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FORMAZIONE MARKETING PROBLEM SOLVING

Qual è il gap tra ciò che sai di marketing e ciò che invece ti serve sapere?

A questo serve la formazione marketing Problem Solving, serve a offrirti le conoscenze di marketing di cui hai effettivamente bisogno per crescere professionalmente e personalmente.

Problem Solving può comprendere con precisione ciò che è indispensabile capire, conoscere, per raggiungere i tuoi obiettivi di competenze marketing per il tuo business. Qui ed ora.

Possiamo rispondere alle tue esigenze di formazione marketing con metodologia problem solving e con progettazioni concrete, semplici ed immediate, oppure profonde e più complesse.

Rispondiamo a tutte le necessità con estrema velocità.

Vuoi acquisire le competenze necessarie per impostare un piano di Marketing strategico?

Vuoi acquisire e conoscenze indispensabili per competere ne mercato con una gestione ideale delle leve del Marketing operativo?

Vuoi approfondire i principi fondamentali del marketing?

Hai la necessità di capire come diventare un product manager di successo?

Hai la responsabilità di un marchio, di una linea di prodotti e vuoi diventare un brand manager di successo?

Vuoi sapere tutto sulla customer satisfaction o la customer experience?

Hai la prospettiva di dover gestire un sito WEB e vuoi sapere prima quali scelte ne condizioneranno il successo?

Sai come gestire un piano di comunicazione sia on-line, sia off line?

Per questi problemi sapremo proporti una soluzioni formativa od un coaching personalizzato e sostenibile Problem Solving

Per nostra scelta non abbiamo un catalogo di corsi standard.

Grazie alla nostra metodologia Focus Group Problem Solving creiamo corsi di formazione e coaching sartoriali sui temi e sui contenuti di marketing, strutturati nelle modalità più idonee per risolvere problemi specifici di crescita della cultura d’impresa o personale.

Il primo focus group Problem Solving Formazione e Coaching marketing è gratuito, dura al massimo un paio d’ore e fa emergere con estrema efficacia l’esigenza contingente di formazione alla quale potremo rispondere con una proposta di ideazione e progettazione sartoriale e sempre sostenibile.

PROBLEM SOLING EXPERTISE
Se vuoi sapere come Problem Solving può aiutarti nello sviluppo delle tue conoscenze e sviluppare nuove competenze di marketing entra in contatto con noi, bastano pochi clic.

Photo credit: Mean Shadows

Cosa ci chiedono i nostri clienti?

I nostri clienti, gli imprenditori, ci chiedono come far crescere il loro brand, il loro giro d’affari, di far crescere il loro fatturato, di far crescere il numero dei loro clienti.

Non abbiamo né la bacchetta magica, né sfere di cristallo, ma…

…sappiamo fare delle buone analisi, sappiamo interpretare i segnali deboli del mercato che possono rivelarsi forti nel prossimo futuro .

Vorrei iniziare il nuovo anno approfondendo questo argomento.

Criticare il content marketing è come confondere strategia con i contenuti. Per noi la creatività stessa è la strategia e il content marketing non sempre implica una strategia di marketing. Per questo cerchiamo di chiarire ad ogni cliente la differenza sostanziale che esiste tra una strategia di marketing ed un piano editoriale di soli contenuti.

Strategia di marketing oppure strategia di content marketing? 

Chi, come noi, afferma che la strategia di content marketing è solo una parte di una complessa strategia di marketing, cerca di dimostrare una superiore conoscenza delle teorie del marketing e il content marketing ne rappresenta solo una delle molteplici tattiche. 

Per noi una strategia di marketing, è una formula di primo livello, il punto di partenza, per descrivere come un brand,un prodotto, o una linea di prodotti competerà e creerà valore nel mercato e non può essere costruito partendo dal singolo approccio tattico dei contenuti. Sostenere di basare i propri investimenti su una sola strategia di content marketing, significa non aver ancora compreso la differenza sostanziale tra concorrenza e competitività

Una strategia di marketing si basa sugli indici di R.O.I. mentre una strategia di content marketing si basa su indicatori di traffico ed engagement, spesse volte solo organica, senza la necessità di flight di campagne a pagamento.

Una possibile definizione della strategia di content marketing

Una strategia di content marketing ruota intorno alla pubblicazione pianificata di contenuti preziosi, con l’impegno di identificare e misurare a quali a quanti valori riesce a connotare il brand od il prodotto promossi. E’ strettamente integrata con la proposta della attività del cliente e come la si comunica ai suoi potenziali clienti.

In ogni caso una strategia di content management può influenzare una strategia di marketing nel suo complesso.

Strategia marketing o strategia di content marketing?  E’ solo una questione di lana caprina

Pensare al content marketing come tattica o semplice canale è abbastanza ingenuo, perché il content marketing influenza la strategia marketing e una strategia marketing non può fare a meno di una strategia di content marketing!

Il costante inserimento di contenuti pertinenti e comunicati alle persone giuste è una componente essenziale nel content marketing e per poterli utilizzare è necessario distribuire i media a pagamento con un media mix adeguato.

A volte sarà necessario accrescere la consapevolezza e il coinvolgimento su larga scala, a volte invece occorre di erogare una sequenza di contenuti attentamente elaborati per esser compresi da persone particolari. Una cosa non esclude l’altra.

Poiché la viralità è, quasi per definizione, impossibile da prevedere o controllare, non può essere parte di un approccio strategico al contenuto. 

Se l’ obiettivo nella produzione di contenuti è quello di ottenere una copertura a basso costo e sperare in qualche generale ondata di consapevolezza, allora si avrà difficoltà a connetterti ai risultati di business ed alla strategia di marketing in modo significativo. Una strategia incentrata sulla produzione di hit virali non è né una strategia di marketing, né una strategia di content marketing.

Non ci si può accontentare di “contenuti pubblicati a caso”

L’altra ipotesi di chi sostiene che i contenuti possono essere raccolti e pubblicati quando e come gli obiettivi di marketing operativo
lo richiedono,  E’ come se un brand approfittasse delle strenne natalizie delle concessionarie televisive e poi tacesse tutto il resto dell’anno.

In altri casi molte aziende improvvisamente si scoprono affamate di content marketing quando la loro agenzia lancia un’idea apparentemente interessante, oppure quando vogliono lanciare un nuovo prodotto.

Non esiste alcuna relazione esistente tra un brand che si considera produttore di contenuti, ma che non è in grado di creare il giusto setting psichico ed emotivo per far comprendere le proprie idee distintive, i propri valori al proprio pubblico.

Quando un post compare inaspettatamente nel feed di un social media, anche se offre contenuti utili che, poi, in realtà vogliono raccomandare un acquisto e il successivo l’utilizzo di un prodotto, scompare qualsiasi senso di autenticità. 

Una grande idea, anche se apparentemente divertente, ma senza alcuna connessione evidente con il brand o la strategia di marketing. che appare in un contesto ed in un momento inappropriati non ha nulla a che fare né con le strategie di marketing, né con il content marketing.

Raccogliere la sfida dell’investimento sulla attenzione del target

Questo ci chiedono sempre i nostri clienti.Il fine di una strategia di content marketing non è quella di ottenere un risultato economico o di fare qualcosa di divertente e funny come alternativa alla pubblicità. 

È una risposta alla natura mutevole di ciò che accade quando paghi per raggiungere un pubblico con qualsiasi comunicazione di marketing.

Ne hanno discusso per anni scrittori e pubblic pseaker come  Seth Godine e Ron Tite:    non si può più sperare di attrarre l’attenzione di una persona solo pagando per interrompere ciò che essa sta facendo.

Le persone trascorrono gran parte della giornata a guardare smartphone, ma anche laptop, tablet e desktop e prestano attenzione solo a ciò che vale la pena, secondo il loro giudizio, la loro esperienza, le loro credenze. 

Pagare per avere l’opportunità di raggiungere il target è solo l’inizio. 

Se si desidera l’ attenzione del target selezionato di potenziali clienti, è necessario fornire loro in cambio qualcosa di valore che rispecchi le loro credenze e che sia divertente, stimolante e informativo. Serve essere percepiti come importanti per loro.

Coinvolgere un pubblico è già in sé una forma di transazione. Come marketer dobbiamo decidere in che modo chi ci sta dando la sua attenzione ora, continui poi a darcela in futuro!

Se non acquistiamo da subito la loro fiducia, poi, nel futuro li perderemo.

Il primo passo inizia con saper proporre il valore del brand.

Una strategia di content marketing inizia quindi con una proposta di valore : come puoi fornire un valore equo in cambio dell’impegno del tuo pubblico, assicurando al contempo che il loro coinvolgimento stia fornendo un valore alla tua attività?

Ci sono molti elementi diversi in gioco quando si tratta di lavorare sulla proposta di valore per il nostro cliente:

dalle esigenze del pubblico, al panorama dei contenuti competitivi, il valore relativo di ciò che si offre rispetto ciò che c’è d”altro là fuori, e la necessità di differenziare i contenuti da quelli dei competitor. Ancora più importante, è saper rispondere alla domanda su cosa sia interessante ed utile per coinvolgere gli utenti dei social media.

Come portare avanti l’attività? E’ questo che ci chiedono i nostri clienti.  Come fornire le risposte corrette, nel momento corretto, con il linguaggio più idoneo al target che si desidera raggiungere?

Le risposte sono nella strategia di marketing

Senza strategia di marketing il rischio è di procedere a caso e il caso produce il caos che è poi il contrario di ciò che clienti desiderano.

L’importanza del piano editoriale per comunicare il valore del brand

E’ Il piano editoriale, la vera ossatura del content marketing.

Indica la differenziazione dei tipi di contenuti che il nostro cliente può distribuire e i diversi tipi di valore che si possono offrire.

Nel piano editoriale vanno distinti i diversi tipi di informazioni che si desiderano condividere nei feed dei diversi social, da LinkedIn a Facebook, Twitter, Instagram etc. per creare, oltre all’awareness, sempre più consapevolezza attorno al brand.

LinkedIn ed Edelman dopo aver condotto una ricerca sull’impatto dei contenuti sulle decisioni di acquisto che evidenzia chiaramente il valore potenziale che esiste nel web, hanno messo a disposizione uno strumento di monitoraggio delle conversioni collegate all’esposizione ai contenuti.

Ecco cosa ci chiedono i nostri clienti

Sono le aziende che riescono a fornire contenuti che funzionano, impressionano e creano valore. Sono le aziende che, prima, hanno fatto con noi un duro lavoro per pensare a come il contenuto si possa inserire nella loro strategia di marketing.

Creano valore per il loro pubblico perché hanno considerato attentamente ciò di cui il loro pubblico ha bisogno ed hanno riflettuto su come la loro azienda può fornirlo nel tempo, migliorando le proprie prospettive. Non stanno usando il contenuto semplicemente come una tattica di marketing ad hoc lo stanno usando come una risorsa aziendale e come fattore di profitto.

Lascia un commento, facci qualsiasi domanda, ti risponderemo entro 24 ore.

Problem Solving e la connettività evolutiva

Problem Solving e la connettività evolutiva  delle strategie di marketing.

La connettività sta cambiando le strategie di market-ing problem solving.

Problem solving e la connetttività

Siamo molto attenti a come la  connettività evolutiva rivoluziona il concetto di marketing. Abbiamo sempre creduto che la parola di marketing dovrebbe essere scritto come market-ing ,  non è un sostantivo è un verbo coniugato nella forma del gerundio, progressivo, un presente continuo. Problem solving e la connetttività

Scrivendolo e pronunciandolo così si può comprendere che  market-ing rappresenta il risultato che impresa è in grado di produrre:  sia per gli aspetti tangibili di profitti e, o, perdite, sia per gli aspetti più intangibili di brand reputation e brand awareness in mercati in continua evoluzione.

Gli indizi e le tendenze sono lì, pronte per esser colte. 

Si stanno affacciando al mercato nuove generazioni di  clienti, sta emergendo a livello globale giovane, urbano, di classe media con una forte mobilità e connettività e che sarà quella che rappresenterà la maggioranza in un prossimo futuro,  

Mentre i mercati maturi si devono confrontare con l’invecchiamento della popolazione, i mercati più emergenti si stanno godendo il dividendo demografico di popolazione più produttiva e più giovane.

Non sono solo giovani, ma son anche migranti. Stanno  rapidamente migrando verso le aree più urbanizzate  e stanno adottando gli stili di vita delle grandi città uno stile di vita delle grandi città.  Pensate un attimo ai primi migranti che oggi si sono riusciti ad integrare nella nostra società. Sono una minoranza rispetto alla totalità, ma ci sono, E in un mercato globale, non globalizzato, ma globale rappresentano una nicchia molto voluminosa.

La maggior parte di questi appartiene ormai alla classe media o superiore ed,ha un buon potere d’acquisto. Salendo da uno status socio-economico più basso,  aspirano a realizzare grandi obiettivi, vogliono fare esperienze sempre più raffinatele, cercano di emulare i comportamenti delle persone appartenenti alle classi superiori. Per queste caratteristiche rappresentano un target interessante per le politiche di marketing da attuare.

Millennians.

Sono i Millennians, nuovi clienti e potenziali clienti del futuro.

Problem Solving e la connettività evolutiva delle strategie di marketing.

 

La loro mobilità li distingue da altri target.  Si muovono, sono sempre in giro, spesso sono pendolari e vivono ritmi di vita sempre più veloci. Per loro tutto è immediato, in tempi rapidi  quasi con ritmi da linguaggio  televisivo, anche se si espongono poco a questo media e, quando sono interessati a temi visti in televisione, essendo sempre connessi, approfondiscono, cercano informazioni sui  loro  dispositivi mobili.

Quando devono decidere se comprare qualcosa in-store, in un punto vendita, ricercano prezzo e qualità in linea con le informazioni che hanno elaborato.

Essendo nativi digitali,  possono prendere decisioni di acquisto ovunque e in qualsiasi momento, da una vasta gamma di dispositivi.  Nonostante la loro esperienza virtuale in Internet, amano sperimentare le cose fisicamente.  Hanno un high-touch value quando interagiscono con i brand e vogliono toccare, annusare, assaporare, portare ai loro sensi il sogno informativo che hanno elaborato dall’esposizione al media televisivo fino alle ricerche fatte sul web e sui social network.

Sono anche molto virtualmente sociali, comunicano e si fidano l’un l’altro inuna continua connessione tra membri di diverse “tribù” con i membri delle quali provano forti sensi di appartenenza e di stima reciproca.

La connettività. Mito o opportunità?

La connettività è senza dubbio il più importante punto di svolta nella storia del marketing.

Certo, non può più essere considerata una nuova parola d’ordine, ma sta cambiando molti aspetti del marketing e non mostra segni di rallentamento.

La connettività ha messo in discussione molte teorie tradizionali e i principali presupposti che marketer  avevano imparato su clienti, prodotti, e la gestione del brand.

La connettività riduce in modo significativo i costi di interazione tra imprese, dipendenti, partner di canale, su tutta la catena del valore, i  clienti,  gli stakeholder, i partner ed i collaboratori. E ciò abbassa,  a volte,  le barriere all’ingresso  a nuovi mercati, consente lo sviluppo del prodotto concorrente, e riduce il lasso tempo per la costruzione del brand.

Ci sono stati diversi casi nei quali la connettività ha stroncato imprese che vivevano sulla rendita delle apparentemente alte barriere d’accesso al loro mercato:

Amazon, ad esempio, ha fatto chiudere molte librerie  e in seguito sta minando l’industria editoriale compresa quella dei quotidiani che perdono vertiginosamente diffusione e readership, anche se riconquistano lettori virtuali sui loro siti web.

Con simili modalità, Netflix ha stroncato i Blockbuster, Spotify e Apple music hanno cambiato i processi  di distribuzione musicale nel mondo.

La connettività cambia anche le modalità d’osservazione dei competitor.

Oggi, la collaborazione con i concorrenti e con i fornitori e la co-creazione con i clienti sono sempre più centrali nelle strategie di marketing problem solving.  

Competere  non è più un gioco a somma zero. I clienti non sono più soggetti passivi.

La connettività accelera le dinamiche di mercato, fino al punto in cui per un’impresa è praticamente impossibile contare solo sulle sue risorse interne per competere sul mercato. Le imprese si trovano di fronte a nuovi paradigmi come quello che per competere, a volte si deve collaborare con soggetti esterni e anche coinvolgere nella propria catena del valore sia i suoi clienti dal massimo potenziale, sia i propri fornitori.

Nonostante l’influenza evidente, la connettività è spesso sottovalutata e vista come una semplice applicazione delle nuove tecnologie. Un problema che i marketer devono affrontare e spesso non  vogliono affrontare.

E vedere la connettività  esclusivamente da un punto di vista tecnologico è,  spesso,  molto  fuorviante.

Nel contesto delle strategie marketing molti vedono la connettività semplicemente come una piattaforma di CRM, un database evoluto, senza pensare che CRM significa  gestire tutta l’impresa basandosi sulle relazioni con i clienti.

Serve una visione di ampio respiro per evitare la trappola della tecnologia fine a sé stessa e, se  è vero che la connettività è stata guidata dalla tecnologia e anche maggiormente verosimile che le tecnologie stiano diventando uno degli  asset strategici sempre più importanti per la vita di qualsiasi impresa, dimenticando il valore ben più profondo della relazione. 

Tante vite sempre più connesse.

Da CONSUMER BAROMETER:  L’Italia è sempre più connessa. Oggi gli Italiani sono più connessi e sono più dipendenti da Internet per fare acquisti”

“Gli smartphone permettono alle persone di guardare video online più spesso.
90% in casa e 31% anche fuori casa. La concentrazione degli utenti sui video è
altissima, anche quando li guardano da un dispositivo mobile” .

Smartphone, tablet, laptop e schermi televisivi ci connettono con la rete.

Gli schermi stanno diventando così importanti nella nostra vita che spendiamo quotidianamente  più di quattro ore del nostro tempo libero  davanti a molteplici schermi, simultaneamente.

Entro il 2019, tra un paio d’anni, secondo una previsione di Cisco, vedremo un incremento del traffico Internet globale alimentato da più di 11 miliardi di dispositivi mobili connessi.

Con una portata così massiccia, la connettività sta trasformando i comportamenti d’acquisto. I clienti entrano nei punti vendita già informati. La ricerca di Google mostra che otto su dieci utenti di smartphone negli Stati Uniti fanno una ricerca cellulare all’interno del punto vendita prima di effettuare un acquisto.

Anche quando si guarda la pubblicità televisiva, il  pubblico televisivo fa una ricerca sul suo apparato mobile. E questa è una tendenza che colpisce i clienti a livello globale. 

Per un marketer quando si può considerare chiusa una vendita?

Se siete marketer problem solving evoluti avrete rispost: “quando il cliente riacquista”! Le altre risposte sono ormai obsolete. I prodotti che godono un buona brand reputation sul web consentono anche la trasparenza. I social media come facebook ed Instagram consentono ai clienti di mostrare e condividere la loro esperienza d’acquisto, che, se positiva  ispira altri clienti. Fate una navigata virtuale su  TripAdvisor e Yelp e osservate come i clienti si informano prima di scegliere un hotel! 

 

Sinergie olistiche

L’olismo (dal greco όλος, cioè “la totalità”, “globalità”) è una posizione teorica basata sull’idea che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti.  Dal punto di vista “olistico”, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente dalla somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente.

Così, per abbracciare pienamente la connettività evolutiva abbiamo bisogno di comprendere appieno tutto il processo che è in grado di generare valore, per ogni impresa , olisticamente, fino ad ottenere una connettività esperienzialmente, sociale.

Ogni evoluzione è un destino

Se è pur vero i nativi digitali, sono oggi rappresentati dai clienti più giovani che sono stati i primi ad adottare la connettività, è sempre pur vero che stanno ispirando i consumatori  più adulti ad utilizzare il web per connettersi e informarsi prima di agire, prima di acquistare.  Così come ogni prodotto ha il suo ciclo di  vita, ogni mercato ha un suo ciclo di vita, anche ogni processo d’acquisto ha il suo ciclo di vita.  Nel corso del tempo, quelli che oggi sono i nativi digitali diventeranno la maggioranza e la connettività alla fine diventerà la nuova normalità. Problem Solving e la connettività evolutiva  delle strategie di marketing.

Contatto

 

Rif.: Branding Strategy Insider – Philip Kotler, tratto dal suo libro, Marketing 4,0 

Problem solving e la connetttività