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Franco Fantuzzi Curriculum Vitae

Franco Fantuzzi – Bologna 24-09-1954

Dal 9 giugno 2022 Certified Trainer PCM – Process Communication Model

Empowering individuals and teams

mpowering individuals and teamsIl Process Communication Model® (PCM) è una metodologia per identificare e capire:la struttura di personalità propria e degli altril'impatto degli eventi della vita su di essale dinamiche della comunicazione produttiva e non produttivai comportamenti sotto stres

Funzione attuale:

Senior Management Consultant  CEGOS Italia

Consulente project management  CEGOS Italia

Formatore e coacher

Lingue parlate e scritte: Italiano,  Inglese.

Studi: DAMS Spettacolo – Tecnico Pubblicitario Professionista

Perito industriale in fisica nucleare.

Attività svolte

Consulente facilitatore per l’implementazione di  progetti STORE  OPS in COOP Alleanza 3.0 – Consulenze sull’efficienza della produttività nella G. D.

Marketing strategico operativo HtoH – Retail management – Marketing Relazionale BtoB

Social Media Management – Change management – CRM – Tecniche d vendita  -Negoziazione Generativa – Customer Service –  Tecniche relazionali e di vendita avanzate

Comunicazione – ADV Media planning – Programmatic Advertising

Collaborazioni e consulenze

Jack Blutharsky Group: collaborazione continuativa dal 1999 come project media consultant

Dal 1991 libero professionista consulente marketing per Rijk Zwaan Breeding, dal 2015 -2019 – Profumerie Douglas Italia (8 anni), General Topics (BS)

(3 anni) GreenVision COI; Coop Adriatica (14 anni come consulente media planner )

Certificazioni CEGOS precedentemente ottenute

Franklyn Covey 7 Habits

Certificazione 3D sales negotiation

2014 Eccellenza competitiva e distintiva. Il futuro è aperto

MARKETING STRATEGICO PROBLEM SOLVING

 Edizioni Fausto Lupetti

Esperti, non politici, per stabilire linee guida dietetiche.

Esperti, non politici, per stabilire linee guida dietetiche sono una priorità degli elettori USA

Una ricerca universitaria 

A marzo 2016 la John Hopkins University ha pubblicato  i risultati del primo sondaggio di opinione pubblica, che ha dimostrato con forza che gli elettori americani si occupano di questioni legate alla sostenibilità alimentare e preferiscono esperti, non politici, per stabilire linee guida dietetiche. Dalla ricerca emerge che si sta assistendo alla crescita  quantitativa di  Food Voters “elettori del cibo”, persone consapevoli dell’impatto delle loro decisioni su cosa e dove mangiare, e se ne preoccupano abbastanza e, di conseguenza scelgono chi votare. 

Metodologia

Il Johns Hopkins Center per un futuro vivibile ha collaborato con Greenberg Quinlan Rosner (GQR), una società di ricerca di opinione pubblica, per condurre un’indagine nazionale sugli elettori americani per determinare il sostegno pubblico alla sostenibilità alimentare. Il sondaggio è stato condotto tra 800 partecipanti a livello nazionale. Il sondaggio è stato condotto online dal 30 novembre al 4 dicembre 2015. Gli intervistati per questa ricerca sono stati selezionati tra coloro che si sono registrati per partecipare ai sondaggi e sondaggi online di Research Now.

Risultati chiave

  • Gli americani vedono la protezione della salute della propria famiglia come una questione molto importante, compresa la garanzia della disponibilità di cibo salutare ora e in futuro.
  • Più di 9 americani su 10 considerano che “assicurare che il cibo sia prodotto in modo sostenibile in modo tale da garantire la disponibilità di cibo sano in futuro” come una priorità molto alta o piuttosto alta.
  • Gli americani favoriscono costantemente un processo per stabilire linee guida dietetiche che spieghino l’impatto sull’ambiente e la capacità di proteggere la disponibilità di alimenti salutari in futuro.
  • Gli americani vogliono esperti, non politici, per stabilire linee guida dietetiche.
  • Le persone sono disposte a ritenere i politici responsabili per aver votato in modo sbagliato sulle questioni di sostenibilità.

Per approfondire puoi andare qui  

 

MARKETING OPERATIVO PROBLEM SOLVING
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MARKETING STRATEGICO PROBLEM SOLVING
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Eccellenza competitiva e distintiva

Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.

Neuromarketing

Conoscere meglio i clienti con l’aiuto delle tecnologie di neuromarketing

Noi di Problem Solving  siamo sempre attenti alle innovazioni scientifiche, come il neuromarketing,  perché siamo consapevoli che ogni risultato si basa su principi riproducibili nello spazio e nel tempo e le discipline di  neuro marketing rappresentano l’ultima frontiera della conoscenza dei comportamenti inconsapevoli dell’essere umano.

Pubblicata la ricerca AINEM, Associazione Italiana NEuro Marketing che, con l’Osservatorio Neuromarketing Italiano ha indagato il livello di introduzione delle tecniche di neuromarketing, nel mercato, delle imprese, dei consulenti delle agenzie di comunicazione marketing 

La survey , coordinata da  Francesco Gallucci e Caterina Garofalosi si è svolta  dal 15 aprile al  10 settembre 2018 ed ha raccolto 1.044 interviste CAWI.

Il campione intervistato

854 sono state le risposte di un campione costituito da 52,3%  di uomini e 47,7% donne con una età media di 43,4 anni. Il 20,6% del campione intervistato è occupato nelle attività di comunicazione, il 19,4% nelle ricerche di mercato, 15,7% nelle vendite e reparti commerciali, il 12,7% nelle Risorse Umane, seguono per ambiti aziendali, 9,5% IT, 5,9%  strategia, 4,2& R&S e, impegnati in altri ambiti aziendali il 12%.

Hanno risposto manager, 33%, imprenditori, 22,4%,  impiegati, 20,5%, consulenti, 10,4% , ricercatori, 2,8% ed altri, 10,9%.

I principali risultati della survey

La conoscenza scientifica attiva la ricerca: Il 50,9% del campione  conosce il neuromarketing 

La consuetudine alle ricerche di mercato agevola l’introduzione del neuromarkeing in azienda e il livello di conoscenza delNM è un driver importante verso la realizzazione di nuove ricerche.

Il trend 2018 è positivo con un +2,6% di incremento di possibili utilizzatori, le  fonti di conoscenza del NM sembrano esser rappresentate dalla auto formazione scientifica e dalla formazione scientifica in aula.

La formazione è la chiave di crescita del neuromarketing in Italia.

La scelta del fornitore di NM per gli esperti dipende dalla affidabilità scientifica e rapidità di esecuzione dei test, mentre per i competenti a reputazione è il fattore principale e  i  neofiti  sembrano preferire la competenza tecnica oltre alla  rapidità di esecuzione. Il 12,7% del campione ha realizzato nel 2017 almeno una ricerca di neuromarketing.

Il neuromarlerting è considerato molto utile in tutte le fasi
di una campagna pubblicitaria, ma soprattutto all’ inizio e un terzo dei partecipanti ritiene che la numerosità del campione per un test di neuromarketing sia compreso tra 21-40 persone, mentre l’investimento medio per una ricerca di neuromarketing è 
di circa 12.651 euro. 

Il gap tra attività di ricerche tradizionali e ricerche di neuromarketing  è molto più alto nelle grandi aziende (+ 53,8 punti %) rispetto a quelle medio piccole e piccole (+29 punti %).
Per contro le grandi aziende registrano una spesa media per
ricerca di neuromarketing più alta della media del 31%. 

Tra le tecnologie più utilizzate Eyetrakyng e Eeg sono utilizzati in oltre la metà dei casi.

L’utilità del neuromarketing per gli esperti è quella di conoscere meglio i propri clienti  e migliorare l’efficacia della comunicazione e può anche accrescere l’efficacia delle  vendite, migliorare le scelte strategiche, supportare i reparti di ricerca e sviluppo nel design di prodotti e packaging e migliorare i rapporti HR

Tra le debolezze dichiarate emerge  la convinzione dei decisori a
far accettare il neuromarketing come strumento del business
e non solo come sperimentazione anche a causa di mancanza di una base conoscitiva condivisa all’interno dell’impresa.

Possibili aree di intervento

Con un budget dedicato, il 16,9% degli incerti farebbe una ricerca di neuromarketing avendo a disposizione  più argomentazioni sui vantaggi per i decisori per poter adottare nuovi piani strategici, migliorare le performance della pubblicità e della comunicazione, del design di prodotti e packaging, ma occorre una maggiore diffusione della conoscenza scientifica da supportare con aurto formazione e partecipazione a corsi di formazione, anche in hause.

In conclusione, la formazione è alle basi delle future applicazioni di neuromarketing.

Per scaricare la ricerca ainem clicca qui

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FORMAZIONE COACHING E COMUNICAZIONE
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Ricordare o dimenticare? Cosa richiede più energia?

Sembra che dimenticare sia più difficile che ricordare 

L’oblio volontario richiede l’attivazione di  hotspot,  zone sensibili, di potenza cerebrale

I ricercatori dell’Università del Texas ad Austin hanno scoperto attraverso il neuroimaging che la scelta di dimenticare qualcosa potrebbe richiedere più sforzo mentale che ricordare qualche cosa.

Questi risultati, pubblicati sul Journal of Neuroscience, suggeriscono che, per dimenticare un’esperienza indesiderata, occorre concentrarsi maggiormente su di essa.

Questo risultato sorprendente estende la precedente ricerca sull’oblio intenzionale, che si è concentrata sulla riduzione dell’attenzione alle informazioni indesiderate attraverso il reindirizzamento dell’attenzione lontano da esperienze indesiderate o la soppressione del recupero della memoria.

Potremmo voler scartare i ricordi che scatenano risposte disadattive, come i ricordi traumatici, in modo da poter rispondere a nuove esperienze in modi più adattivi,  ha detto Jarrod Lewis-Peacock, autore senior dello studio e assistente professore di psicologia presso l’UT di Austin, Texas . Decenni di ricerche hanno dimostrato che abbiamo la capacità di dimenticare volontariamente qualcosa, ma il modo in cui il nostro cervello lo fa è ancora in discussione. Una volta che avremo capito come si  indeboliscono i ricordi ed escogitare modi per controllare questo processo, si potrà progettare un trattamento per aiutare le persone a liberarsi dei ricordi indesiderati. 

I ricordi non sono statici.

I ricordi sono costruzioni dinamiche del cervello che regolarmente vengono aggiornate, modificate e riorganizzate attraverso l’esperienza. Il cervello  costantemente ricorda e dimentica le informazioni – e molto di questo avviene automaticamente durante il sonno.

Quando si tratta di dimenticare intenzionalmente, gli studi precedenti si sono concentrati sull’individuazione di “hotspot” di attività nelle strutture di controllo del cervello, come la corteccia prefrontale e strutture di memoria a lungo termine, come l’ippocampo.

L’ultimo studio si concentra invece sulle aree sensoriali e percettive del cervello, in particolare sulla corteccia temporale ventrale, e sui pattern di attività che corrispondono a rappresentazioni di memoria di complessi stimoli visivi.

Non stiamo cercando la fonte dell’ attenzione nel cervello, ma le sue tracce “, ha detto Lewis-Peacock, che è anche affiliato con il Dipartimento di Neuroscienze dell’UT Austin e la Dell Medical School.

Usando le tecniche  neuroimaging per tracciare i pattern, gli schemi dell’attività cerebrale, i ricercatori hanno mostrato ad  un gruppo di adulti sani  immagini di scene e volti chiedendo poi loro di ricordarle o dimenticarle.

Le loro scoperte non solo hanno confermato che gli umani hanno la capacità di controllare ciò che dimenticano, ma che il successo del dimenticare intenzionale richiedeva livelli moderati di attività cerebrale in queste aree sensoriali e percettive. 

Ricordare per poi dimenticare

Un livello moderato di attività cerebrale è fondamentale per il processo dell’oblio.

Troppo forte, e rafforzerà la memoria; troppo debole, e non lo modificherete , ha detto Tracy Wang, principale autrice dello studio e borsista post-dottorato presso l’UT Austin.

È importante sottolineare che è l’intenzione di dimenticare che aumenta l’attivazione della memoria, e quando questa attivazione raggiunge un punto moderatamente debole , è allora che l’esperienza viene dimenticata.

I ricercatori hanno anche scoperto che i partecipanti avevano più probabilità di dimenticare le scene che i volti, che possono portare molte più informazioni emotive, hanno detto i ricercatori.

Stiamo imparando come questi meccanismi nel nostro cervello rispondono a diversi tipi di informazioni, e ci vorrà un sacco di ulteriori ricerche e repliche di questo lavoro prima di capire come sfruttare la nostra capacità di dimenticare, ha detto Lewis-Peacock, che ha iniziato un nuovo studio utilizzando neurofeedback per tenere traccia di quanta attenzione è riservata a certi tipi di ricordi.

Questo aprirà la strada a futuri studi su come elaboriamo, e speriamo di liberarcene, quei ricordi emotivi molto forti e appiccicosi, che possono avere un forte impatto sulla nostra salute e sul nostro benessere, ha detto Lewis-Peacock.

Questo articolo è stato ripubblicato da materiali forniti dall’Università del Texas ad Austin . Nota: il materiale potrebbe essere stato modificato per lunghezza e contenuto. Per ulteriori informazioni, si prega di contattare la fonte citata.

Riferimento: Wang, TH, Placek, K. e Lewis-Peacock, JA (2019).

Più è di meno: l’aumento dell’elaborazione di ricordi indesiderati ne facilita l’oblio.

Journal of Neuroscience, 2033-18. https://doi.org/10.1523/JNEUROSCI.2033-18.2019

PROBLEM SOLVING EXPERTISE Pupille
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Le pupille ci possono dire se stiamo sbagliando?

Osservare le pupille ci aiuta a comprendere se stiamo sbagliando e rischiamo di prendere decisioni sbagliate.

I ricercatori dell’Università dell’Arizona stanno lavorando per capire meglio il motivo degli errori umani e se le pupille ci possono dire se stiamo sbagliando. Osservano gli occhi per trovare risposte.

Per studiare l’errore umano , i ricercatori hanno eseguito un test uditivo su 108 partecipanti in un laboratorio osservando le reazioni delle pupille.

Un test uditivo per osservare le pupille

Per una durata di un secondo, ogni partecipante ha ascoltato una serie di 20 clic, alcuni trasmessi nell’orecchio sinistro ed altri nell’orecchio destro, 

Hanno quindi dovuto decidere da quale orecchio hanno ricevuto il maggior numero di clic. Ogni partecipante ha ripetuto l’operazione, in media, 760 volte con gli schemi dei clic che variavano durante ciascuna prova.

Ai partecipanti è stato quindi chiesto quanti clic avevano udito provenire da destra e quanti da sinistra.

A causa della natura di rapidità del compito assegnato, nelle risposte gli errori erano comuni, e i partecipanti davano  risposte errate circa il 22% delle volte. Durante tutte le prove, i ricercatori erano interessati al processo, a quello che stava accadendo agli occhi dei partecipanti – in particolare ai loro allievi – quando veniva commesso un errore. 

Il risultato del test

Le loro scoperte, pubblicate sulla rivista Nature Human Behaviour, aggiungono alla comprensione scientifica di come la dimensione e la reattività della pupilla possano essere correlate con la realizzazione di errori, e cosa possa dirci di ciò che sta accadendo nel cervello

Usando i dati raccolti, Keung e i suoi collaboratori hanno esaminato le quattro fonti principali che contribuiscono a fare commette errori in semplici decisioni percettive.

Hanno scoperto che tutte e quattro le fonti entrano in gioco negli errori commessi dai partecipanti allo studio e la reattività della pupilla era sempre correlata con due di queste fonti.

Una ragione per cui gli esseri umani prendono decisioni imperfette è perché noi, esseri umani,  non pesiamo equamente le prove che riceviamo nel tempo.

In sostanza, in un mondo perfetto, in linea di massima, peseremmo tutte le prove che riceviamo allo stesso modo . In realtà, invece tendiamo a pesare le informazioni in modo molto più irregolare.

Ad esempio: ascoltando un discorso, alcune persone potrebbero dare un grande peso alle osservazioni di apertura di un oratore; questo è noto come effetto primato. Altri potrebbero essere maggiormente influenzati dai commenti conclusivi o dalle cose che sentono per ultime; questo è noto come effetto recency. I ricercatori si riferiscono al modello di come gli umani pesano nel tempo le prove dell’ integrazione di kernel.

I partecipanti allo studio il cui nucleo di integrazione era più irregolare – in altre parole, coloro che hanno soppesato le prove ricevute durante l’attività in modo non equo – avevano una maggiore dilatazione della pupilla o un aumento della dimensione della pupilla.

Ciò è particolarmente vero per i partecipanti le cui risposte sono state fortemente influenzate dai clic che hanno ascoltato a metà dell’attività rispetto ai clic all’inizio o alla fine.

Il peso ineguale delle prove è stato determinato come la seconda causa di errori nelle prove.

La fonte n. 1 di errori, che era anche correlata alla dilatazione della pupilla, era il cosiddetto rumore nel cervello, o l’incapacità del cervello di interpretare perfettamente l’input.

Il cervello è una cosa intrinsecamente rumorosa, perché è fondamentalmente un computer fatto di grasso e acqua ed ha un’incapacità intrinseca a rappresentare perfettamente gli stimoli, ha detto l’assistente professore di psicologia UA Robert Wilson, co-autore del saggio con Keung e Todd Hagen, uno specialista di ricerca nel laboratorio di Wilson.

Le altre due fonti di errore erano presenti nelle prove ma non erano correlate con il cambiamento delle dimensioni della pupilla sono state: effetto dell’ordine da prove precedenti, o la tendenza di una persona a lasciare che precedenti decisioni e risultati interferissero con la scelta attuale; e pregiudizi di parte irrazionale, o preferenza personale costante di un individuo per una scelta piuttosto che un’altra, indipendentemente dalle prove.

La connessione persona – pupille – cervello


Allora, cosa ci dicono le pupille dei partecipanti al test su cosa sta succedendo nel cervello quando prendono decisioni decisioni?

Le dimensioni della pupilla riflettono i livelli cerebrali di norepinefrina – un neurotrasmettitore che modula l’eccitazione.

Abbiamo usato la pupillometria come proxy per i livelli di norepinefrina nel cervello, mentre abbiamo osservato come cambiano le pupille dei partecipanti al test a secondo dei pregiudizi che una persona esibisce, ha detto Keung.

Mentre alcuni partecipanti allo studio hanno mostrato un cambiamento significativo della pupilla durante l’attività, altri hanno mostrato poco o nulla, a seconda di ciò che era alla base dei loro errori.

A questo punto non è chiaro il motivo per cui alcune persone sarebbero più inclini a certi tipi di errori rispetto ad altri e questa è un’area per la ricerca futura.

I processi di eccitazione sembrano essere coinvolti nella modulazione di due tipi di errori, ma non in tutti e quattro i tipi di errori, e possono essere guidati dalla norepinefrina, ha detto Wilson.

Questo potenzialmente significa che la norepinefrina sta controllando il numero di errori che stiamo facendo e la nostra quantità di variabilità comportamentale.

Ciò solleva un’altra domanda per la ricerca futura, ha detto Wilson : Se la norepinefrina è correlata al numero di errori che fai, fino a che punto puoi controllarla? Come si può vedere un errore osservando la dilatazione delle pupille?

Conclusioni

La ricerca fa parte del lavoro in corso nel Neuroscience of Reinforcement Learning Lab di Wilson, che studia ciò che spinge gli esseri umani a esplorare, correre rischi e commettere errori.

Stiamo davvero cercando di arrivare a questa domanda del perché facciamo degli errori, e la risposta è, in parte, perché abbiamo più sistemi nel nostro cervello che sono una sorta di competizione tra loro e provocando di prendere decisioni non ottimali, ha detto Wilson. In una certa misura è controllabile, ma non completamente.

Questo articolo è stato ripubblicato da materiali forniti dall’Università dell’Arizona . Nota: il materiale potrebbe essere stato modificato per lunghezza e contenuto. Per ulteriori informazioni, si prega di contattare la fonte citata.

Riferimento : Keung, W., Hagen, TA e Wilson, RC (2019). Regolazione dell’accumulo di prove mediante processi di attivazione dell’allievo. Nature Human Behaviour, 1. https://doi.org/10.1038/s41562-019-0551-4

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Un futuro aperto al lavoro?

Qualche riflessione su due ricerche on field, una globale BCG ed una europea Cegos per chi sta cercando un futuro aperto al lavoro.

Per un futuro aperto al lavoro?CONCRETEZZA CREATIVA E PROGETTUALITÀ UMANA, SCIENTIFICAMENTE PRAGMATICA

A good question, come aprirsi alle opportunità del lavoro che il presente futuro prossimo offrirà?

Per rispondere a questa impegnativa domanda invece di esprimere opinioni personali, magari corrette, ma che come sempre rappresentano solo i risultati di osservazioni paradigmatiche soggettive, preferirò  commentare dati statisticamente oggettivi, riferiti ad una visione globale della trasformazione digitale ed europea della formazione manageriale e commentarle con esperienze personali. Nel corso del 2018, ho tenuto oltre 90 giornate d’aula con popolazioni di ca. 12-20 partecipanti tra manager, quadri, team leader, dipendenti e qualche idea personale me la sono fatta.

Quali saranno le competenze emergenti nel mondo delle aziende maggiormente avanzate che oggi stanno adottando le loro strategie di data-driven?

In questo caso il punto di riferimento sono due ricerche, commissionate  da Google a Boston Consulting Group. La prima ha mostrato che solo il 2% dei brand analizzati adotta strategie di data-driven marketing avanzate e ciò significa che c’è un 98% di imprese che si dovranno in qualche modo organizzare perché quel 2% di imprese, già oggi, traggono tangibili risultati di incremento dei loro ricavi del 20% e, soprattutto, un risparmio sui costi del 30%.

La seconda, appena pubblicata, ha analizzato  6 brand ed ha fatto emergere, attraverso 16 test, 200 sondaggi e più di 40 interviste,  come le imprese potranno ottenere i risultati migliori.

Lo studio  ha dimostrato che, dopo solo 6 settimane, l’uso di tecnologie data-driven porta ad un aumento fino al 50% delle transazioni online. Un risultato sorprendente che si riflette sulla crescita complessiva: fino al 33% di aumento sul ritorno sulla spesa pubblicitaria e fino al 44% di risparmio sul cost per action.

Però, dalla ricerca BCG è emerso anche il valore delle professionalità e delle componenti umane indispensabili per guidare la potenza dei big data: le imprese hanno bisogno di persone che sappiano decidere le nuove strategie di marketing: quando le strategie data – driven vengono perfezionate dalle persone il rendimento aumenta di un ulteriore 15%.

Lo studio condotto da BCG indica poi che, chi si occupa di marketing, deve assicurarsi anche che il valore aggiunto sia percepito a tutti i livelli dell’organizzazione, testando, imparando e dimostrando l’impatto che le nuove strategie hanno nella supply-chain dell’impresa. In questi giorni è apparso alla ribalta il caso dei trasportatori di Amazon, con lo sciopero dei corrieri e presìdi davanti alla sede di Milano. Probabilmente chi ha redatto e chi ha sottoscritto il Codice di Condotta dei Fornitori, dietro al quale Amazon si difende, non ha forse tenuto conto dell’impatto strategico data-driven dell’impresa.

Un futuro sempre più aperto al lavoro

Se, nel lungo termine, il successo delle aziende dipenderà dall’abbattimento delle  piramidi organizzative interne, dalla capacità di apprendimento dei team e dalla creazione di partnership strategiche, atteggiamenti e comportamenti interfunzionali,  collaborativi e  responsabili,  diventano i driver indispensabili per una crescita professionale competitiva e distintiva perché, indipendentemente dall’industria o dall’età, il successo non è mai fuori portata, ma serve agire ora.

Venendo alle modalità formative, e prendendo in esame i trend emergenti, le attività di  gamification sembrano assumere sempre più appeal. Senz’altro gli aspetti ludici aiutano l’apprendimento, ma omnia in mensura et numero et pondere, è bene comprendere come quando e quanto gamificare le attività  formative.

Gamification: è divertente.  Gli adulti apprendono essenzialmente secondo tre modalità , la coercizione, l’ auto motivazione e con il gioco. Per apprendere, intendo voler dire,  la capacità di uscire dalla propria area di comfort della conoscenza già appresa, uscire dalle proprie credenze, aprire la propria mente a nuovi orizzonti, a nuove opportunità.  Cerco di spiegarmi meglio:   

Coercizione. Ovvero le persone  si sentono in qualche modo costrette ad apprendere nuove modalità di approccio alla loro realtà operativa quotidiana perché indotti da cambiamenti  verso i  quali non possono esercitare nessun controllo, situazione classica delle organizzazioni piramidali, nelle quali il cambiamento comportamentale è imposto dal vertice. Se volete un esempio, basta pensare all’obbligo della fatturazione elettronica.  Dopo il d day, o cambi comportamento o non fatturi più, con le conseguenze negative del caso. Sei out.

Auto-motivazione. E la modalità applicata e preferita dalle personalità che hanno una loro visione da concretizzare, un loro proprio obiettivo da raggiungere, oppure possiedono già  un piano di sviluppo personale  pianificato. Queste personalità discernono, scelgono autonomamente i contenuti e le modalità di apprendimento utili alle loro precise esigenze, investendo sia in termini di impegno personale,  sia in termini materiali ed economici, perché intravvedono  l’utilità degli sforzi  necessari per perseguire i loro scopi.  E’ questo il  caso del libero professionista o , comunque, di personalità auto dirette.

Il gioco. In questo contesto si possono  includere tutte le modalità di gamification. Col gioco si riaprono le motivazioni infantili dell’esser aperti a nuove conoscenze per ottenere,  vincere un premio o una qualsiasi gratificazione. Una gamification sfidante, come  tanti altri giochi di gruppo.  Il gioco è la modalità ideale da innestare nelle organizzazioni che tendono all’appiattimento piramidale e desiderano responsabilizzare i livelli organizzativi più bassi con nuove  competenze, responsabilità ed obiettivi caratteristici di livelli a loro superiori. 

Una ricerca Cegos per un futuro aperto al lavoro.

Nella ricerca europea The Cegos Observatory Barometer 2018 sono stati  intervistati  2.227 Dipendenti , 57% Manager, 43% Non-manager e 316 HR people, 30%, HR directors ,36%, Training 34% Manager/Supervisor e   non ha  proposto  la gamification come opzione di scelta, ma esprime chiaramente la visione in merito ai giochi del campione intervistato.

Alla domanda:  a tuo parere tra i seguenti quali sono i 3 fattori più importanti per stimolare la partecipazione ad un corso e favorire il coinvolgimento?  L’aspetto ludico interattivo  è all’ultimo posto ed  e stato citato importante solo dal 31% dall’HR people, e dal 35% dei dipendenti.   Si può affermare che l’aspetto ludico della formazione sia solo relativamente importante e la domanda che mi sono posto sono due: Perché gli HR people ci credono solo fino ad un certo punto? A cosa è relativo l’aspetto ludico?

UN FUTURO APERTO AL LAVORO
Un futuro aperto al lavoro non può che affidarsi ad una solida formazione attuata con le modalità ideali per rendere efficiente la condivisione delle conoscenze

Personalmente ho avuto esperienze molto positive trasformando concetti anche molto complessi come, ad esempio, l’organizzazione di un focus group finalizzato alla soluzione di un problema operativo, coinvolgendo le aule in uno sfidante  gioco basato sulla raccolta di palloncini colorati.

La forza del gioco sta sempre nella forza della metafora che rappresenta la quotidianità operativa,  più è forte la metafora più il gioco diventa efficace.  

La ricerca Cegos ha infatti  fatto emergere   che è la trasposizione della formazione in situazioni reali di lavoro  tra i tre fattori più importanti  per stimolare la partecipazione ad un corso di formazione  per il  52% dei dipendenti e per il 57% degli HR people.  Quindi, da formatori,  gamifichiamo pure, ma prima capiamo  cosa e come  possiamo  gamificare  per erogare  quell’efficacia che rende utile ed applicabile il nostro lavoro. Se non facilitiamo l’apprendimento concreto di sicuro non creeremo né engagement, né conversioni verso  i tre aspetti che tratterò dopo Well-Being e lo Smart Working.

La nostra sede CEGOS è  ad Assago, 30 minuti in metro, io arrivo da Bologna e i miei colleghi vivono a Milano. Soluzione ci riuniamo al Copernico, due passi dalla Stazione Centrale. Connessione wifi, caffè. Intimità operativa e la riunione è fatta, ci si arriva a piedi o in bicicletta.  E’ solo un esempio personale, ma condiviso  dal 49% dei manager HR che stima che agilità e capacità di adattamento saranno le competenze chiave per il futuro  anche solo il 24% ritiene che il ”remote management/collaboration“ sia tra le competenze comportamentali che i dipendenti della loro azienda dovrebbero maggiormente possedere.  Sono ritenute più importanti, ad esempio l’agilità e la capacità di adattarsi, (49%) una learning culture diffusa nel microambiente imprenditoriale (45%) una efficace capacità di saper organizzare la propria attività (41%) e una buona comunicazione digitale (35%) unita ad una buono spirito d’iniziativa (31%) Con queste competenze quindi si potrebbe pensare che lo smart working  potrebbe avere l’impatto e l’efficacia sperata, ma con un pizzico di creatività e propensione all’innovazione  (30%). Lo smart working sembra così essere una meta ideale per chi veramente sa agire per obiettivi SMART e trova nella sua propria auto realizzazione, il proprio well being!

Quali saranno le competenze richieste dalle aziende nel futuro?

Si è sempre fatto così. E poi si desidera il change management!

Ora sospendete i giudizi e osservate con gli occhi degli scienziati. Faccio un esempio che abbiamo potuto osservare tutti.  I sondaggi si son sempre fatti nello stesso modo e alla fine Trump negli USA e  Salvini in Italia li hanno sconfessati tutti.  Il change management dipende da chi cambia le regole del gioco, non dai giocatori. E’ una lezione che molti manager dovrebbero apprendere,  prima che sia troppo tardi. 

Un futuro aperto al lavoro? Agilità,learning culture, organizzazione efficace.

Osservando  la ricerca Cegos, l’89% di impiegati e dipendenti europei ritiene che l’evoluzione tecnologica possa modificare il contenuto e l’essenza della propria professione, mentre le  competenze chiave per il futuro secondo gli specialisti HR europei sono  l’agilità e capacità di adattarsi al cambiamento (49%), sviluppo di una learning culture (45%), organizzazione efficace delle attività (41%)

In conclusione, se dovessi mandare un curriculum ad una impresa  sottolineerei tre competenze trasversali  fondamentali per ricoprire qualsiasi ruolo. : interfunzionalità – collaborazione – responsabilità

La prima perché in mercati dove la domanda cambia con velocità esponenziali, le imprese devono rispondere con la stessa velocità di adattamento della loro offerta.  Più che di change management si può iniziare a parlare di changing marketing, senza dimenticare che ogni risorsa umana sta facendo marketing,  a prescindere dal ruolo che ricopre oggi, anche  perché domani,  ne ricoprirà probabilmente un altro.

La seconda, perché da soli non si va mai troppo lontano, pensate a Cristoforo Colombo, se non avesse avuto la capacità di collaborare e negoziare con Isabella, saremmo ancora alla ricerca delle indie al di la dell’Atlantico.  Oggi la forza sta nel team, magari con persone che risiedono in angoli diversi del pianeta ma che hanno obiettivi condivisi, specifici, misurabili, ambiziosi, ben pianificati e programmati.

La terza perché senza responsabilità non esiste né delegante, né delegato.  E la responsabilità parte da un concetto basilare da condividere trasversalmente in tutta  l’impresa: ognuno vive vendendo qualche cosa.  Nella catena del valore dell’impresa, ogni risorsa umana è contemporaneamente cliente esigente e fornitore efficiente e questa consapevolezza  genera responsabilità, nel saper esigere  e nel saper erogare il  valore aggiunto soggettivo che contribuisce alla creazione del valore oggettivo erogato dall’impresa al cliente finale.

E’ forse può esser questo il sogno della felicità collettiva di Adriano Olivetti, posposta nel terzo millennio che stiamo vivendo?

Per chiudere vi offro una metafora, una storia sintetizzata, che  può stravolgere il senso comune del concetto di marketing, ma che può rappresentare bene la sintesi delle mie risposte.

Quando nacque il marketing?

I sacri testi del marketing indicano la sua data di nascita in coincidenza con la nascita del fordismo e la segmentazione del lavoro secondo il metodo di Taylor, tra la seconda metà del 1800 e l’inizio del 1900. 

Ma ne siamo proprio sicuri? Forse dal punto di vista della organizzazione del lavoro sì, ma dal punto di vista della creazione del valore, secondo la mia modesta opinione il marketing nacque molto prima.

Tra il 1475 ed il 1564, circa. Pensate alla  basilica di San Pietro a Roma, alla Cappella Sistina e a papa Sisto IV della Rovere che riceve le fatture, per fortuna non ancora elettroniche, da Michelangelo e dalle imprese di costruzione che stavano erigendo il Cupolone! Come poteva fare per rispettare gli impegni presi con le casse vaticane vuote? Con un fantastico marketing mix, ovviamente! Con un’ottima segmentazione del suo target è riuscito a vendere la promessa del paradiso ai più abbienti e del purgatorio ai meno abbienti. Con un prodotto dal costo industriale irrisorio, una sorta di coupon, introducendo le indulgenze nel suo mercato ecclesiastico di riferimento, con una efficiente supply chain di diocesi e parrocchie e con una promozione firmata da un art director di tutto rispetto, Michelangelo Buonarroti, e creativi di prim’ordine come Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio,  Signorelli, e altri che rappresentarono la teologia visiva che illustra bene le pene degli inferi in cui sarebbero caduti coloro che non avessero, per così dire, acquistato i coupon della salvezza eterna. E se questo non è marketing dell’intangibile, come lo definireste voi?  Qualcuno, poi, non prese molto bene questa strategia di marketing un po’ troppo intangibile e finì, con Enrico VIII, in un bello scisma anglicano:  We make our business marketing, affermano, senza pudori, oggi, gli anglosassoni.

Amazon, Google, Facebook e il 2% delle imprese, oggi data – driven, che hanno aperto il loro futuro al lavoro, guarda caso, sono di origine anglosassone: concreti,  creativi,  progettuali,  umanamente, scientificamente pragmatici.

The Cegos Observatory Barometer 2018

Per approfondire l’attività di formazione e coaching Problem Solving:

Comunicazione

Marketing

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Anche se non lo sai, sei un fan di tutte le app che vedi e con un clic puoi connetterti con le soluzioni dei tuoi problemi di sicurezza, di accettazione, di stima, di conoscenza e di realizzazione dei tuoi più spontanei desideri. Questo è il paradigma di Zuckemberg.

Noi siamo consulenti di advertising, web marketing a Bologna, ma dallo smartphone possiamo raggiungere tutto il mondo. Quasi, dai, permettici una approssimazione, ma oltre tre miliardi di persone son connesse e possono connettersi con il tuo brand. Alla velocità della luce.

Detto così sembra semplice. di fatto non lo è, ma è possibile e praticabile con obiettivi semplici, specifici, misurabili, ambiziosi e, soprattutto scalabili e temporizzati.

Qui ti proponiamo la road map per capire come Problem Solving può affiancarti in questa impresa, passo dopo passo, con tanto impegno e passione. Qualche clic e scoprirai come metterti nei panni Zuckembreg invece che in quelli di un semplice utente pubblicitario.

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Come risolvere i problemi quotidiani?

Vuoi sapere come risolvere i tuoi problemi quotidiani? Pensa come uno scienziato!

Un articolo tratto da Medium che suggerisce in maniera molto semplice come risolvere i problemi quotidiani. Però, prima di leggere, fermati a riflettere:

5 fatti da considerare nell’attività di problem solving:

  1. Non prendertela per tutto!
  2. Prima pianifica, poi programma!
  3. Non cercare di fare tutto da solo!
  4. Non cercare la perfezione, ma trova l’eccellenza!
  5. Non evitare i problemi!

Tutte le domande sono intelligenti.

Aumenta le tue capacità di problem solving affinando la tua capacità di porti delle domande. Gli ostacoli sono scoraggianti e spesso sono inevitabili. Succede a tutti quanti. Anche le persone di maggior successo e che ammiriamo, affrontano tanti ostacoli ogni giorno.

La vita è come una partita a scacchi. C’è un numero infinito di modi per giocare. Al centro, il gioco riguarda la risoluzione dei problemi. Per essere bravi a scacchi bisogna saper vedere gli schemi, pensare al futuro, usare la logica, essere sistematici, continuare a muoversi, fallire e imparare.

Ogni ostacolo può essere trasformato in una grande opportunità se prendi le redini della tua vita e pianifichi in anticipo. Se vedi una sfida come una tua chiamata all’azione, è incredibile come la tua mente lavori per trovare soluzioni.

La maggior parte delle persone per risolvere problemi quotidiani passa direttamente dal trovare un problema al tentativo di risolverlo.

Si dimentica delle cause!

Avere un approccio sistematico su come risolvere i problemi quotidiani , invece di lasciarsi andare all’istinto ed ai sentimenti, può fare una grande differenza per rendere creative le soluzioni ai tuoi problemi.

Pensaci.

Che cosa fa un buon dottore quando gli descrivi i tuoi sintomi? Osserva, studia prima il problema. Ne cerca le cause. Poi ti colpisce e ti pungola: ti chiede di provare a fare ciò che non facevi prima: muovi, solleva e segnala come ti senti. Ascolta anche con lo stetoscopio, misura la temperatura, la pressione sanguigna, il polso, poi ti prescrive delle analisi, etc.

Se la posta in gioco è alta o la causa è difficile da definire, programmeranno una radiografia, un lavoro di laboratorio o una risonanza magnetica, ma solo dopo aver usato prima metodi più semplici. Hanno un metodo, un approccio, sia esso semplice, sia più complesso, per aiutarti a guarire.

Investigatori e detectives e usano lo stesso metodo. Fanno domande che appaiono ovvie e a volte inimmaginabili.

È così che si può iniziare risolvere i molteplici problemi quotidiani.

Ti avvicini e raccogli informazioni su come si sta manifestando il problema. Sui sintomi.

Puoi pensare a te stesso come un medico che comprende sintomi o un detective che raccoglie indizi sulla scena di un crimine.

I grandi risolutori di problemi sono attenti ai dettagli e non finiscono mai di approfondire il focus della loro conoscenza.

Per trovare grandi risposte, migliora le domande.
Valuta un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte, disse Voltaire.

Se possibile, cerca di capire dove si trova il problema e cosa non sta accadendo secondo le tue aspettative, quando il problema è iniziato e con quale frequenza si verifica per avere una visione critica e esaustiva prima di sforzarti a risolvere qualsiasi problema.

Non cercare soluzioni immediate; prenditi il tempo per comprendere quanto sai veramente grave il problema che vuoi risolvere. Continua a ridefinirlo finché non arrivi alla causa principale.

Sai pensare come Sherlock Holmes?

“… ogni volta che ti trovi ad esprimere un giudizio immediato dopo aver osservato, anzi, anche se non pensi di aver osservato attentamente, e anche se tutto sembra avere perfettamente un senso, allenati a fermarti e ripetere a te stesso: è impossibile e, quindi, in un certo senso devo averlo sbagliato. Quindi torna indietro e riaffermalo dall’inizio e in un modo diverso rispetto a quello che hai fatto la prima volta. Cambia prospettiva. Ad alta voce invece che silenziosamente. Prova a scriverlo invece che pensarlo nella tua testa. Potrai salvarti da molti errori di percezione. “

Maria Konnikova, autrice di Mastermind

Ecco alcune domande che possono aiutarti a risolvere meglio i problemi quotidiani:

Come si presenta il problema?

  1. Se guardi da vicino è sempre lo stesso? Ogni volta?
  2. Quando hai notato il problema per la prima volta?
  3. Che cosa noti se osservi il problema per un po’ di tempo?
  4. Dove potresti aspettarti di vedere lo stesso problema, ma non lo vedi?

Pensa a queste domande come suggestioni, come una guida per aiutarti a porti altre domande.

Non cercare di indovinare la soluzione; cerca
prima di capire come si manifestano gli ostacoli o le sfide che hai di fronte.

Raccogli i dati per analizzare tutte le potenziali cause alla radice del problema.

Prendi in considerazione tutte le opzioni, indipendentemente da quanto ti appaiano, al momento, irrilevanti .

Nessun modo di guardare alle cose è troppo sacro per essere riconsiderato e “nessun modo di fare le cose va oltre il miglioramento! “, afferma Edward De Bono, autore di How to Have a Beautiful Mind .

Trova un modo per collegare tutti i punti che hai potuto osservare. Fai le migliori analogie.

Leonardo da Vinci era famoso per questo. Ha studiato come l’acqua si muove nei fiumi per capire meglio come il sangue scorre nelle nostre vene. Ha sezionato gli esseri umani per capire come gli strati di muscoli, tessuti e tendini lavorano all’interno del nostro corpo. Questa conoscenza gli permise di dipingere dettagli che nessun altro pittore aveva mai immaginato prima. Una buona analogia vale tre ore di discussione.

Ed ora abbatti l’ostacolo.

Un problema analizzato è risolto a metà. Ad esempio, se non si dispone di denaro sufficiente per ottenere un mutuo per la casa, è possibile dividere l’ostacolo in diverse categorie: “il reddito è troppo basso”, “le spese son troppo elevate” e “aspettative della futura casa”.

E poi analizzare ciascuna categoria da sola.

E’ molto più facile continuare ad approfondire quando si è di fronte a delle categorie,

Ad esempio, è ora possibile elencare le cause per la categoria “troppo poco reddito” e fare lo stesso per “spese troppo elevate”. Può aiutarti a restringere le migliori azioni pratiche da attuare, avere nuove idee, e trovare possibili soluzioni al tuo problema.

Ken Watanabe, l’autore di Problem Solving 101 , raccomanda l’utilizzo di un l’albero delle decisioni, uno strumento che utilizza un modello di decisioni ad albero e i loro possibili esiti e conseguenze.

Noi preferiamo l’ Ishikawa Fishbone Diagram, ma qualsiasi altro diagramma può essere utilizzato.

In ogni caso il problema decisionale non è posto in termini di una sola decisione isolata. Il problema è posto in termini di un albero con tanti rami decisionali che può aiutarti a prendere in considerazione varie soluzioni ed azioni con maggiore facilità e chiarezza.

L’idea è quella di smontare tutto finché non si sono trovati tutti i singoli pezzi, le singole cause del problema.

Una volta analizzate le cause alla radice del problema, è possibile eliminarle una ad una e, infine, eseguire il piano d’azione ideale che porterà alla soluzione del problema.

Durante tutto il processo di soluzione del problema fai attenzione a a non accettare mai affermazioni di valore soggettivo, incluso le proprie, come assolute.

Approccia i problemi con una mentalità condizionale, usa il “potrebbe”, visualizza scenari diversi, esci dagli schemi. “La creatività implica la rottura di schemi prestabiliti per guardare le cose in un modo diverso“, dice Edward de Bono.

Prova a risolvere questo semplice problema: unisci con solo 4 segmenti contigui le 9 faccine:

come risolvere i problemi quotidiani
Mi raccomando, solo 4 segmenti contigui. La soluzione la trovi alla fine dell’articolo e vedrai come risolvere i problemi quotidiani possa diventare estremamente facile.

Pensare al di fuori di un problema esistente potrebbe aiutarti a generare più soluzioni creative.

Francesca Gino nell’ Harvard Business Review affrema:… quando pensiamo in termini di” potrebbe “, restiamo di mentalità aperta e gli scambi commerciali coinvolti ci ispirano a proporre soluzioni creative”,

Po, se riesci a resistere alla pressione del tempo e concediti un momento per riflettere, ti verranno in mente opzioni, soluzioni ancora migliori. Pensa in termini di “Che cosa succede se …?” E “Che ne dici di …?” Sono le domande che aprono le possibilità a soluzioni diverse e migliori.

Ripensa ai confini

Gli scienziati sono bravi a ripensare ai loro confini, non danno nulla per scontato e non smettono mai di interrogarsi. Il loro compito è mettere in discussione le ipotesi di base per capire le cose ed aprirsi a nuovi scenari.

L’idea è quella di smontare tutto e pensare oltre. Questo processo ti apre la mente a nuovi modi per trovare soluzioni migliori. Non affrettare il processo del pensiero, molte persone pensano di dover pensare più intensamente di fronte a una decisione difficile da prendere, oppure quando stanno cercando di risolvere un problema per loro molto difficile. Concentrarsi di più non porterà quel fantastico “momento dell’eureka” di cui si ha bisogno.

L’opzione migliore potrebbe proprio essere quella di allontanarsi dal problema e ottenere qualcosa di non collegato. Le soluzioni ai problemi sono sempre fuori dai problemi stessi!

Lascia al tuo cervello il tempo di elaborare la soluzione . Sarai stupito dai risultati.

Quando smetti di pensarci ed eviti l’ossessione, il tuo cervello continua a lavorare sul problema in background. “Per risolvere un problema in modo creativo, per avere un’idea, il nostro cervello tende a sfuggire ai distrattori visivi, a bloccare fisicamente le informazioni ea guardare altrove.

Non vuoi sovraccaricare la tua mente con le informazioni visive, perché vuoi focalizzarti di più interiormente e entrare in questa “modalità offline” in cui sei molto pensieroso “, afferma Carola Salvi, ricercatrice post-dottorato italiana presso la laboratorio creativo del cervello presso la Northwestern University.

Offri al tuo cervello l’opportunità di riorganizzare il problema e trovare una soluzione migliore e vedrai come risolvere i problemi quotidiani diveterà easy

E quando vivrai il momento dell’illuminazione, durante il quale la soluzione ti viene in mente dal nulla, dovresti fidarti, perché molto probabilmente è quella giusta.

La potenza del periodo di incubazione

Gli scienziati hanno studiato il “periodo di incubazione” per anni. Per molti anni hanno scoperto che le idee sorprendenti, le soluzioni a problemi e ostacoli spesso arrivano alle persone quando non sono impegnate a cercare e sviluppare una soluzione.

Il periodo di incubazione funziona perché il tuo cervello si prende una pausa da tutto ciò che ti distrae.

Le persone sperimentano una scintilla di genio quando sono impegnate a fare qualcosa che non è collegato al problema che stanno cercando di risolvere.

Non è necessario un lungo periodo di incubazione per sfruttarlo al meglio.

Anche solo 10 minuti potrebbero essere sufficienti per aiutare il tuo cervello ad acquisire una nuova prospettiva.

La prossima volta che sarai tentato di trovare una soluzione rapida a un problema, ricordati del periodo di incubazione e offri al tuo cervello l’opportunità di sorprenderti.

Lavorare all’indietro: parti con la meta in testa!

Quando pensiamo a un processo, siamo spesso fissati per seguire la sua sequenza nella nostra mente. In questo modo perdiamo l’opportunità di utilizzare gli spunti che derivano dal seguire una sequenza alternativa, come il lavorare all’indietro. Per risolvere meglio alcuni problemi, potrebbe essere necessario annullare le azioni chiave del problema stesso.

Inizia coscientemente dalla fine del processo e sviluppalo passo dopo passo da lì. L’ingegneria inversa cambia tutto. Ti permette di notare le matrici e le analogie che il tuo cervello normalmente ignora. Quando lavori all’indietro, la tua mente rallenta. Inizi a vedere cose che prima non vedevi.

Lavorare all’indietro funziona quando il risultato finale è chiaro ma la porzione iniziale di un problema è oscura.

È vero il contrario.

Il cervello crea connessioni migliori quando si dorme, consentendo di creare nuove e utili associazioni tra idee non correlate.

In molti casi, se si è tentati di rimanere alzati fino a tardi per trovare una soluzione a un problema, sarebbe meglio, invece, dormirci sopra: Il sonno porta consiglio!

Il tuo cervello potrebbe risolvere il problema per te mentre sei profondamente addormentato.

Key takeaway
I problemi sono inevitabili. Ogni giorno ti troverai a
risolvere problemi quotidiani. In ogni situazione, considera tutte le opzioni, a prescindere da quanto siano irrilevanti al momento.

Mantieni una mente aperta.

In ogni situazione che richiede soluzioni migliori, esplora le tue opzioni, metti in discussione le ipotesi di base, usa sistemi migliorati, costruisci nuovi approcci, ripensa i soliti confini, offri al tuo cervello l’opportunità di incubare meglio e lavora all’indietro per notare i modelli che normalmente ignori.

Con un approccio come questo, non rimarrai mai veramente bloccato e scoprirai come sarà sempre più facile risolvere i problemi quotidiani

Se stai lavorando e ti blocchi di fornte ad un problema, allontanati dalla tua scrivania. Fai una passeggiata, fai un bagno, oppure fai un pisolino, fai una torta, disegna, ascolta la musica che preferisci, medita; qualunque cosa tu faccia, non limitarti a sederti a pensare al problema. “

Ciò che farai poi, dovrebbe essere fatto alla luce dell’effetto previsto e del risultato degli eventi incerti sui valori e sulle decisioni future.

Articolo originale pubblicato su Medium, autore: Thomas Oppong e liberamente tradotto.

come risolvere i problemi quotidiani
Come vedi basta uscire dagli schemi per riuscire a risolvere i problemi quotidiani, Così diventa facile!

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Eccellenza competitiva e distintiva

Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.

Come allineare l’archetipo aziendale

Come si fa ad allineare il brand aziendale verso l’archetipo aziendale desiderato e creare storytelling focalizzanti e competitivi? Sono solo alcuni dei suggerimenti emersi dopo la partecipazione ad un seminario presso l’Università Cattolica di Milano condotto da Elena Barbieri .

I 12 archetipi, che possono aiutare ad allineare brand ed organizzazione verso un percezione distintiva ed emotivamente coinvolgente.

Dalla la cura e le attenzioni verso gli altri ed il senso di appartenenza, verso la scoperta e la conoscenza o la stabilità e la struttura sinottica e il desiderio di cambiamento e la propensione verso il rischio si polarizzano i dodici archetipi che possono focalizzare il brand e guidare la leadership per saper come allineare le proprie leve di marketing con il proprio archetipo aziendale.

COME ALLINEARE L'ARCHETIPO AZIENDALE

Secondo psicologi, filosofi e sociologi, sembra che esistano 12 archetipi classici. Da quelli che trasmettono conforto verso le altre persone a quelli che creano forti eccitazioni. Molti psicologhi affermano che la scelta dell’archetipo giusto per una impresa sia essenziale. Sembra anche che finora ci abbiano azzeccato, prima dell’avvento delle neuroscienze, esaminando gli archetipi classici hanno intuito l’archetipo ideale per poter creare una profonda connessione con il mercati ed il target di riferimento.

Vediamoli uno ad uno e cerchiamo di capire come possano aiutarci a definire il cosa ed i come comunicare per una impresa che desideri affinare il proprio positioning sul proprio target. Per ognuno dei 12 archetipi riportiamo l’obiettivo, i suoi tratti distintivi o punti di forza, i punti di debolezza o ombre ed la nicchia globale del loro mercato di riferimento.

Osserva i 12 archetipi e scegli come puoi fare per riuscire ad allineare il tuo archetipo aziendale al tuo brand ed alla tua leadership.

L’innocente

Obiettivo: Essere felice. Tratti : si sforza di essere buono, è puro, giovane, ottimista, semplice, morale, romantico, leale
Svantaggio: potrebbe essere ingenuo o noioso
Marketing di nicchia: le aziende con valori forti, considerati affidabili, e onesti, associati alla moralità, alle virtù, alla semplicità, possono essere nostalgici
Esempio: Disney, tessuto da bagno Cottonelle

Il bravo ragazzo

Obiettivo: appartenere o connettersi con gli altri
Tratti: piedi saldi per terra, solidale, fedele, popolare, persona della porta accanto, si connette con gli altri
Inconveniente: potrebbe mancare di un’identità distintiva e confondersi troppo
Marketing di nicchia: social, virtù solide, dà un senso di appartenenza
Esempio: eBay

L’eroe

Obiettivo: aiutare a migliorare il mondo, combatte per cause superiori
Tratti: Coraggioso, audace, onorevole, forte, sicuro di sé, ispiratore
Svantaggio: potrebbe essere arrogante o distaccato
Nicchia di marketing: lasciare un segno positivo sul mondo, risolvere i principali problemi o consentire / ispirare gli altri a farlo
Esempio: Nike, BMW, Duracell, Red bull

Il fuorilegge

Obiettivo: rompere le regole e combattere l’autorità
Tratti: ribelle, iconoclasta, selvaggia, aprendo la strada al cambiamento
Svantaggio: potrebbe prendere troppo lontano e essere visto in modo negativo
Nicchia di marketing: agente di cambiamento, avvocato per i non ascoltati , consentire alle persone di sfogare o rompere con le convenzioni
Esempio: Harley-Davidson

L’esploratore

Obiettivo: trova soddisfazione attraverso la scoperta e nuove esperienze
Tratti: irrequieto, avventuroso, ambizioso, individualista, indipendente, pionieristico
Svantaggio: potrebbe non adattarsi al mainstream
Nicchia di marketing: emozionante, assunzione di rischi, autentico
Esempio: Indiana Jones, Jeep, Virgin

Il creatore

Obiettivo: creare qualcosa con significato e valore duraturo
Tratti: creativo, fantasioso, artistico, inventivo, imprenditore, anticonformista
Svantaggio: potrebbe essere perfezionista o poco pratico
Marketing di nicchia: Visionario, aiuta i clienti a esprimere o creare e promuovere la loro immaginazione
Esempio: Lego, Crayola

Il regolatore

Obiettivo: controllare, creare ordine dal caos, bianco o nero?
Tratti: leader, responsabile, organizzato, modello di ruolo, amministratore
Svantaggio: potrebbe mancare una connessione comune o essere troppo autorevole o troppo pignolo nel suo controllo
Marketing di nicchia: aiuta le persone a diventare più organizzate, a ripristinare l’ordine, a creare più stabilità e sicurezza in un mondo caotico
Esempio: Barclays, Mercedes-Benz

Il mago

Obiettivo: trasformare i sogni in realtà, creare qualcosa di speciale
Tratti: Visionario, carismatico, immaginativo, idealista, spirituale
Svantaggio: potrebbe prendere rischi che portano a risultati negativi
Nicchia di marketing: aiutare le persone a trasformare il loro mondo, ispirare il cambiamento, espandere la consapevolezza
Esempio: Wizard of Oz, Apple

L’amante

Obiettivo: creare intimità, ispirare amore
Tratti: appassionato, sensuale, intimo, romantico, caldo, impegnato, idealista
Svantaggio: potrebbe essere troppo altruista o non sufficientemente radicato
Nicchia di marketing: aiuta le persone a sentirsi apprezzate, ad appartenere, a connettersi, a godere dell’intimità, a costruire relazioni
Esempio: Chanel, Victoria’s Secret, Lindt, Marie Claire

ll premuroso

Obiettivo: prendersi cura e proteggere gli altri
Tratti: premuroso, materno, nutriente, disinteressato, generoso, compassionevole
Inconveniente: essere sfruttato, dato per scontato o sfruttato
Nicchia di marketing: aiutare le persone a prendersi cura di se stesse, a servire il pubblico attraverso programmi di assistenza sanitaria, di educazione o di aiuto
Esempio: Dove, Madre Teresa, Campbell’s Soup, Johnson & Johnson.

Il giullare

Obiettivo: portare gioia al mondo
Tratti: divertimento, senso dell’umorismo, spensierato, birichino, irriverente
Svantaggio: potrebbe essere visto come frivolo o irrispettoso
Nicchia di marketing: aiutare le persone a divertirsi o godersi quello che stanno facendo, consentire alle persone di essere più impulsive e spontanee
Esempio: Motley Fool, Ben & Jerry’s, IKEA

Il saggio

Obiettivo: aiutare il mondo a ottenere saggezza e intuizione
Tratti: fonte di informazioni esperta e affidabile, saggezza e intelligenza, riflessivo, analitico, mentore, guru, consigliere
Inconveniente: potrebbe essere eccessivamente contemplativo o troppo supponente
Nicchia di marketing: aiutare le persone a comprendere meglio il mondo, fornire informazioni pratiche e analisi
Esempio: BBC, PBS, Google, Philips

Quindi filiamo dritti come una freccia e promettiamo bontà a non finire, oppure vogliamo esser percepiti come tutti di un pezzo e con i piedi ben saldi per terra perché sopravviveremo sempre a tutto?
Possiamo anche scegliere di essere avventurosi e autonomi pionieri che odiano qualsiasi conformità, ma anche di esser coraggiosi innovatori o border line con le regole che ci piacciono infrangere.

Quello che conta e scoprire quello che intimamente è il brand che si desidera posizionare nella mente dei clienti desiderati e che già rispecchiano questa archetipica intimità, come gli avvocati newyorchesi che nel week end inforcano una Harley , simbolo della legge infranta che essi difendono durante la settimana!

 

Come allineare l’archetipo di leadership aziendale

Una volta definito l’archetipo del brand occorrerà allineare le risorse umane verso con una promessa, una cultura, una forza tale da contrastare i tabù e dei valori che siano sintonizzati e sincronizzati con il positioning di tutta l’impresa. Indichiamo quindi gli stili di leadership ideali per ognuno dei dodici archetipi.

L’organizzazione innocente


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: L’innnocenza

Cultura: Filiamo dritti come una freccia
Promessa: bontà
Forza: sicurezza del lavoro – Debolezza: dipendenza
Valori: Fedeltà- Tabù: la nave che affonda
Stile di leadership: Siamo tutti una famiglia. Ombra: il controllo dei dei genitori.

L’organizzazione regolare


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: la regolarità.

Cultura: Abbiamo i piedi ben saldi per terra
Promessa: Senso di appartenenza
Forza: Sopravvivenza a tutto – Debolezza mancanza di autonomia mancanza di coordinazione
Valori: Conformità e livellamento siamo tutti uguali- Tabù: essere speciali:
Stile di leadership: Democratico – Ombra: Essere vittime.

L’organizzazione esploratoratrice


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: L’esplorazione.

Cultura: L’avventura
Promessa: Ti sentirai libero!
Forza: Autonomia – Debolezza: Mancanza di coordinamento
Valori: Indipendenza – Tabù: Conformità – Stile di leadership: pionieristica – Ombra: anti socialità.

L’organizzazione eroica


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: il momento eroico.

Cultura: Avere un chiaro e definito scopo superiore
Promessa: Stiamo cambiando, stiamo innovando!
Forza: Coraggio. – Debolezza: l’Arroganza. Valori: Siamo qui per vincere. il Gol! – Tabù: ogni debolezza.
Stile di leadership: Coaching for ever. – Ombra: ruoli sfuocati.

L’organizzazione “fuori legge buona”


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: il fuorilegge buono.

Cultura: mettere in discussione lo status quo. Promessa: Pionieri Forza: Pensiero laterale – Debolezza: Etica – Valori: anti tradizionali. Tabù: Essere conformi. Stile di leadership: Rivoluzionario. Ombra: Esser percepiti come criminali.

L’organizzazione creativa


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: l’impresa creativa.

Cultura: Creatività pervasiva. Promessa: Potrai esprimere il tuo talento. – Forza: Innovazione – Debolezza: Routine – Valori: Integrità. Tabù: Mediocrità. Stile di leadership: Visionaria. Ombra: Tendere all’eccellenza ed evitare la perfezione.

L’organizzazione basata sui ruoli


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: ruoli chiari, grande prestigio.

Cultura: La potenza della struttura. Promessa: Potrai raggiungere i più alti livelli di status sociale. – Forza: la struttura aziendale – Debolezza: Flessibilità – Valori: Potenza. Tabù: Irresponsabilità. Stile di leadership: Political correct. Ombra: Tirannia

L’organizzazione Magica


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: prendere spunto dai maghi e dalle streghe per creare la tua personale magia.

Cultura: Spirituale. Promessa: Trasformazione. – Forza: la visione e la missione – Debolezza: Le connessioni con le persone ordinarie – Valori: Evoluzione delle forze subconscie. Tabù: La superficialità. Stile di leadership: Carismatico. Ombra: Manipolazione

L’organizzazione seducente


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: la seduzione come arma per scoprire l’amore.

Cultura: Elegantemente intima . Promessa: Scoprirai l’amore. – Forza: comunità – Debolezza: evitare i conflitti come la peste – Valori: Vicinanza – Amore.- Tabù: Una stoica chiusura su sé stessi. Stile di leadership: Facilitatore. Ombra: Un flusso erotico continuo.

L’organizzazione premurosa


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: aver più attenzione per gli altri che per sé stessi.

Cultura: La Mamma, la puerpera . Promessa: La cura verso gli altri. – Forza: Servizio – Debolezza: Perdita di responsabilità- Valori: Cura naturalezza Tabù: Egoismo. Stile di leadership: Il principe crociato. Ombra: Il Controllo.

L’organizzazione saggia


COME ALLINEARE L’ARCHETIPO AZIENDALE: fare della conoscenza l’arma del successo.

Cultura: Imparare, sempre!. Promessa: Pensiero continuo. – Forza: Analisi e pianificazione – Debolezza: lentezza nell’azione – Valori: Imparare – Tabù: L’ingenuità. Stile di leadership: Collegiale. Ombra: Creazione e rinforzo di dogmi.

Abbiamo visto come con i 12 archetipi, che influenzano le decisioni d’impresa in dodici stili molto diversi tra loro, si possono gestire le leve del marketing mix per allineare l’archetipo ideale al posizionamento competitivo e distintivo del brand di prodotto, aziendale e di corporate.

Content credit: Elena Barbieri – università Cattolica di Milano

MARKETING OPERATIVO PROBLEM SOLVING
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Eccellenza competitiva e distintiva

Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. Prefazione di Paola Lazzarini.

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PIANIFICAZIONE COMUNICAZIONE PROBLEM SOLVING

Questa pagina offre una semplice guida per risolvere anche problemi complessi di pianificazione della comunicazione col metodo problem solving

Nel nostro sito PROBLEM SOLVING si affrontano spesso i temi della PIANIFICAZIONE DELLA COMUNICAZIONE.

Dietro ad ogni successo di pianificazione on-line e off-line esiste sempre un importante meta-lavoro di soluzione di problemi .

Primo tra tutti, emergere da rumore di fondo.

Passo 1

Elaborazione del problema posto dal brief per realizzare una PIANIFICAZIONE COMUNICAZIONE PROBLEM SOLVING

Elabora ciò che la domanda insita nel brief ti sta ponendo. 

Ogni problema di comunicazione è generato da delle cause. Annota l’obiettivo della problema e tutte le informazioni chiave che riesci a raccogliere; è più facile da leggere di un blocco di testo e ti aiuta a digerire ciò che la domanda sul problema ti sta ponendo.

Cerca gli indizi su come elaborare la risposta nei brief e stai attento ai dati – ad esempio, se hai dei dati certi, che derivano da ricerche multicliente come Auditel si possono ignorare gli errori, ma se sei di fronte ad un valore descritto come piccolo può essere invece necessaria un’approssimazione adeguata tenendo conto degli errori.

Tieni conto che per ogni analisi quantitativa è sempre meglio abbinarci una analisi qualitativa,

Passo 2

Disegna un diagramma

Disegna uno schema che ti permetta di avere davanti agli occhi tutto il processo di pianificazione della comunicazione che stai sviluppando col metodo problem solving

Questo aiuta a visualizzare il problema. Tenerlo pulito e etichettarlo con le informazioni fornite nella domanda. Il colore può aiutare a rendere il diagramma più chiaro.

Ti suggeriamo di utilizzare il diagramma di Ishikawa  molto utile a separare le cause tangibili del problema dagli effetti percepiti  per arrivare alla soluzione che elimina il più possibile delle cause

PIANIFICAZIONE COMUNICAZIONE PROBLEM SOLVING

Ishikawa Fishbone Diagram

Passo 3

Identificazione dell’oggettività dei dati matematici rilevanti

Ogni media si basa su dei dati matematici e su degli algoritmi, la pianificazione della comunicazione problem solving si fonda sulla oggettività dei dati numerici. Focalizza quali concetti sono più rilevanti? Annota i principi sui KPI rilevanti e identifica le equazioni e gli algoritmi che potrebbero esserti maggiormente utili, in particolare quelli che collegano i valori indicati nei breif con quelli che stai cercando. Cosa puoi risolvere? Quali KPI sono più utili da raggiungere alla fine del processo? (te lo doco come se se avessi 5 anni? cosa ti importano i migliaia di like se poi non hai le conversioni? E se hai le conversioni e poi hai un tasso di rimbalzo superiore al 70%?

Passo 4

Elabora la soluzione della pianificazione  della tua comunicazione problem solving 

Lavora logicamente attraverso i passaggi del problema sulla carta. Annota ogni passaggio; eseguire calcoli complicati nella tua testa rende molto più probabili degli errori. 

Le seguenti tecniche sono buone pratiche:

  • Mantieni il tuo lavoro pulito, e se commetti un errore puoi vedere
    facilmente dove è . Scrivi come se intendessi che qualcun altro legga il tuo modo di lavorare; chiunque dovrebbe essere in grado di seguirlo.
  • In generale, utilizza gli stessi simboli, abbreviazioni fino alla fine del problema. Questo può sembrare più complicato, ma fornisce una risposta generale che può essere applicata ad altre situazioni e rende meno probabile il calcolo o gli errori di arrotondamento.
  • Usa una notazione chiara e non ambigua. Assicurati che i vettori e gli scalari possano essere distinti, mantenendo i segni coerenti e assicurati di poter distinguere le diverse lettere che hai usato. Qualsiasi notazione sensata va bene fintanto che è coerente; non utilizzare la stessa lettera due volte per valori diversi nella stessa domanda.

Se il tuo metodo non ti porta alla soluzione, prova un approccio alternativo.  Non esiste mai la soluzione perfetta, ma esiste sempre una soluzione ideale.

Passo 5

Hai effettivamente creato una pianificazione della comunicazione problem solving?  Controlla il tuo lavoro.

  • Controlla eventuali errori o errori aritmetici. Il diavolo sta nei dettagli più nascosti.
  • I risultati ottenuti ti sembrano ragionevoli? Ad esempio, se stai elaborando una copertura di pubblicazione e raggiungi un valore maggiore del numero degli utenti totali di un social, sai che qualcosa non ha funzionato.
  • Se hai risolto un’equazione, riporta il valore nell’equazione per verificare che fornisca la risposta che ti aspetti.
  • La tua risposta fornisce i valori attesi per situazioni estreme, come quando una quantità va a zero o diventa troppo grande?
  • L’analisi dimensionale è uno strumento eccellente per verificare la tua risposta: verifica che i dati delle unità siano corrette.

Cerca scorciatoie facili: cosa annulla immediatamente qualsiasi valore? 

Conosci l’ identità o delle sostituzioni che ti potrebbero essere utili? Ci sono simmetrie della situazione che semplificano il problema? Spesso c’è più di un modo per affrontare un problema, e uno può essere più veloce – per esempio, molte domande dinamiche possono essere risolte analizzando le forze di copertura dei media o l’energia dei budget di cui disponi.

Spesso è necessario considerare due idee di pianificazione pubblicitaria come ad esempio la copertura del target e la frequenza con la quale lo si raggiunge a parità di energia del budget com media e veicoli diversi

Potresti essere in grado di scrivere un’equazione da ciascun approccio e questo può darti due equazioni simultanee. DUE approcci, DUE equazioni, DUE incognite e tu arrivi ad una sola soluzione.

A questo punto sai già qual è il meta-metodo di una buona pianificazione della comunicazione problem solving. se vuoi saperne di più o ti serve un aiuto puoi approfondire con la lettura di un buon libro o contattarci direttamente. Buon lavoro.

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Eccellenza competitiva e distintiva

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Se vuoi saperne di più…

Per tutti i giovani manager, i quadri e chiunque abbia un ruolo di responsabilità all’interno di un’organizzazione, “Eccellenza competitiva e distintiva” rappresenta la guida ideale per posizionare il proprio brand individuale all’interno delle organizzazioni, facilitare le proprie eccellenze comunicazionali finalizzate all’ottenimento di ciò che si vuole: come persona, come team e come organizzazione. Un percorso attraverso il riconoscimento degli aspetti cognitivi delle relazioni, che permette di “volare alti” superando abilmente preconcetti e pregiudizi, focalizzando i messaggi relazionali con un controllo continuo dei feedback verbali e non verbali e, le energie proprie e dei collaboratori sulle priorità delle attività professionali e personali. Apre gli occhi sulle trappole e sugli inganni che il manager affronta nella sua vita quotidiana permettendogli di sviluppare le capacità di separare fatti, opinioni e sentimenti, ottenendo nuove e solide relazioni umane basate sull’etica della fiducia. 

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