Conoscere meglio i clienti con l’aiuto delle tecnologie di neuromarketing
Noi di Problem Solving siamo sempre attenti alle innovazioni scientifiche, come il neuromarketing, perché siamo consapevoli che ogni risultato si basa su principi riproducibili nello spazio e nel tempo e le discipline di neuro marketing rappresentano l’ultima frontiera della conoscenza dei comportamenti inconsapevoli dell’essere umano.
Pubblicata la ricerca AINEM, Associazione Italiana NEuro Marketing che, con l’Osservatorio Neuromarketing Italiano ha indagato il livello di introduzione delle tecniche di neuromarketing, nel mercato, delle imprese, dei consulenti delle agenzie di comunicazione marketing
La survey , coordinata da Francesco Gallucci e Caterina Garofalosi si è svolta dal 15 aprile al 10 settembre 2018 ed ha raccolto 1.044 interviste CAWI.
Il campione intervistato
854 sono state le risposte di un campione costituito da 52,3% di uomini e 47,7% donne con una età media di 43,4 anni. Il 20,6% del campione intervistato è occupato nelle attività di comunicazione, il 19,4% nelle ricerche di mercato, 15,7% nelle vendite e reparti commerciali, il 12,7% nelle Risorse Umane, seguono per ambiti aziendali, 9,5% IT, 5,9% strategia, 4,2& R&S e, impegnati in altri ambiti aziendali il 12%.
Hanno risposto manager, 33%, imprenditori, 22,4%, impiegati, 20,5%, consulenti, 10,4% , ricercatori, 2,8% ed altri, 10,9%.
I principali risultati della survey
La conoscenza scientifica attiva la ricerca: Il 50,9% del campione conosce il neuromarketing
La consuetudine alle ricerche di mercato agevola l’introduzione del neuromarkeing in azienda e il livello di conoscenza delNM è un driver importante verso la realizzazione di nuove ricerche.
Il trend 2018 è positivo con un +2,6% di incremento di possibili utilizzatori, le fonti di conoscenza del NM sembrano esser rappresentate dalla auto formazione scientifica e dalla formazione scientifica in aula.
La formazione è la chiave di crescita del neuromarketing in Italia.
La scelta del fornitore di NM per gli esperti dipende dalla affidabilità scientifica e rapidità di esecuzione dei test, mentre per i competenti a reputazione è il fattore principale e i neofiti sembrano preferire la competenza tecnica oltre alla rapidità di esecuzione. Il 12,7% del campione ha realizzato nel 2017 almeno una ricerca di neuromarketing.
Il neuromarlerting è considerato molto utile in tutte le fasi
di una campagna pubblicitaria, ma soprattutto all’ inizio e un terzo dei partecipanti ritiene che la numerosità del campione per un test di neuromarketing sia compreso tra 21-40 persone, mentre l’investimento medio per una ricerca di neuromarketing è
di circa 12.651 euro.
Il gap tra attività di ricerche tradizionali e ricerche di neuromarketing è molto più alto nelle grandi aziende (+ 53,8 punti %) rispetto a quelle medio piccole e piccole (+29 punti %).
Per contro le grandi aziende registrano una spesa media per
ricerca di neuromarketing più alta della media del 31%.
Tra le tecnologie più utilizzate Eyetrakyng e Eeg sono utilizzati in oltre la metà dei casi.
L’utilità del neuromarketing per gli esperti è quella di conoscere meglio i propri clienti e migliorare l’efficacia della comunicazione e può anche accrescere l’efficacia delle vendite, migliorare le scelte strategiche, supportare i reparti di ricerca e sviluppo nel design di prodotti e packaging e migliorare i rapporti HR
Tra le debolezze dichiarate emerge la convinzione dei decisori a
far accettare il neuromarketing come strumento del business
e non solo come sperimentazione anche a causa di mancanza di una base conoscitiva condivisa all’interno dell’impresa.
Possibili aree di intervento
Con un budget dedicato, il 16,9% degli incerti farebbe una ricerca di neuromarketing avendo a disposizione più argomentazioni sui vantaggi per i decisori per poter adottare nuovi piani strategici, migliorare le performance della pubblicità e della comunicazione, del design di prodotti e packaging, ma occorre una maggiore diffusione della conoscenza scientifica da supportare con aurto formazione e partecipazione a corsi di formazione, anche in hause.
In conclusione, la formazione è alle basi delle future applicazioni di neuromarketing.
Sembra che dimenticare sia più difficile che ricordare
L’oblio volontario richiede l’attivazione di hotspot, zone sensibili, di potenza cerebrale
I ricercatori dell’Università del Texas ad Austin hanno scoperto attraverso il neuroimaging che la scelta di dimenticare qualcosa potrebbe richiedere più sforzo mentale che ricordare qualche cosa.
Questi risultati, pubblicati sul Journal of Neuroscience, suggeriscono che, per dimenticare un’esperienza indesiderata, occorre concentrarsi maggiormente su di essa.
Questo risultato sorprendente estende la precedente ricerca sull’oblio intenzionale, che si è concentrata sulla riduzione dell’attenzione alle informazioni indesiderate attraverso il reindirizzamento dell’attenzione lontano da esperienze indesiderate o la soppressione del recupero della memoria.
Potremmo voler scartare i ricordi che scatenano risposte disadattive, come i ricordi traumatici, in modo da poter rispondere a nuove esperienze in modi più adattivi, ha detto Jarrod Lewis-Peacock, autore senior dello studio e assistente professore di psicologia presso l’UT di Austin, Texas . Decenni di ricerche hanno dimostrato che abbiamo la capacità di dimenticare volontariamente qualcosa, ma il modo in cui il nostro cervello lo fa è ancora in discussione. Una volta che avremo capito come si indeboliscono i ricordi ed escogitare modi per controllare questo processo, si potrà progettare un trattamento per aiutare le persone a liberarsi dei ricordi indesiderati.
I ricordi non sono statici.
I ricordi sono costruzioni dinamiche del cervello che regolarmente vengono aggiornate, modificate e riorganizzate attraverso l’esperienza. Il cervello costantemente ricorda e dimentica le informazioni – e molto di questo avviene automaticamente durante il sonno.
Quando si tratta di dimenticare intenzionalmente, gli studi precedenti si sono concentrati sull’individuazione di “hotspot” di attività nelle strutture di controllo del cervello, come la corteccia prefrontale e strutture di memoria a lungo termine, come l’ippocampo.
L’ultimo studio si concentra invece sulle aree sensoriali e percettive del cervello, in particolare sulla corteccia temporale ventrale, e sui pattern di attività che corrispondono a rappresentazioni di memoria di complessi stimoli visivi.
Non stiamo cercando la fonte dell’ attenzione nel cervello, ma le sue tracce “, ha detto Lewis-Peacock, che è anche affiliato con il Dipartimento di Neuroscienze dell’UT Austin e la Dell Medical School.
Usando le tecniche neuroimagingper tracciare i pattern, gli schemi dell’attività cerebrale, i ricercatori hanno mostrato ad un gruppo di adulti sani immagini di scene e volti chiedendo poi loro di ricordarle o dimenticarle.
Le loro scoperte non solo hanno confermato che gli umani hanno la capacità di controllare ciò che dimenticano, ma che il successo del dimenticare intenzionale richiedeva livelli moderati di attivitàcerebrale in queste aree sensoriali e percettive.
Ricordare per poi dimenticare
Un livello moderato di attività cerebrale è fondamentale per il processo dell’oblio.
Troppo forte, e rafforzerà la memoria; troppo debole, e non lo modificherete , ha detto Tracy Wang, principale autrice dello studio e borsista post-dottorato presso l’UT Austin.
È importante sottolineare che è l’intenzione di dimenticare che aumenta l’attivazione della memoria, e quando questa attivazione raggiunge un punto moderatamente debole , è allora che l’esperienza viene dimenticata.
I ricercatori hanno anche scoperto che i partecipanti avevano più probabilità di dimenticare le scene che i volti, che possono portare molte più informazioni emotive, hanno detto i ricercatori.
Stiamo imparando come questi meccanismi nel nostro cervello rispondono a diversi tipi di informazioni, e ci vorrà un sacco di ulteriori ricerche e repliche di questo lavoro prima di capire come sfruttare la nostra capacità di dimenticare, ha detto Lewis-Peacock, che ha iniziato un nuovo studio utilizzando neurofeedbackper tenere traccia di quanta attenzione è riservata a certi tipi di ricordi.
Questo aprirà la strada a futuri studi su come elaboriamo, e speriamo di liberarcene, quei ricordi emotivi molto forti e appiccicosi, che possono avere un forte impatto sulla nostra salute e sul nostro benessere, ha detto Lewis-Peacock.
Questo articolo è stato ripubblicato da materiali forniti dall’Università del Texas ad Austin . Nota: il materiale potrebbe essere stato modificato per lunghezza e contenuto. Per ulteriori informazioni, si prega di contattare la fonte citata.
Riferimento: Wang, TH, Placek, K. e Lewis-Peacock, JA (2019).
Più è di meno: l’aumento dell’elaborazione di ricordi indesiderati ne facilita l’oblio.
Osservare le pupille ci aiuta a comprendere se stiamo sbagliando e rischiamo di prendere decisioni sbagliate.
I ricercatori dell’Università dell’Arizona stanno lavorando per capire meglio il motivo degli errori umani e se le pupille ci possono dire se stiamo sbagliando. Osservano gli occhi per trovare risposte.
Per studiare l’errore umano , i ricercatori hanno eseguito un test uditivo su 108 partecipanti in un laboratorio osservando le reazioni delle pupille.
Un test uditivo per osservare le pupille
Per una durata di un secondo, ogni partecipante ha ascoltato una serie di 20 clic, alcuni trasmessi nell’orecchio sinistro ed altri nell’orecchio destro,
Hanno quindi dovuto decidere da quale orecchio hanno ricevuto il maggior numero di clic. Ogni partecipante ha ripetuto l’operazione, in media, 760 volte con gli schemi dei clic che variavano durante ciascuna prova.
Ai partecipanti è stato quindi chiesto quanti clic avevano udito provenire da destra e quanti da sinistra.
A causa della natura di rapidità del compito assegnato, nelle risposte gli errori erano comuni, e i partecipanti davano risposte errate circa il 22% delle volte. Durante tutte le prove, i ricercatori erano interessati al processo, a quello che stava accadendo agli occhi dei partecipanti – in particolare ai loro allievi – quando veniva commesso un errore.
Il risultato del test
Le loro scoperte, pubblicate sulla rivista Nature Human Behaviour, aggiungono alla comprensione scientifica di come la dimensione e la reattività della pupilla possano essere correlate con la realizzazione di errori, e cosa possa dirci di ciò che sta accadendo nel cervello
Usando i dati raccolti, Keung e i suoi collaboratori hanno esaminato le quattro fonti principali che contribuiscono a fare commette errori in semplici decisioni percettive.
Hanno scoperto che tutte e quattro le fonti entrano in gioco negli errori commessi dai partecipanti allo studio e la reattività della pupilla era sempre correlata con due di queste fonti.
Una ragione per cui gli esseri umani prendono decisioni imperfette è perché noi, esseri umani, non pesiamo equamente le prove che riceviamo nel tempo.
In sostanza, in un mondo perfetto, in linea di massima, peseremmo tutte le prove che riceviamo allo stesso modo . In realtà, invece tendiamo a pesare le informazioni in modo molto più irregolare.
Ad esempio: ascoltando un discorso, alcune persone potrebbero dare un grande peso alle osservazioni di apertura di un oratore; questo è noto come effetto primato. Altri potrebbero essere maggiormente influenzati dai commenti conclusivi o dalle cose che sentono per ultime; questo è noto come effetto recency. I ricercatori si riferiscono al modello di come gli umani pesano nel tempo le prove dell’ integrazione di kernel.
I partecipanti allo studio il cui nucleo di integrazione era più irregolare – in altre parole, coloro che hanno soppesato le prove ricevute durante l’attività in modo non equo – avevano una maggiore dilatazione della pupilla o un aumento della dimensione della pupilla.
Ciò è particolarmente vero per i partecipanti le cui risposte sono state fortemente influenzate dai clic che hanno ascoltato a metà dell’attività rispetto ai clic all’inizio o alla fine.
Il peso ineguale delle prove è stato determinato come la seconda causa di errori nelle prove.
La fonte n. 1 di errori, che era anche correlata alla dilatazione della pupilla, era il cosiddetto rumorenel cervello, o l’incapacità del cervello di interpretare perfettamente l’input.
Il cervello è una cosa intrinsecamente rumorosa, perché è fondamentalmente un computer fatto di grasso e acqua ed ha un’incapacità intrinseca a rappresentare perfettamente gli stimoli, ha detto l’assistente professore di psicologia UA Robert Wilson, co-autore del saggio con Keung e Todd Hagen, uno specialista di ricerca nel laboratorio di Wilson.
Le altre due fonti di errore erano presenti nelle prove ma non erano correlate con il cambiamento delle dimensioni della pupilla sono state: effetto dell’ordine da prove precedenti, o la tendenza di una persona a lasciare che precedenti decisioni e risultati interferissero con la scelta attuale; e pregiudizi di parte irrazionale, o preferenza personale costante di un individuo per una scelta piuttosto che un’altra, indipendentemente dalle prove.
La connessione persona – pupille – cervello
Allora, cosa ci dicono le pupille dei partecipanti al test su cosa sta succedendo nel cervello quando prendono decisioni decisioni?
Le dimensioni della pupilla riflettono i livelli cerebrali di norepinefrina – un neurotrasmettitore che modula l’eccitazione.
Abbiamo usato la pupillometria come proxy per i livelli di norepinefrina nel cervello, mentre abbiamo osservato come cambiano le pupille dei partecipanti al test a secondo dei pregiudizi che una persona esibisce, ha detto Keung.
Mentre alcuni partecipanti allo studio hanno mostrato un cambiamento significativo della pupilla durante l’attività, altri hanno mostrato poco o nulla, a seconda di ciò che era alla base dei loro errori.
A questo punto non è chiaro il motivo per cui alcune persone sarebbero più inclini a certi tipi di errori rispetto ad altri e questa è un’area per la ricerca futura.
I processi di eccitazione sembrano essere coinvolti nella modulazione di due tipi di errori, ma non in tutti e quattro i tipi di errori, e possono essere guidati dalla norepinefrina, ha detto Wilson.
Questo potenzialmente significa che la norepinefrina sta controllando il numero di errori che stiamo facendo e la nostra quantità di variabilità comportamentale.
Ciò solleva un’altra domanda per la ricerca futura, ha detto Wilson : Se la norepinefrina è correlata al numero di errori che fai, fino a che punto puoi controllarla? Come si può vedere un errore osservando la dilatazione delle pupille?
Conclusioni
La ricerca fa parte del lavoro in corso nel Neuroscience of Reinforcement Learning Lab di Wilson, che studia ciò che spinge gli esseri umani a esplorare, correre rischi e commettere errori.
Stiamo davvero cercando di arrivare a questa domanda del perché facciamo degli errori, e la risposta è, in parte, perché abbiamo più sistemi nel nostro cervello che sono una sorta di competizione tra loro e provocando di prendere decisioni non ottimali, ha detto Wilson. In una certa misura è controllabile, ma non completamente.
Questo articolo è stato ripubblicato da materiali forniti dall’Università dell’Arizona . Nota: il materiale potrebbe essere stato modificato per lunghezza e contenuto. Per ulteriori informazioni, si prega di contattare la fonte citata.
Riferimento : Keung, W., Hagen, TA e Wilson, RC (2019). Regolazione dell’accumulo di prove mediante processi di attivazione dell’allievo. Nature Human Behaviour, 1. https://doi.org/10.1038/s41562-019-0551-4
Il neuromarketing sta conquistando il mondo ed è già stato utilizzato in molte forme. In questo articolo 15 potenti esempi di neuromarketing in azione
15 potenti esempi di neuromarketing in azione. Esempi pratici per comprendere meglio le potenzialità di questa nuova scienza applicate alla comunicazione.
Molte principali società e università hanno compreso che il neuromarketing rappresenta l’approccio scientifico alla programmazione neurolinguistica.
Nonostante ormai sia utilizzato da una ampia casistica, tale da influenzare il mondo del marketing, molte persone non sanno esattamente cosa sia il neuromarketing o come possa essere usato in modo efficace.
I seguenti punti delineano 15 potenti esempi di neuromarketing in azione.
1. L’importanza dello sguardo del testimonial
È una vecchia nozione didattica. Gli annunci che includono nel visual volti di persone sono molto più efficaci di quelli che non lo hanno. In particolare, le immagini e i video che includono i bambini tendono ad attirare e focalizzare per tempi più lunghi l’attenzione del target dei potenziali clienti.
Gli inserzionisti hanno da tempo tentato di incrementare le vendite di prodotti per l’infanzia usando primi piani di adorabili visetti di bebè – con l’aiuto della tecnologia di rilevamento degli occhi hanno identificato che ciò, da solo, non è sufficiente.
I ricercatori hanno scoperto che quando il bambino guarda faccia a faccia, frontalmente, gli spettatori saranno molto più concentrati sul viso del bambino a discapito della concentrazione sul contenuto dell’annuncio. Se, invece, il bambino sta indirizza lo sguardo sul prodotto o sul testo, lo spettatore si concentrerà maggiormente sul contenuto pubblicitario.
Come risultato, gli inserzionisti hanno preso atto che, sebbene le facce di un bambino siano popolari tra i consumatori, è molto meglio che il bambino abbia lo sguardo rivolto verso ciò che si desidera far poi acquistare dal consumatore.
Conosciamo tutti la sensazione che proviamo di fronte alle confezioni dei prodotti: a volte ne siamo attratti, a volte non li notiamo nemmeno, altre volte proviamo un senso di allontanamento. Alcuni pack, invece, risultano particolarmente attraenti. Applicando tecniche di neuroimaging. brand come Campbell e Frito-Lay hanno usato il neuroimaging per re-immaginare il loro packaging. Nei loro test il packaging è stato mostrato ai client,i rilevando e registrando le loro risposte come positive, negative oppure neutre, intervistandoli poi approfonditamente per rilevare le loro impressioni in merito ai colori, ai testi e alle immagini.
Questa ricerca ha fatto emergere che i clienti hanno mostrato risposte negative alla confezione lucida, ma non hanno mostrato una risposta negativa alla confezione quando era opaca.
Frito-Lay ha così deciso di abbandonare la confezione lucida e a proseguire con il nuovo aspetto opaco.
In sintesi: le tecniche di neuromarketing sono ampiamente utilizzate per riprogettare imballaggi e presentazioni di prodotti..
Per saperne di più sullo studio sopra (e alcuni altri studi interessanti) dai un’occhiata a questo link .
3. Il colore è la chiave
Quando selezioni i colori, ricorda che potresti influenzare il modo in cui i potenziali clienti si sentono! I colori possono evocare una vasta gamma di emozioni, molteplici studi mostrano costantemente un legame tra certi colori e certe emozioni.
Saper utilizzare i colori in modo efficace può essere un potente strumento di marketing. Uno degli esempi più noti è l’uso del colore rosso onnipresente con la Coca Cola, ma ci sono molte altre aziende che hanno anche usato il colore con grande effetto . Esperti di neuromarketing specializzati in colori e pubblicità hanno diviso i colori in sottogruppi realizzando una guida per poterli utilizzare efficacemente.
Cool blues, ad esempio, è il colore ideale, se si desidera attirare l’attenzione di professionisti.
Assicurati di familiarizzare con il modo in cui il colore può essere utilizzato per influenzare il comportamento di acquisto.
Per molti anni l’imaging cerebrale era considerata pura ricerca accademica o scientifica. Il neuromarketing, tuttavia, ha sfruttato l’incredibile potenziale dell’imaging fMRI per darci un’idea del comportamento umano e delle abitudini dei consumatori.
Un esempio di come il neuromarketing abbia fatto uso di fMRI è di confrontare le campagne pubblicitarie prima di rilasciarle al grande pubblico. In uno studio particolare , tre partecipanti diversi per la linea telefonica del National Cancer Institute sono stati visti dai partecipanti. La campagna pubblicitaria che ha suscitato il maggior numero di attività cerebrali in una particolare regione, ha portato a chiamate significativamente più elevate verso la hotline. Questo nuovo approccio è una nuova strada per identificare le campagne pubblicitarie che coinvolgeranno veramente il pubblico.
L’ fMRI ha un incredibile potenziale per migliorare le strategie di marketing, aumentando il coinvolgimento e l’azione.
5. La paralisi della decisione d’acquisto
A volte, la ricerca sul comportamento dei consumatori va contro ciò che potremmo aver precedentemente creduto. Uno studio della Columbia University ha rivelato che troppe scelte possono effettivamente essere un deterrente per i potenziali clienti. Utilizzando diversi tipi di configurazioni, hanno scoperto che i display contenenti un’ampia gamma di opzioni avevano meno probabilità di arrestare i clienti.
Meno è di più e, a volte i clienti possono essere sopraffatti da troppe scelte.
Emotion Response Analysis (ERA) utilizza l’imaging EEG per identificare la risposta emotiva di un individuo a un prodotto, una immagine, un commercial, la pubblicità, ecc. Il livello di coinvolgimento o eccitazione emotiva in relazione a un prodotto è inestimabile per l’utente pubblicitario. Se, ad esempio, il consumatore manifesta alti livelli di frustrazione in risposta al tuo prodotto, è evidente che c’è un problema di efficienza della comunicazione che stai utilizzando. L’EEG può essere utilizzato per valutare la soddisfazione del consumatore. In uno studio EEG è stato utilizzato per valutare la soddisfazione con un trattamento dermatologico.
Hanno scoperto che la soddisfazione del cliente è strettamente correlata con l’attivazione nei circuiti neurali coinvolti nella valutazione della sua stessa percezione della bellezza del suo viso, piuttosto che all’efficacia tangibile del prodotto.
Come fMRI, l’ EEG può far luce sui modi più efficaci di comunicare.
Se sei interessato a come l’EEG può essere usato in combinazione con un software , dai un’occhiata a questo link .
7. L’ossessione per le occasioni perdute
Una scoperta interessante utilizzata dal neuromarketing è che le persone non vogliono davvero perdersi! Le persone sono più preoccupate di ciò che potrebbero perdere piutto che di ciò che, invece, potrebbero guadagnare. Per questo motivo le strategie “compra prima che siano finiti” sono molto efficaci.
Se si pone al consumatore una alternativa come una perdita, è molto più probabile che i consumatori acquistino . Per questo motivo, un concetto chiamato “framing” è molto importante nel contesto di neuromarketing. Questa tecnica rende i consumatori più propensi a spendere soldi ed è il modo in cui gli inserzionisti possono presentare le decisioni ai propri consumatori. Anche per prodotti premium si può utilizzare la formula: non perdere, invece che, risparmia.
8. Ancoraggio
La prima informazione che il cliente riceve è molto importante. Può essere la base per ogni successivo processo decisionale e impostare il tono per il loro comportamento d’acquisto. I neuroscienziati hanno scoperto un difetto nel funzionamento della mente e in che modo raggiunge le decisioni. Come individui, raramente siamo in grado di valutare il valore di qualcosa in base al suo valore intrinseco, ma lo confrontiamo con le opzioni circostanti.
I consumatori odiano sentire che stanno perdendo un affare, quindi assicurati di sottolineare che saranno destinati a perderlo.
Una preziosa applicazione del neuromarketing pertanto è quella di sfruttare questo “effetto di ancoraggio”. Se, ad esempio, stai guardando due camere d’albergo che hanno un prezzo simile ma una la mattina offre un caffè gratuito al momento del chek -out, è molto più probabile che tu scelga l’ hotel che ti offre il good-by coffee Se ti sono comodi entrambi, molto probabilmente non esplorerai la qualità delle camere offerte o le caratteristiche dettagliate dei due hotel.
Gli utenti pubblicitari spesso ne approfittano quando confrontano pacchetti di offerte, l’uno di fronte all’altra. Creando ancore forti potremmo ritrovarci a stipulare contratti impegno di medio periodo. Carpe diem? Si cogliamo l’attimo per lasciare un prima buona impressione
L’ancoraggio può aiutarti a chiudere negoziazioni win win con la massima efficienza!
Il neuromarketing è utile per individuare le tendenze dei clienti. Spesso le aziende spesso cercano di mostrare un senso di sicurezza, quando magari ai loro clienti interessa di più la velocità e l’efficienza. PayPal lo ha scoperto conducendo uno studio che ha rilevato che la promessa di praticità ha attivato il cervello più della sicurezza . Hanno usato queste informazioni per convertire più acquirenti al loro servizio di pagamento online, sottolineando la velocità del loro sistema di pagamento
Se può sembrare che enfatizzare la sicurezza di un prodotto potrà conquisterà i clienti, si può anche pensare di trasmettere un messaggio che sottolinei la velocità ed efficienza del servizio!
10. Rivelare le verità non dette
Durante il test di un nuovo annuncio, Cheetos ha utilizzato focus group ed EEG per valutare la risposta dei consumatori . In questo annuncio, una donna ha giocato uno scherzo alla sua amica. Le ha riempito la lavatrice carica del bianco bucato con Cheetos arancioni. I gruppi di discussione hanno risposto con un forte senso di antipatia per il video commercial, tuttavia quando è stato condotto lo studio EEG con gli stessi partecipanti, è emersa la verità profonda: quel video gli piaceva davvero! I partecipanti al focus group hanno avuto paura di esprimere il fatto che hanno trovato l’annuncio umoristico, insomma si sono comportati “political correct” con grande ipocrisia verbale per non esser mal giudicati o, perlomeno esser giudicati scortesi dagli altri partecipanti. In questo modo, il neuromarketing può rivelare pensieri e preferenze profondi, veri e nascosti!
Le tecniche di neuromarketing possono rivelare verità non dette, nascoste.
Per leggere di un’altra interessante tecnica in grado di illuminare i nostri processi mentali, controlla lo IAT .
Aumentando la ricompensa presentata dal gioco, l’azione può anche aumentare i livelli di dopamina (un neurotrasmettitore) all’interno del cervello. Questo neurotrasmettitore è associato al piacere e alle associazioni positive, che possono aumentare l’attaccamento per continuare a giocare.
Creare un’esperienza piacevole per i consumatori per tenerli collegati e fidelizzarli a prodotti e servizi.
I game designer ora stanno assumendo psicologi per aiutare nella progettazione del gioco, costruendo principi psicologici direttamente nelle meccaniche di gioco.
12. Test dei prototipi
Sebbene le pubblicità siano ovviamente di vitale importanza per influenzare il comportamento dei consumatori, anche la progettazione dei prodotti può essere strumentale al successo del prodotto.
In un famoso caso di neuromarketing, Hyundai ha utilizzato l’EEG per testare i propri prototipi . Hanno misurato l’attività cerebrale in risposta a diverse caratteristiche del progetto ed hanno esplorato quale tipo di stimolazione avrebbe avuto maggiore probabilità di essere preferita al momento dell’acquisto dell’ auto. I risultati di questo studio hanno portato Hyundai a cambiare il design esterno delle auto stesse!
La crescita del neuromarketing ha la capacità di trasformare il mondo in cui viviamo.
13. Stabilire il giusto prezzo
Siamo tutti consapevoli che il prezzo di qualcosa a € 9,99 invece di $ 10 è una tattica pubblicitaria, ma funziona sempre? Una serie di nuove scoperte sta facendo luce su questa secolare domanda . Una nuova affascinante informazione usata dai neuromarcatori è che le cifre tonde hanno maggiori probabilità di funzionare insieme al processo decisionale emotivo, ad esempio per la vendita di una fragranza in profumeria, classico acquisto d’impulso, mentre le figure più complesse funzionano meglio quando il cervello logico è più impegnato, come ad esempio quando è impegnato nella interpretazione di un preventivo complesso . Questo perché numeri complessi rendono più più difficile l’attività razionale del cervello, insinuando che la decisione più logica è di scegliere il prodotto che ha un prezzo più complesso .
Segui l’approccio neuromarketing per impostare il prezzo!
14. Layout del sito web
E qui, anche noi, abbiamo già utilizzato tecniche di neuromarketing . Le abbiamo utilizzate per informare chi ha progettato questo sito WEB. Da schemi di colori, layout, dimensioni dei caratteri e oltre, i neuromarcatori stanno esplorando le preferenze del nostro sito web. Ora ci sono alcune regole salde per quanto riguarda la creazione di siti web. Ad esempio, l’utilizzo di certificazioni, testimonianze e widget sociali attirerà sicuramente più clienti rispetto a quelli che non lo fanno .
Usa la scienza per informare il design del tuo sito web.
Per scoprire altri 15 modi per coinvolgere il traffico Web, dai un’occhiata a questo link .
15. I titoli memorabili
I titoli sono una delle prime cose che lo spettatore vede e devono distinguersi e farsi notare. Di conseguenza sono stati pesantemente testati , con una nuova tecnica di neuromarketing chiamata “titoli di Hippocampal”. Perché? Cosa significa ? I ricercatori dell’University College di Londra hanno scoperto che quando una frase familiare viene leggermente alterata, il nostro ippocampo viene attivato e la nostra attenzione viene stimolata! Molti blogger hanno utilizzato l’esempio di Patron e il loro slogan di marketing “Practice makes Patron” come questo, ad esempio.
Se sorprendi il cervello, la tua campagna pubblicitaria sarà molto più efficace.
Speriamo che tu abbia apprezzato questi esempi. Se vuoi saperne di più sul neuromarketing e vedere come si può migliorare la tua conoscenza sui temi del neuromarketing, non esitare a metterti in contatto con noi.
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
Articolo tratto e liberamente tradotto da /imotions.com.
Neuromarketing. Vuoi sapere cosa è per poterne parlare con cognizione di causa?
Parlando con colleghi, amici, competitor e clienti ne ho sentite di tutti i colori, e allora ho pensato di descrivere cosa è il neuromarketing, come se avessimo 5 anni.
COME SI PUÒ USARE PER MIGLIORARE I RISULTATI DI COMUNICAZIONE?
In passato, prima del content marketing e social media marketing, il cliente di una agenzia avrebbe potuto aumentare il budget chiedendoci di di acquistare più annunci, sponsorizzare eventi aggiuntivi o lanciare il suo logo su una fiancata di autobus.
Usando le modalità di comunicazione suggerite dal neuromarketing, e sapendo cosa è il neuromarketing, almeno l’abc, si possono ripensare strategie di marketing più intelligenti che possono aumentare l’efficacia degli sforzi.
L’obiettivo è capire come funziona effettivamente il cervello del cliente e quali effetti avrà il marketing sulla popolazione dei consumatori.
Roger Dooley , nel suo libro Brainfluence e scrittore del blog Neuromarketing dal 2005, descrive 100 tattiche per convincere e persuadere. E’ anche qui che ho scoperto l’ABC di cosa è il neuromarketing.
I consumatori stanno inconsciamente definendo ciò che vogliono, quanto pagheranno e forse anche quali attività promozionali li attirano ogni giorno.
La chiave per ottenere risultati con minori sforzi sta proprio nel capire questo.
Cos’è il Neuromarketing. Se vuoi sapere come funziona.
Esistono due metodi di base per monitorare l’attività cerebrale dei potenziali clienti, ciascuno con i propri pro e contro: la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalogramma (EEG).
L’utilizzo della fMRI comporta l’uso di un potente magnete per tracciare il flusso sanguigno del cervello mentre i soggetti rispondono a segnali audio e visivi.
Ciò consente agli esaminatori di accedere a una parte profonda del cervello nota come “centro di piacere” e consente agli esperti di marketing di sapere come le persone stanno realmente rispondendo al loro lavoro.
I punti di debolezza della fMRI sono il suo prezzo e il suo disagio. Le apparecchiature sono molto costose da utilizzare (fino a € 1.000 all’ora per macchina) e i soggetti devono giacere completamente fermi su una macchina di grandi dimensioni.
L’elettroencefalogramma, d’altra parte, è molto più economico di fMRI e, utilizzando un cappuccio di elettrodi attaccato al cuoio capelluto del campione, ne consente anche i movimenti.
Questi elettrodi misurano le onde elettriche prodotte dal cervello e consentono ai ricercatori di monitorare le emozioni istintuali ed emotive come rabbia, eccitazione, dolore e lussuria attraverso le fluttuazioni dell’attività cerebrale.
Tuttavia, a differenza della fMRI, l’EEG è più superficiale, non concede l’accesso alle parti profonde del cervello dove si trova il centro del piacere.
Il neuromarketing è in circolazione da circa un decennio e sembra solo crescere in popolarità.
Nonostante gli scettici e gli oppositori, le grandi aziende hanno già iniziato ad utilizzare questa tecnologia per progettare i loro prodotti, imballaggi e campagne pubblicitarie.
Come hanno usato il Neuromarketing i brand negli USA?
Marchi come Campbell’s Soup , Gerber e Frito-Lay hanno usato il neuromarketing per restyling dei loro progetti di packaging.In questi casi, i consumatori sono stati esposti alla confezione di un prodotto pezzo per pezzo e la loro risposta è stata registrata come positiva, neutra o negativa. Queste informazioni sono state quindi utilizzate in concomitanza con un colloquio approfondito per analizzare punti specifici che alla fine hanno portato a cambiamenti di elementi come colore, dimensione del testo e immagini .
Frito-Lay, ad esempio, scoprì che le confezioni opache con le foto delle patate non scatenavano una risposta negativa, mentre le borse lucide con le immagini di patatine su di esse lo facevano. In pochi mesi, sono state progettate nuove confezioni e quelle lucide sono state abbandonate.
In un altro caso, Hyundai ha utilizzato il neuromarketing quando ha fornito trenta cuffie EEG ai partecipanti e ha chiesto loro di esaminare un prototipo di auto per un’ora.
Ultimo, ma non meno importante, PayPal ha scoperto che gli spot incentrati sulla velocità e la convenienza hanno innescato una risposta significativamente più alta rispetto a quella di sicurezza e sicurezza pubblicitaria e hanno sviluppato una campagna pubblicitaria completamente nuova basata sui risultati .
L’abc del neuromarketing per sapere cos’è e come è stato applicato dai grandi brand.
5 modi per utilizzare il neuromarketing oggi
1° Usa caratteri semplici per incoraggiare l’azione
In Brainfluence , uno dei miei capitoli preferiti discute gli esperimenti di marketing condotti per quanto riguarda i caratteri, la lunghezza e persino il peso dei documenti. Per anni, a molti di noi è stato detto di “mantenerlo semplice”, beh, gli esperimenti completati da Hyunjin Song e Norbert Schwarz all’Università del Michigan hanno invece dimostrato che i consumatori possono davvero essere influenzati da caratteri semplici o complessi. “Se devi convincere un cliente, un cliente o un donatore a svolgere un qualche tipo di compito, dovresti descriverlo in un font semplice e facile da leggere”, ci dice Roger Dooley nel suo capitolo “Brainfluence in Print.”
Questo è ovvio per tutto il contenuto relativo al sito Web, inclusi i moduli. Le istruzioni per il riempimento del modulo dovrebbero essere in un font facile da leggere e semplificate il più possibile.
Più è difficile fare qualcosa, maggiore è l’attrito che crea e meno persone saranno disposte ad agire.
2° Fai ricordare ai consumatori i caratteri complessi
Dooley descrive anche la complessità. Semplificando e leggendo facilmente i caratteri è possibile aiutare i consumatori ad agire con le istruzioni mentre, il richiamo della memoria, viene potenziato con un font complesso. Stai attento però! Questo non significa che dovresti usare un font complesso per il tuo logo, numero di telefono o tag line. Usa questa tattica per informazioni importanti solo sulla tua copia web. Un font complesso non sarà solo più memorabile, ma attirerà più attenzione visivamente.
3° Usa la direzione dello sguardo per dirigere l’attenzione
Se stai usando un’immagine di una persona o anche di un animale, dai un’occhiata ai loro occhi. James Breeze, uno specialista australiano di usabilità citato in Brainfluence di Dooley, ha studiato come le persone vedono le pubblicità con i bambini . Nella sua ricerca, ha scoperto che le persone guardano a ciò che il testimonial sta guardando. Quindi, assicurati di orientare il viso nel tuo annuncio per vedere a cosa vorresti che lo spettatore si concentri.
4° Acquisisci fiducia con i clienti mostrando fiducia
La fiducia è molto importante quando si tratta di ottenere referenze e costruire un business credibile. Se vuoi che i tuoi clienti si fidino davvero di te, devono sentirsi fidati. Ecco alcuni suggerimenti rapidi di Brainfluence su come puoi dimostrare la fiducia con i tuoi clienti: Offri una prova con poche restrizioni Stabilire credito senza lunghe forme o un lungo processo di selezione – Fornire informazioni riservate senza che un potenziale cliente o cliente firmi una NDA
5° Un sorriso va molto lontano
Molti marketer si affidano alla fotografia d’archivio per “personalizzare” il loro sito web. Lo facciamo anche noi! Questo potrebbe essere un modo rapido per mostrare personalità e “umanizzare” il marchio, ma cosa dovrebbe essere considerato quando si seleziona l’opzione migliore? Scegli la foto sorridente di una donna o di uomo che però rappresenti una personalità professionale. Gli studi dimostrano dalle ricerche di mercato che l’immagine di “miglioramento dell’umore” può influenzare la volontà di spesa dei clienti.
Pensieri finali su cosa è l’abc del neuromarketing adesso che anche tu che lo vuoi sapere lo sai
Rompere il disordine ha dimostrato di essere un compito sempre più difficile al giorno d’oggi e gli operatori di marketing come noi sono sempre alla ricerca di vantaggi competitivi. Comprendere le radici più basilari delle emozioni umane è vitale per comprendere il comportamento di acquisto di un consumatore. La bellezza del neuromarketing è la sua capacità di integrarsi nelle strategie di marketing, sia nelle strategie di sell in, sia nelle strategie di sell out.
E’ come offrire una bevanda calda e fare accomodare il cliente su una comoda morbida sedia, durante una negoziazione di vendita.
Queste sono tutte tattiche alle quali il nostro cervello risponde inconsciamente.
La consapevolezza delle tattiche di marketing che potrebbero influire sui tuoi sforzi sarà il modo migliore per ottenere risultati migliori. E con meno soldi!
Se volevi sapere cosa è il neuromarketing, è tutto qui, spero tu abbia compreso cosa sia.
Eccellenza competitiva e distintiva
Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.
Photo credit: Kyle Loftu
Marketing Consultant Problem Solving
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