Come superare le definizioni classiche del marketing per competere con un marketing mix distintivo?
Secondo l’AMA, American Marketing Association, il concetto di marketing, approvato nel passato luglio 2013 è il seguente e non sembra proprio essere distintivo:
Il marketing è l’attività, l’ insieme di istituzioni e processi per la creazione, la comunicazione, la distribuzione e lo scambio di offerte che hanno valore per clienti, partner e società in generale.
Secondo noi questa definizione non è particolarmente esaustiva perché non tiene conto del fatto che nel mercato agiscono contemporaneamente sia competitor, sia concorrenti.
Come creare un marketing mix distintivo, allora?
Infatti esiste una differenza sostanziale tra concorrenti e competitor che influiscono nel macro ambiente imprenditoriale:
I concorrenti fanno le stesse cose, cercano la quota di mercato ed agiscono sugli stessi clienti. I concorrenti nel mercato son come i concorrenti in una maratona cittadina, anche se a New York, son lì per partecipare, non per vincere.
I competitor possono erre invece paragonati agli atleti olimpionici, si preparano anno dopo anno e partono per vincere l’oro, solo in una disciplina, però!
Per essere competitivi, invece, prima si scelgono i clienti che si desiderano raggiungere, poi si determinano le leve di marketing distintivo per posizionarsi al primo posto nel loro processo di acquisto.
Le ricerche di mercato sono il punto di partenza della competitività.
Così, come per l’AMA la ricerca di marketing marketing è la funzione che collega consumatore, cliente e pubblico attraverso le informazioni utilizzate per identificare e definire opportunità e le minacce e generare, perfezionare e valutare le azioni di marketing; monitorare le prestazioni dell’impresa e migliorare la comprensione del marketing come processo.
Qui entra il gioco, diventa indispensabile Problem Solving per risolvere i gap, i problemi che emergono dalle ricerche di marketing. Dalle ricerche emergono le le informazioni che dettagliano il gap tra ciò che l’impresa è e ciò che invece desidera essere
Problem Solving idea, progetta il metodo per la raccolta delle informazioni, gestisce e implementa il processo di raccolta dei dati, analizza i risultati e comunica i risultati e le loro implicazioni.
Iniziamo con la fase P.A.R.K. la ricerca delle cause che generano la non competitività: P.A.R.K. Il parcheggio prima della competizione.
Proteggere le cose che possediamo e che hanno valore per i clienti che desideriamo raggiungere,.
Acquisire le cose che valutiamo importanti e non abbiamo, quindi desideriamo acquisirle perché sono indispensabili per i clienti che si desiderano.
Rimuovere le cose si posseggono ma che non aiutano la competitività perché non sono considerate di valore dai clienti che desiderano
Keep out , ovvero tenere lontane le cose che non abbiamo e che non sono desiderate, o non son considerate valoriali dai clienti desiderati e le teniamo fuori dal micro ambiente
P.A.R.K. in Problem Solving per migliorare sempre di più il marketing mix competitivo!
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“Dal SEO al Programmatic Adv: evoluzione del marketing online per gli operatori del settore”
Federpubblicità, l’associazione di operatori della pubblicità aderente a Confesercenti, dà il via agli Open Days, la serie di workshop di approfondimento dedicata ai professionisti del settore che intendono aggiornare le proprie conoscenze e competenze relative al marketing online.
Il primo appuntamento del ciclo di incontri, ‘Dal Seo al Programmatic Adv: evoluzione del marketing online per gli operatori del settore’, è fissato per il prossimo 13 Febbraio 2017, ore 11.00 -15.00 Presso Confesercenti Nazionale, Via Nazionale 60, Roma
Durante il convegno i partecipanti avranno la possibilità di esaminare, insieme a docenti ed esperti, l’evoluzione del marketing nel digitale, dal SEO al Programmatic Adv uno dei settori più dinamici della pubblicità online.
Analizzando le opportunità ed i vantaggi offerti dai nuovi strumenti, mezzi e piattaforme software in uso. Aprirà il workshop il saluto del Segretario Generale Confesercenti, Mauro Bussoni. L’introduzione dei lavori, condotti dal Coordinatore Nazionale di Federpubblicità Ermanno Anselmi, sarà affidata a Francesca Savoca, Co-Founder di Maiscom. Seguiranno gli interventi di Mariachiara Marsella, Co- Founder di BEM-Research, di Andrea Albanese, Professore del Politecnico di Milano e Business School Sole 24 ORE e di Franco Fantuzzi, Web Media Planner. Concluderà il convegno il Presidente Nazionale di Federpubblicità Nevio Ronconi.
Programmatic ADV – Social – SEO il futuro è presente.
Problem Solving e la connettività evolutiva delle strategie di marketing.
La connettività sta cambiando le strategie di market-ing problem solving.
Problem solving e la connetttività
Siamo molto attenti a come la connettività evolutiva rivoluziona il concetto di marketing. Abbiamo sempre creduto che la parola di marketing dovrebbe essere scritto come market-ing , non è un sostantivo è un verbo coniugato nella forma del gerundio, progressivo, un presente continuo. Problem solving e la connetttività
Scrivendolo e pronunciandolo così si può comprendere che market-ing rappresenta il risultato che impresa è in grado di produrre: sia per gli aspetti tangibili di profitti e, o, perdite, sia per gli aspetti più intangibili di brand reputation e brand awareness in mercati in continua evoluzione.
Gli indizi e le tendenze sono lì, pronte per esser colte.
Si stanno affacciando al mercato nuove generazioni di clienti, sta emergendo a livello globale giovane, urbano, di classe media con una forte mobilità e connettività e che sarà quella che rappresenterà la maggioranza in un prossimo futuro,
Mentre i mercati maturi si devono confrontare con l’invecchiamento della popolazione, i mercati più emergenti si stanno godendo il dividendo demografico di popolazione più produttiva e più giovane.
Non sono solo giovani, ma son anche migranti. Stanno rapidamente migrando verso le aree più urbanizzate e stanno adottando gli stili di vita delle grandi città uno stile di vita delle grandi città. Pensate un attimo ai primi migranti che oggi si sono riusciti ad integrare nella nostra società. Sono una minoranza rispetto alla totalità, ma ci sono, E in un mercato globale, non globalizzato, ma globale rappresentano una nicchia molto voluminosa.
La maggior parte di questi appartiene ormai alla classe media o superiore ed,ha un buon potere d’acquisto. Salendo da uno status socio-economico più basso, aspirano a realizzare grandi obiettivi, vogliono fare esperienze sempre più raffinatele, cercano di emulare i comportamenti delle persone appartenenti alle classi superiori. Per queste caratteristiche rappresentano un target interessante per le politiche di marketing da attuare.
Millennians.
Sono i Millennians, nuovi clienti e potenziali clienti del futuro.
La loro mobilità li distingue da altri target. Si muovono, sono sempre in giro, spesso sono pendolari e vivono ritmi di vita sempre più veloci. Per loro tutto è immediato, in tempi rapidi quasi con ritmi da linguaggio televisivo, anche se si espongono poco a questo media e, quando sono interessati a temi visti in televisione, essendo sempre connessi, approfondiscono, cercano informazioni sui loro dispositivi mobili.
Quando devono decidere se comprare qualcosa in-store, in un punto vendita, ricercano prezzo e qualità in linea con le informazioni che hanno elaborato.
Essendo nativi digitali, possono prendere decisioni di acquisto ovunque e in qualsiasi momento, da una vasta gamma di dispositivi. Nonostante la loro esperienza virtuale in Internet, amano sperimentare le cose fisicamente. Hanno un high-touch value quando interagiscono con i brand e vogliono toccare, annusare, assaporare, portare ai loro sensi il sogno informativo che hanno elaborato dall’esposizione al media televisivo fino alle ricerche fatte sul web e sui social network.
Sono anche molto virtualmente sociali, comunicano e si fidano l’un l’altro inuna continua connessione tra membri di diverse “tribù” con i membri delle quali provano forti sensi di appartenenza e di stima reciproca.
La connettività. Mito o opportunità?
La connettività è senza dubbio il più importante punto di svolta nella storia del marketing.
Certo, non può più essere considerata una nuova parola d’ordine, ma sta cambiando molti aspetti del marketing e non mostra segni di rallentamento.
La connettività ha messo in discussione molte teorie tradizionali e i principali presupposti che marketer avevano imparato su clienti, prodotti, e la gestione del brand.
La connettività riduce in modo significativo i costi di interazione tra imprese, dipendenti, partner di canale, su tutta la catena del valore, i clienti, gli stakeholder, i partner ed i collaboratori. E ciò abbassa, a volte, le barriere all’ingresso a nuovi mercati, consente lo sviluppo del prodotto concorrente, e riduce il lasso tempo per la costruzione del brand.
Ci sono stati diversi casi nei quali la connettività ha stroncato imprese che vivevano sulla rendita delle apparentemente alte barriere d’accesso al loro mercato:
Amazon, ad esempio, ha fatto chiudere molte librerie e in seguito sta minando l’industria editoriale compresa quella dei quotidiani che perdono vertiginosamente diffusione e readership, anche se riconquistano lettori virtuali sui loro siti web.
Con simili modalità, Netflix ha stroncato i Blockbuster, Spotify e Apple music hanno cambiato i processi di distribuzione musicale nel mondo.
La connettività cambia anche le modalità d’osservazione dei competitor.
Oggi, la collaborazione con i concorrenti e con i fornitori e la co-creazione con i clienti sono sempre più centrali nelle strategie di marketing problem solving.
Competere non è più un gioco a somma zero. I clienti non sono più soggetti passivi.
La connettività accelera le dinamiche di mercato, fino al punto in cui per un’impresa è praticamente impossibile contare solo sulle sue risorse interne per competere sul mercato. Le imprese si trovano di fronte a nuovi paradigmi come quello che per competere, a volte si deve collaborare con soggetti esterni e anche coinvolgere nella propria catena del valore sia i suoi clienti dal massimo potenziale, sia i propri fornitori.
Nonostante l’influenza evidente, la connettività è spesso sottovalutata e vista come una semplice applicazione delle nuove tecnologie. Un problema che i marketer devono affrontare e spesso non vogliono affrontare.
E vedere la connettività esclusivamente da un punto di vista tecnologico è, spesso, molto fuorviante.
Nel contesto delle strategie marketing molti vedono la connettività semplicemente come una piattaforma di CRM, un database evoluto, senza pensare che CRM significa gestire tutta l’impresa basandosi sulle relazioni con i clienti.
Serve una visione di ampio respiro per evitare la trappola della tecnologia fine a sé stessa e, se è vero che la connettività è stata guidata dalla tecnologia e anche maggiormente verosimile che le tecnologie stiano diventando uno degli asset strategici sempre più importanti per la vita di qualsiasi impresa, dimenticando il valore ben più profondo della relazione.
Tante vite sempre più connesse.
Da CONSUMER BAROMETER: L’Italia è sempre più connessa. Oggi gli Italiani sono più connessi e sono più dipendenti da Internet per fare acquisti”
“Gli smartphone permettono alle persone di guardare video online più spesso.
90% in casa e 31% anche fuori casa. La concentrazione degli utenti sui video è
altissima, anche quando li guardano da un dispositivo mobile” .
Smartphone, tablet, laptop e schermi televisivi ci connettono con la rete.
Gli schermi stanno diventando così importanti nella nostra vita che spendiamo quotidianamente più di quattro ore del nostro tempo libero davanti a molteplici schermi, simultaneamente.
Entro il 2019, tra un paio d’anni, secondo una previsione di Cisco, vedremo un incremento del traffico Internet globale alimentato da più di 11 miliardi di dispositivi mobili connessi.
Con una portata così massiccia, la connettività sta trasformando i comportamenti d’acquisto. I clienti entrano nei punti vendita già informati. La ricerca di Google mostra che otto su dieci utenti di smartphone negli Stati Uniti fanno una ricerca cellulare all’interno del punto vendita prima di effettuare un acquisto.
Anche quando si guarda la pubblicità televisiva, il pubblico televisivo fa una ricerca sul suo apparato mobile. E questa è una tendenza che colpisce i clienti a livello globale.
Per un marketer quando si può considerare chiusa una vendita?
Se siete marketer problem solving evoluti avrete rispost: “quando il cliente riacquista”! Le altre risposte sono ormai obsolete. I prodotti che godono un buona brand reputation sul web consentono anche la trasparenza. I social media come facebook ed Instagram consentono ai clienti di mostrare e condividere la loro esperienza d’acquisto, che, se positiva ispira altri clienti. Fate una navigata virtuale su TripAdvisor e Yelp e osservate come i clienti si informano prima di scegliere un hotel!
Sinergie olistiche
L’olismo (dal greco όλος, cioè “la totalità”, “globalità”) è una posizione teorica basata sull’idea che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Dal punto di vista “olistico”, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente dalla somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente.
Così, per abbracciare pienamente la connettività evolutiva abbiamo bisogno di comprendere appieno tutto il processo che è in grado di generare valore, per ogni impresa , olisticamente, fino ad ottenere una connettività esperienzialmente, sociale.
Ogni evoluzione è un destino
Se è pur vero i nativi digitali, sono oggi rappresentati dai clienti più giovani che sono stati i primi ad adottare la connettività, è sempre pur vero che stanno ispirando i consumatori più adulti ad utilizzare il web per connettersi e informarsi prima di agire, prima di acquistare. Così come ogni prodotto ha il suo ciclo di vita, ogni mercato ha un suo ciclo di vita, anche ogni processo d’acquisto ha il suo ciclo di vita. Nel corso del tempo, quelli che oggi sono i nativi digitali diventeranno la maggioranza e la connettività alla fine diventerà la nuova normalità. Problem Solving e la connettività evolutiva delle strategie di marketing.
Contatto
Rif.: Branding Strategy Insider – Philip Kotler, tratto dal suo libro, Marketing 4,0
Aiutare i nostri investitori in tutte le fasi della strategia di branding per identificare algoritmi personalizzati su ogni target non più considerato come numero, ma come essere umano con strategie Human to Human di Programmatic ADV
Da semplice Programmatic adv a Human to Human Programmatic ADV .
La programmatic ADV da risultati efficaci, occorre però lavorare per migliorare continuamente l’efficienza della campagne.
Strategie Human to Human Programmatic ADV
E’ una sfida importante.
Quando entro al bar sotto l’ufficio, Max, il barista, o la barista, Titti, mi danno il buongiorno personalizzato, “buongiorno Franco”, ormai da dieci anni, e sotto al mio ufficio di bar ce ne sono almeno sei. Ma il caffé, l’aperitivo, o la pausa pranzo la consumo lì. E non è il più vicino!
Potere delle relazioni.
Sarà il driver più importante per vincere la sfida 2017 per i nostri clienti è proprio questa. Non disperdere nessuna impression, nessun click thrue, nessun engagement dei nostri clienti per innestare relazioni di lungo termine con tutte le persone coinvolte dalle campagne dei nostri clienti.
E’ una vera e propria strategia che coinvolgerà tutto il team di comunicazione dei nostri clienti.
Strategie Human to Human Programmatic ADV
Smart Simplicity Strategy = autonomia + cooperazione
L’architettura della smart strategia è illustrata nell’immagine del funnelmarketing:
7 passi tattici del funnelmarketing
Oggi è semplice, possibile, concretamente realizzabile e a costi contenuti seguendo questi 7 passi.
I passi sono semplici, vediamo quali sono, nel caso di una campagna diretta al mercato italiano:
Si parte dal WEB, total digital audience nel mese di novembre, un bacino di 30,1 milioni di utenti, il 54,7% degli italiani dai due anni in su, online complessivamente per 54 ore e 51 minuti nel mese di novembre ’16. Nel giorno medio si sono collegati almeno una volta dai device rilevati (PC e mobile smartphone e tablet) 23,1 milioni di italiani.(Audiweb 11/2016)
azioni di targeting e retargeting continui, per passioni, desideri, interessi, del target focalizzando le emissioni dei banner anche solo ai singoli comuni di residenza del potenziale cliente (se siete il marketing manager di una catena di punti vendita potete comprenderne l’importanza)
coordinando le azioni dei social media manager, anche dei clienti, tenendo sotto controllo i KPI di engagement fino ai minimi costi per per clic verso il website o landing page dei siti dei clienti
creando il funnel, l’imbuto che raccoglie le “azioni” che motivano potenziali clienti a lasciare i loro dati di contatto, alcune informazioni chiave e l’autorizzazione a ricevere comunicazioni a mezzo mail, sms, messenger, o quant’altro sia in linea con la strategia di vendita del Cliente (data driven strategy).
A questo punto i dati vengono sistematicamente ordinati e raccolti in un database. Il Cliente entra in possesso dei lead di persone umane che hanno dimostrato interesse per la sua proposta di vendita. Si inizia la lead generation!
Il database da solo è importante, ma per esplicitare le sue massime potenzialità necessita di esser un database relazionale, sei il nostro cliente ne è già dotato i dati vengono trasferiti al suo crm, mentre se non ne è dotato Problem Solving è in grado di gestirne uno dedicato e a costi estremamente contenuti.
Da questo momento in poi, mentre continua l’attività di data driven e lead generation Problem Solving da inizio ad un piano editoriale di lungo respiro che permetta di contattare segmenti diversi di clienti potenziali utilizzando i lead contenuti nel crm con la potenzialità di diversificazione dei messaggi fino alla singola persona, in funzione delle risposte che nel tempo vengono capitalizzate nel crm stesso.
Il feed back continua fino alla massima conversione tra clienti potenziali a clienti effettivi tenendo sempre sotto controllo il KPI più importante e complessivo di tutta la strategia che è il ROI di tutto l’investimento: da una parte aumentano il lead e dall’atra le conversioni fino all’empowerment complessivo del business dei nostri clienti. Strategie Human to Human Programmatic ADV
Loyalty strategy: A questo punto la conoscenza, strutturata, segmentata e profilata dei propri clienti, diventa il patrimonio, l’asset, più importante del Cliente di Problem Solving e supportati dalle colonne che reggono l’etica del business e della continua negoziazione win win con i propri clienti il Cliente di Problem Solving può acquisire una vera lerdership nel proprio mercato con il beneficio di aver internalizzato tutte le attività di media buying come molte importanti brand internazionali: Air France, Kellog’s, Netflix, Procter & Gamble, etc. Strategie Human to Human Programmatic ADV
Chiedici come accompagnare la tua impresa in questi semplici sette semplici passi, scalabili, con investimenti contenuti e, soprattutto sempre sotto controllo.
Data driven è un’espressione anglofona che si può tradurre in “come guidare i dati” al mio sito. Problem Solving è già pronto: Problem solving – data driven.
La ricerca di emarketer.com sulle modalità di targeting degli operatori americani sembra consolidare le modalità di targeting che stiamo già utilizzando qui in Italia:
I marketer delle imprese btob, o meglio human to human, U.S.A. hanno citato il marketing e la pubblicità cross-canale prima e cross-dispositivo poi, con il targeting lookalike al terzo posto.
Esattamente come sta operando Problem Solving, ora!
Raggiungere i propri potenziali clienti attraverso un mediamix ideale tra Programmatic adv e social media management col mix ideale di dispositivi, pc, tablet, smartphone, etc laddove essi vivono!
Sempre emarketer ci illumina sul mediamix ideale (sempre secondo il mercato USA)
Gli influencer marketing suggeriscono i metodi e le fonti che i consumatori utilizzano per scegliere i prodotti e servizi controllandone la reputazione on-line s
Il dilemma generazionale
Alcuni consumatori danno minor fiducia ai messaggi dei brand e più danno maggior fiducia a fonti web come le recensioni online;
altri consumatori, invece affermano il contrario.
Un sondaggio ottobre 2016 da MarketingSherpa ha rilevato che l’80% o più di utenti internet statunitensi da fiducia annunci stampa su quotidiani, riviste e spot televisivi per le proprie scelte di acquisto.
Alcuni (il 39%) degli intervistati ha dichiarato di fidarsi banner pubblicitari on-line, e un altro 39% ha detto che si sono fidati annunci per cellulari.
Generazioni diverse attribuiscono diversi livelli di fiducia diverse alle varie fonti di informazione.
Prendiamo ad esempio un sondaggio maggio 2016 condotto da Salesforce , che ha esaminato le fonti più attendibili per ottenere informazioni più precise di prodotto segmentando le generazioni Millenials, Genx, Baby boomer.
Mentre i Baby boomer credono maggiormente ai brand rispetto ai loro coetanei più giovani, le generazioni, come i Millennials sono stati più favorevoli verso le critiche, le recensioni on line rispetto ai messaggi sponsorizzati dalle imprese.
Uno sguardo all’Italia?
Nel giorno medio, fino a novembre 2016 erano online 23,1 milioni di italiani, collegati tramite i device rilevati – PC e mobile (smartphone e tablet al netto delle sovrapposizioni) per 2 ore e 23 minuti per persona.
Hanno navigato da mobile 20,1 milioni di italiani tra i 18 e i 74 anni, in media per 2 ore e 5 minuti per persona.
A novembre era online nel giorno medio, sia da pc che da mobile (smartphone e tablet), circa il 60% della popolazione tra i 18 e i 54 anni e il 31,5% della fascia più matura tra i 54 e i 74 anni.
Dai dati sulla provenienza geografica degli utenti online il 45% degli italiani dell’area Nord-Ovest (6 milioni), il 42,6% dall’area Nord Est (3,7 milioni), il 41,2% dal Centro (3,7 milioni) e il 37,9% dall’area Sud e Isole (8 milioni).
Per quanto riguarda la distribuzione del tempo trascorso online, il 77,2% è generato dalla navigazione da mobile (smartphone e tablet), con quote maggiori raggiunte in generale dalle donne, con l’83,5% del tempo complessivo trascorso online da mobile, e dai giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno dedicato l’84,1% del tempo online alla navigazione mobile.
Sintesi: se ci si rivolge a target adulti la Tv e la stampa, le radio possono ancora essere utili, ma si vuole iniziare un processo di loyalty brandindig verso i più giovani occorre avere ben salde le colonne che reggono l’etica del business ed intercettare i propri futuri clienti fedeli con i quali cooprogettare i nuovi prodotti e servizi attraverso le dinamiche oggi possibili col web, sfruttandone da subito tutto il potenziale.
Politiche di prezzo a livello globale, le VARIABILI PREZIOSE.
I CONSUMATORI VOGLIONO SOLO PREZZI BASSI PRESSO I RIVENDITORI?
Ricerca Nielsen GLOBALE | 2016/06/20
Solo circa la metà (53%) degli intervistati a livello mondiale ritiene che i rivenditori debbano interpretare le loro esigenze alimentari , il che significa che quasi la metà degli intervistati si percepiscono un po’ meno abbienti, questo secondo la ricerca Nielsen sulle politiche di prezzo a livello globale.
Capire e rispondere alle esigenze dei consumatori locali è sempre più un elemento centrale per aumentare la quota di portafoglio
Come fare per capire come costruire un vantaggio competitivo? Quali sono i consumatori che si vogliono intercettare? Cosa stanno cercando?
Che le politiche di prezzo a livello globale siano importanti non è una sorpresa ,lo è sempre stato e sempre lo sarà.
In effetti, per molti consumatori, sembrano essere a caccia di affari
A livello globale, il 59% degli intervistati dichiara di aver piacere a cercare occasioni. Specialmente in Nord America (68%) e in America Latina (64%).
Ma, come i rivenditori intelligenti sanno da sempre, prezzo e valore non sono la stessa cosa. Quali sono le caratteristiche che cercano i consumatori?
Sembra che, a volte gli attributi di prezzo scendono in secondo piano e emerga l’ assortimento e la percezione della convenienza.
Prodotti di alta qualità (57%),
Posizione comoda (56%)
E la disponibilità dei prodotti (54%)
appaiono esser molto influente nel determinare dove fare acquisti, mentre appare meno importante l’enunciato un buon rapporto qualità-prezzo (good value for money) (52%),
Fare business con una lavanderia self service? Una storia pulita di marketing e di business.
Problem solving per
Visione, missione, valori, empowerment. Una case history di successo.
Quante volte si legge su un sito web Visione, Missione, Valori, si clicca su link e appaiono frasi altisonanti, purtroppo spesso vuote, parole scelte da copywriter per colmare un vuoto, oppure ancora peggio, copia e incolla dagli statuti di imprese quotate in borsa nell’intento di usare più le leve finanziarie di quelle del marketing mix? Quella che descrivo qui, invece, è la storia pulita di marketing di una piccola media impresa che sa “cogliere l’attimo, senza proclamare valori, missioni e visioni, ma che giorno dopo giorno riesce a concretizzare una Visione condivisa, allineando le motivazioni dei suoi collaboratori e dei suoi partner in una vera propria missione: rendere il mondo in cui viviamo sempre più pulito.Un team di professionisti sempre al fianco degli imprenditori Lavagettone.
Con 30 anni di esperienza nella implementazione di lavanderie self service, il team di Lavagettone comprende a fondo le esigenze imprenditoriali dei suoi partner, affiancandoli da subito, in tutte le fasi del progetto, fino alla inaugurazione e, poi, nella assistenza tempestiva e continuativa.
Così si concretizza la visione imprenditoriale nel completo allineamento dei potenziali di tutte le risorse umane coinvolte nel business più pulito possibile.
Questa la promessa Lavagettone:
Quindi lo abbiamo chiesto agli imprenditori.
Quanto siete stati compresi dal team Lavagettone? E’ stata veramente una storia pulita?
Che risposte sono state date alle vostre esigenze?
Cosa dicono gli statupper che hanno vissuto l’eperienza di ideazione, progettazione e realizzazione della loro nuova lavanderia self service?
Come avete pensato di affrontare questa iniziativa con il Team Lavagettone?
Potete ascoltare qui le risposte:
Lavagettone un’impresa che fonda il suo successo sui pilastri dell’etica del business: lealtà, integrità, onestà, fiducia, impegno, generando empowerment e leadership.
Lavagettone ha aperto un nuovo modo di fare business con una lavanderia self service, realizzando una storia pulita di marketing e di business per tanti piccoli imprenditori e startupper oltre che per sé stessa e per una impresa storica ad alta vocazione innovativa e tecnologica come Electrolux.
Dal 5 maggio è iniziata la campagna di social media management diretta a chi desidera scoprire come fare per investire il proprio capitale, i propri risparmi in una attività remunerativa e di semplice gestione.
Lavagettone può offrire una vera opprtunità di investimento a giovani e giovanili imprenditori, con una idea di startup innovativa nel concetto di servizio ai consumatori.
Tre Business plan, per tre diverse potenzialità, marketing territoriale, geolocalizzazione delle lavanderie, immagine linda, candida, sostegno agli investitori dalla ideazione alla progettazione, dalla scelta delle location al layout, dalle opere murarie all’implemetazione tecnologica, dalla inaugurazione all’assistenza continuativa durante la gestione della lavanderia. Una partnership di leadership alla conquista delle nuove consumatrici e dei nuovi consumatori che scelgono un servizio self service per la pulizia dei propri capi di abbigliamento e di quelli dei propri amici animali.
Una storia pulita che merita di essere vista, sia da parte dell’impresa Lavagettone, sia dalla parte degli imprenditori che ci hanno creduto. Una case history pulita di partnership e leadership.
Due shorts dello storytelling Lavagettone:
Questa la promessa fatta da Lavagettone ai suoi investitori:
e questa la risposta degli investitori a investimento attuato:
Il ruolo della comunicazione organica vs. la comunicazione a pagamento sui motori di ricerca e nei social media
Il panorama dei social media è in continua evoluzione.
Nuove reti appaiono alla ribalta del WEB ( ad es Snapchat ), nuove tecnologie aumentano le potenzialità di partecipazione degli utenti e l’utilizzo dei contenuti in tempo reale come, ad esempio Periscope Problem Solving Social Media Planning
Le reti esistenti, come FB, migliorarano costantemente la loro piattaforma.
Si sta passando dalla seduzione del Cliente al fidanzamento, fino alla acquisizione stessa e il Social commerce sta crescendo molto più veloce dell’ e-commerce anche se è ancora presto per gridare vittoria.
La comunicazione social non è più fatta di solo di conversazioni e contenuti; ora è un canale preferenziale per l’acquisizione di clienti, re-marketing e coinvolgimento di fan/ clienti per sostenere i programmi di fidelizzazione.
Come si può definire la differenza tra comunicazione “organica” e “pagata” nel social media marketing?
Comunicazione organica sociale.
La possiamo realizzare utilizzando gli strumenti gratuiti forniti dalle reti social per costruire una comunità social e interagire con essa, attraverso la condivisione di messaggi e rispondendo ai commenti dei clienti.
Ad esempio, utilizzando appositi strumenti di pianificazione disponili in rete per Problem Solving è possibile pubblicare tweet su Twitter , post su FB. Linkedin, etc. in modo organico, contemporaneamente.
Comunicazione con campagne a pagamento.
Attraverso avvisi a pagamento, invece, si possono ottenere visualizzazioni di post o filmati pubblicitari, qualunque sia il formato testo, immagini, video, giostra etc. o messaggi sponsorizzati agli utenti della rete social in base al profilo utente per esempio demografico .
Il costo può dipendere dal l tipo di annuncio previsto; per esempio molti annunci comportano un costo per clic (CPC).
Dal punto di vista del marketing le capacità di targeting a pagamento nei social network presuppongono la conoscenza di diversi approcci mentali degli utenti, rispetto a come gli utenti che si desiderano raggiungere si approcciano nel momento delle ricerche sui vari motori e negli stessi social network.
Problem Solving organic social media planning
Ascolto, apprendimento risposta.
La pianificazione organica è ideale per la gestione della comunità, delle tribù di fan della marca.
Non è necessario pagare i network per ascoltare, interagire con chi parla del brand.
Per Problem Solving è fondamentale ascoltare e apprendere con continuità.
E’ l’attività principale della pianificazione organica attraverso i social media. Essi dovrebbero accadere naturalmente per essere attivamente coinvolti con la vostra comunità. Se non stai rispondendo in modo efficace a livello personale per richieste di informazioni e reclami, un programma a pagamento può attirare ulteriori critiche.
Problem Solving Social Media Planning si basa sulla creazione di conversazioni col target basandosi su fili conduttori, come i benefici espressi dalla marca per coinvolgere gruppi di persone sulla base di interessi e passioni condivise.
L’importanza dei contenuti di marketing per le campagne Problem Solving Social Media Planning.
I piani dei contenuti si basano sui principali canali Social per poter condividere e raccontare le storie di successo dei prodotti e delle marche, creando una brand reputation in continua crescita.
Utilizziamo campagne organiche per aumentare il coinvolgimento del pubblico con contenuti appositamente dedicati.
Implica impegno di risorse, ma la portata di questo investimento umano può far straordinariamente crescere l’ impatto delle campagne.
Non è necessario pagare per condividere e occorre creare un pubblico di fan attorno all’idea del beneficio promesso dal prodotto o dalla marca creando l’imbuto (Funnell) di contatti indispensabile per raccogliere lead e future vendite. Prima si parte prima si arriva .
Targeting sulla base di interessi e re-marketing
Problem Solving Social Media Planning tiene sempre conto sia del targeting che del re-marketing per rivitalizzare le relazioni con il pubblico già contattato, promuovendo contenuti / offerte rilevanti in base al contesto della loro visita precedente.
La sfida è quella di conoscere pubblico del brand.
Se il nostro Cliente dispone di un buon database CRM e si riescono a creare profili e segmenti significativi, esportiamo le liste altamente mirate verso i social media per continuare le relazione comunicativa personalizzata con loro.
Emotional marketing. Il punto di partenza Problem Solving
Emotional marketing. Il punto di partenza Problem Solving.
Prima di investire un centesimo per il brand guarda il video di emotional marketing.
Per creare un brand occorre sapere il punto di partenza e definire il punto d’arrivo e trovare la strada e mezzi per arrivarci.
Grazie all’aiuto di Emotional marketing si può trasformare la comunicazione in una scienza statisticamente esatta.
Prima di intraprendere un viaggio comunicazionale che prevede investimenti marketing conviene avere indicazioni sicure per saper quali sono i target, i codici e i segni ideali per “sedurre”, portare a se i clienti stimolando l’acquisto d’impulso responsabile del 95% degli acquisti sia off line, sia on line.
MAPPING DEL PENSIERO INCONSCIO
L’impulso d’acquisto è 70-95% emotivo, non razionale.
Emotional Marketing – oltre alle ricerche classiche – offre in esclusiva internazionale il primo mapping computerizzato del pensiero inconscio attraverso due Bio–Software: “Mind M@ps”: 12000 test-anno in Italia, che monitora i concetti e codici dell’immaginario collettivo.
Grazie alla collaborazione con Emotional Marketing , Problem Solving può offrire ai suoi clienti la strada certa per raggiungere i propri obiettivi di comunicazione.
Scopri di più:
Scarica la presentazione per avere una marcia emotiva e comunicazionale in più dei tuoi competitor. EMOTIONAL MARKETING
Problem Solving osserva e valuta i commenti giusti.
Il buzz è come il gossip.
Per Problem Solving, in una strategia di comunicazione human to human, il buzz rappresenta la meta-comunicazione del brand nelle relazioni informali scambiate in rete.
La buzz generation può contribuire al raggiungimento di una vasta gamma di obiettivi di marketing in funzione di ciò che è più utile per l’impresa.
Si possono osservare tante cose, come l’ascolto delle conversazioni e il monitoraggio dei social data però di tutti questi numeri disponibili solo alcuni sono veramente importanti per tenere sotto controllo le campagne di successo.
Lead Generation: Trasmettere il messaggio più corretto al pubblico giusto è uno dei modi migliori per attirare sembra essere la tattica di marketing ideale per migliorare le qualità delle vendite e aumentare le opportunità di vendita.
Occorre però monitorare il buzz, la parola buzz è, infatti, onomatopeica e richiama il ronzio delle api: in estrema sintesi il buzz marketing rappresenta quindi la possibilità di raggiungere nel minor tempo possibile quello che viene definito “sciame”, cioè un gruppo di utenti omogeneo per interessi rispetto a un tema o a una categoria di prodotti/servizi.
Monitorando il buzz intorno alla campagna e l’analisi dei dati demografici e geografici, si sarà in grado di determinare se il messaggio sta raggiungendo gli obiettivi di marketing, se il pubblico viene coinvolto sul suo sito web o sulla landing page ed è inoltre possibile tenere traccia delle persone che stanno cliccando sulle call-to action. Molto utili a questo scopo possono essere gli hashtag (#) di campagna che sintetizzano in una parola il codice della campagna.
Pensare in termini di Leadership
Attraverso il monitoraggio ed il coinvolgimento “sociale” si persegue una vera e propria leadership tribale nei confronti delle “tribù” sociali che si aggregano attorno al brand contribuendo a costruire relazioni professionali con tutti gli attori del processo s’acquisto: influenzatori, acquirenti e utilizzatori finali del prodotto e del servizio offerti
Tenere sotto controllo il buzz, il ronzio delle conversazioni serve a dimensionar e plasmare il brand di un prodotto o di una impresa attorno al modello ideale che si desidera perseguire tenendo sempre conto che la qualità delle percezioni è molto più importante della quantità.
Brand Awareness
Quando si sta cercando di ritagliarsi una quota di mercato in un mercato affollato le menzioni positive raccolte sono sempre positive, per questo occorre tenere sempre sotto controllo tutti i commenti ed interagire con responsabilità ad ogni interazione tenendo sempre sotto controllo il “sentiment” progressivo che si sta generando attorno alla marca.
Misurare e monitorare chi e cosa sta dicendo della marca e da dove provengono le conversazioni aiuta il social media manager a nel processo di miglioramento continuo, il Kaizen, del posizionamento della marca.
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