in un piano d’azione operativo annuale con il metodo problem solving
Scegli qui i contenuti di marketing operativo , applicati col metodo problem solving sartoriale, per creare una formazione su misura per le tue esigenze
Differenze ed affinità tra piano marketing strategico e piano marketing operativo
Pianificazione a medio termine e programmazione a breve termine.
SWOT ANALYSIS operativa
Attività ed azioni: chi fa cosa entro quando e strumenti di verifica
Differenze tra marketing operativo di prodotto e trade marketing operativo della distribuzione. Le diverse leve d’azione
Come definire gli obiettivi:
di gamma, di linee di prodotto, di prodotto e di servizio
di prezzo, di listino e sconti
di distribuzione
di promozione
di budget per ogni leva di marketing
Timing e misure delle performances
La leva distributiva e la forza vendita
Relazioni tra politiche di marketing e politiche commerciali
La forza vendita ti chiede di fare uno sconto? Quanto prodotti devono impegnarsi a vendere in più per mantenere i margini sui costi variabili?
La leva promozionale
Differenze tra gestione di un trade mark e di un brand.
Il chiodo e martello della comunicazione indispensabili per posizionare il brand.
Principi della comunicazione pubblicitaria off line one to many.
Segmentazioni socio-demografiche del target.
La comunicazione on line human to human.
Segmentazioni di target per passioni e stili di navigazione on line
Tecniche di valutazione dell’efficacia di headline, copy, immagini
Come diventare il direttore di produzione dei video e dei commercial e saper gestire le proposte creative per creare il valore del brand
Come valutare i piani media off line e on line delle agenzie prima di decidere l’investimento
Il metodo problem solving per concretizzare un piano marketing operativo omichannel efficiente
Tecniche di planning operativo
Cosa inserire nel piano marketing
Come valutare i costi di marketing
delle ricerche multicliente e delle ricerche ad hoc,
i costi degli sconti,
i costi delle vendite,
i costi dei margini di primo, secondo e terzo livello dei distributori
i costi di una agenzia di comunicazione,
i costi delle produzioni,
i costi degli eventi,
i costi dei media off line,
i costi dei media on-line social e programmatic adv,
i costi delle attività promozionali e delle presenze fieristiche,
i costi delle attività di pubbliche relazioni,
Strumenti di analisi dei risultati delle attività e delle azioni di marketing operativo.
WEB social media marketing operativo Problem Solving
Come strutturare un sito web funzionale alla crescita della SERP organica.
Funnel strategy, SEO, blog, email- newsletter-social media-strumenti di google e programmatic adv per creare engagement. lead generation e conversioni.
Meeting marketing e forza vendita
Cosa desidera la forza vendita da un piano di marketing operativo efficiente.
Come trasformare le caratteristiche oggettive di prodotti e servizi e benefici soggettivi per ogni cluster omogenei di clienti.
CRM operativo
Come implementare le potenzialtà di un software dedicato al Customer Relationship Management per integrare le azioni sul cliente della forza vendita con le azioni promozionali e viceversa stimolare la forza vendita su clienti potenziali.
Tecniche operative di up selling e cross selling.
Come creare la tribù dei fan del brand
Come presentare il piano di marketing operativo al management
Per nostra scelta non abbiamo un catalogo di corsi standard.
Grazie alla nostra metodologia Focus Group Problem Solvingcreiamo corsi di formazione e coaching sui temi e sui contenuti di marketing, strutturati nelle modalità più idonee per risolvere problemi specifici di crescita della cultura d’impresa o personale.
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Eccellenza competitiva e distintiva
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
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Marketing Consultant Problem Solving
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